Qualche giorno fa le forze di polizia italiane hanno avvicinato una grande nave cargo portacontainer, momentanemente ormeggiata al porto di Gioia Tauro. L’attività operativa, a seguito della richiesta delle autorità americane, avrebbe portato al sequestro di armi per un controvalore di milioni di dollari
di Emanuela Ricci
La nave, secondo le indagini americane, era diretta al porto di Bengasi, controllato dal generalissimo libico Khalifa Haftar. Bengasi è sempre più al centro delle questioni africane dal momento che è diventato il principale snodo per far passare armi e truppe in direzione Sahel, dove proprio i russi stanno attauando da tempo una politica egenomica, aiutando a sovvertire governi armando milizie locali e soprattutto spingendo i governi autoproclamati a “cacciare” gli occidentali: in primis americani e francesi.
L’enorme nave cargo sarebbe partita il 30 aprile da Yantian, in Cina, fatto scalo a Singapore, circumnavigato il Capo di Buona Speranza, attraversato il Mediterraneo da Gibilterra e sostato a Valencia e Barcellona. Durante la sosta a Gioia Tauro è stata ispezionata dalle autorità italiane per poi proseguire il suo viaggio verso il Mediterraneo occidentale. Le armi trasportate potrebbero riferirsi a droni armati, sostengono alcuni analisti.
In barba alle sanzioni dell’Onu sull’esportazione di armi alla Libia, a quanto pare, continua il traffico clandestino per rinforzare e stabilizzare la presenza russa in Africa. I sospetti dell’intelligence occidentale sulla volontà russa di costruire a Tobruk un porto permanente prendono sempre più piede. Tobruk diventerebbe così una minaccia concreta per UE e NATO perchè si realizzerebbe un importante avamposto di Mosca proprio di fronte alla VI Flotta americana stanziata tra Napoli e Gaeta.
Tra guerra in Ucraina e Gaza, con le elezioni americane alle porte, Mosca pensa di poter approfittare della ghiotta occasione per conquistare ulteriori importanti fette d’influenza in Africa, specialmente nel Sahel e nella parte della Libia governata da Haftar dove insistono importanti porti, vedasi Bengasi e Tobruk, in grado di garantire il continuo flusso di rifornimenti, uomini, mezzi e armi.
Gli Usa stanno cercando di arginare il fenomento con probabili future sanzioni alle attività di Haftar, così come ha già fatto con il Tesoro americano che ha sanzionato la società di stato russa Goznak per aver stampato dinari falsi per oltre un miliardo di dollari, destinati a finanziare Haftar e le forze russe in Libia.
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