Mosca sta cercando di conquistare maggiore influenza in Africa nelle ex colonie francesi approfittando delle elezioni che si stanno svolgendo in diversi paesi dove la stabilità non è stata mai raggiunta. A dirlo al Time alcuni funzionari della Repubblica Centrafricana (RCA): hanno detto che la Russia avrebbe inviato centinaia di militari nel paese su richiesta del suo leader per difenderlo in occasione dell’esito delle elezioni di questo fine settimana. Il timore è che in caso di rielezione ci potrebbe essere un colpo di stato.
I ribelli armati sostengono che il governo del presidente Touadéra è appoggiato dal Cremlino con cui vi è un accordo “sottobanco” per fargli rivincere le elezioni. La vicinanza di Touadéra alla Russia è vista anche come una battuta d’arresto alle ambizioni del presidente Macron di riaffermare l’influenza della Francia nell’Africa francofona.
Putin ha intensificato la sua presenza in Africa a sostegno dei capi di governo dei vari paesi da quando gli Usa hanno diminuito la loro influenza sui leader africani. La marina americana ha già schierato delle navi al largo della Somalia questa settimana per effettuare il ritiro di 700 soldati, appena 16 giorni dopo che il presidente Trump ne aveva ordinato il ritiro. Personale militare che era lì da anni nel tentativo di contrastare e combattere il gruppo fondamentalista Al-Shabaab.
Mosca ha, quindi, aiutato le truppe inviate dal Ruanda a rivendicare il controllo di una città strategica nella Repubblica centrafricana che era stata invasa dai ribelli, Bambari, 240 miglia a nord-est di Bangui, la capitale della Repubblica LIA.
“I civili stanno iniziando a tornare”, ha detto Abdoulaziz Fall, un portavoce delle forze di pace nella Repubblica centrafricana. “I gruppi armati sono stati respinti nella boscaglia”. Sebbene ricca di diamanti, legname e oro, la RCA rimane uno dei paesi più instabili del mondo e i suoi cinque milioni di persone vivono in povertà estrema. Dall’indipendenza dalla Francia nel 1960, ha subito cinque colpi di stato e molte ribellioni. L’ultima crisi è scoppiata dopo che domenica la corte suprema del paese ha respinto diversi candidati alle elezioni, tra cui François Bozizé, l’ex presidente, che è stato incriminato per crimini di guerra. Il governo lo ha accusato di aver tramato un colpo di stato, cosa che il suo partito nega.
La guerra in corso a colpi di “bit” è stata denunciata dal social network più diffuso al mondo.
Facebook è stata la prima a denunciare la rivalità tra Parigi e Mosca nel tentativo di aumentare la rispettiva influenza in Africa. Fb ha reso pubblica la “querelle” quando una serie di falsi account sono stati collegati ai militari francesi e ai loschi personaggi russi, in violazione delle regole sulle interferenze straniere o governative. “Questa è stata la prima volta che il nostro team ha trovato due campagne – dalla Francia e dalla Russia – che si impegnano attivamente l’una con l’altra commentando e criticando la parte avversaria per falsità”, hanno scritto Nathaniel Gleicher e David Agranovich, funzionari senior di Facebook.
Macron, dal canto suo invece, continua ad accusare Russia e Turchia di promuovere il sentimento antifrancese in Africa finanziando campagne media tendenti ad inasprire il risentimento contro Parigi. Una delle reti chiuse da Facebook era, difatti, direttamente collegata a Yevgeny Prigozhin, un uomo d’affari russo che ha stretti legami con il Cremlino che è già stato incriminato in America per interferenza nelle elezioni presidenziali del 2016 usando le sue strutture di troll.