Muore a 101 anni Morton Sobell, l’ingegnere radar americano che nel 1951 condannato per cospirazione insieme a Julius ed Ethel Rosenberg in uno dei più importanti casi di spionaggio della Guerra Fredda. La sua morte è stata annunciata ieri da suo figlio, Mark, che ha precisato che il decesso di suo padre è avvenuto il 26 dicembre scorso in una casa di cura.
Sobell, nato nell’isola di Manhattan a New York nel 1917, lavorò su sistemi di tracciamento radar per gli appaltatori della difesa. Durante il college, lui e molti dei suoi amici, incluso il collega ingegnere Julius Rosenberg, si unirono al Partito Comunista degli Stati Uniti, in parte in reazione alla Grande Depressione. Quando il Federal Bureau of Investigation iniziò ad arrestare membri di ciò che il governo degli Stati Uniti sosteneva essere un anello di spionaggio atomico sovietico guidato da Rosenberg, Sobell fuggì con la sua famiglia in Messico, dove usò un’identità falsa per sfuggire alle autorità. Ma venne rapito da una forza paramilitare e si arrese all’FBI.
Fu poi processato insieme a Rosenberg e sua moglie Ethel per cospirazione per aver commesso atti di spionaggio. I Rosenberg si rifiutarono di cooperare con l’FBI e furono condannati a morte. Entrambi furono giustiziati nel 1953 rimanendo, fino ad oggi, gli unici cittadini americani ad essere stati giustiziati per spionaggio dopo la Guerra Civile.
Sobel fu giudicato colpevole della minore accusa di cospirazione senza la presentazione di prove che lo collegassero allo spionaggio atomico. Fu quindi condannato a 30 anni di prigione ma ne scontò 18, grazie ad una campagna di pubbliche relazioni organizzata da sua moglie, Hellen.
Rilasciato nel 1969, continuò a respingere le accuse dichiarando che non era mai stato una spia e che era stato condannato ingiustamente per cospirazione.
Ma nel 2008, all’età di 91 anni, Sobell parlò con il New York Times e ammise pubblicamente per la prima volta di essere stato una spia per l’Unione Sovietica e di aver sviluppato, durante la “Grande Depressione”, un’impressione favorevole del comunismo sovietico, quando, lui e molti altri, videro il sistema economico sovietico come un antidoto al capitalismo dominato dalla crisi. “Ora so che era un’illusione”, ha detto al giornale.