Secondo quanto riportato dall’agenzia Nova, il presidente del Mozambico, Filipe Nyusi, ha rimosso dal loro incarico quattro ministri del suo governo, tra cui i ministri degli Esteri e dell’Energia, rispettivamente Oldemiro Baloi e Leticia da Silva Klemens. È quanto si apprende da una nota della presidenza diffusa nella serata di ieri, in cui non si forniscono motivazioni circa la decisione. L’energia e’ un settore chiave in Mozambico, che dispone di vaste riserve di gas offshore non sfruttate che vengono sviluppate da diverse compagnie energetiche tra cui Eni, presente nel paese dal 2006. Nel marzo 2017 il colosso energetico italiano ha firmato con ExxonMobil un accordo di compravendita per l’acquisto della partecipazione del 25 per cento nell’Area 4, nell’offshore del Mozambico. Eni possiede indirettamente una quota del 50 per cento nel blocco attraverso una partecipazione del 71,4 per cento in Eni East Africa, operatore della concessione con il 70 per cento.
Il progetto Coral South Development, che è stato approvato dal governo del Mozambico nel febbraio 2016, prevede la realizzazione di un impianto galleggiante per il trattamento, la liquefazione e lo stoccaggio del gas con una capacità di oltre 3,3 milioni di tonnellate all’anno, equivalenti a circa cinque miliardi di metri cubi, alimentato da sei pozzi. Eni prevede di produrre fino a 140 miliardi di metri cubi di gas, con start-up atteso nella meta del 2022.
Nell’ottobre 2016 è stato firmato tra Eni, i partner dell’Area 4 e British Petroleum l’accordo vincolante per la fornitura per oltre 20 anni di tutto il gas naturale liquefatto (Gnl) che sarà prodotto dal progetto Coral South. Il programma di sviluppo del progetto Mamba prevede infine un piano indipendente ma coordinato con l’operatore dell’Area 1 (Anadarko). Le attività prevedono la realizzazione di due treni Gnl onshore con una capacita complessiva di 10 milioni di tonnellate all’anno e la perforazione di 16 pozzi, con start-up nel 2023, per la produzione di 385 miliardi di metri cubi di gas.