L’Ue nella bozza delle conclusioni del vertice che si terrà domani a Bruxelles ha indicato che occorre far uscire dall’Ucraina fino a 4 milioni di tonnellate di grano al mese. Dall’inizio della guerra a oggi sono passate soltanto 240 mila tonnellate di grano, circa l’1% di quello attualmente bloccato in Ucraina. Ci sono 25 milioni di tonnellate di grano nei depositi ucraini che devono essere liberati al più presto per fare posto al prossimo raccolto che sarà di circa 50 milioni di tonnellate.
Attualmente, secondo le stime della Commissione europea, ci sarebbe spazio per stoccarne soltanto la metà.
Al netto della volontà di Putin la rotta su cui si sta lavorando per far uscire l’enorme quantità di grano è quella che parte dal porto di Odessa e poi scende nel Mar Nero per poi cercare uno sbocco attraverso il Bosforo. Per farlo bisogna però superare il blocco navale russo ed aggirare le mine marine, anche attraverso uno sminamento. Occorre, però, cercare non solo un corridoio sicuro ma coinvolgere tutti quelli perseguibili via mare, via fiume, via terra e via ferro.
Il quotidiano spagnolo “El Pais” ha scritto sulla proposta di una missione navale europea per scortare le navi cariche di grano ucraino, secondo l’idea dell’Alto Rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell.
La proposta però deve superare diverse condizioni di carattere militare e per questo occorrerà il coinvolgimento dell’Onu e il via libera della Turchia. Tuttavia l’operazione navale si presterebbe con troppa facilità al rischio di incidente che potrebbe favorire l’escalation del conflitto ad un livello più ampio.
Come ha detto questa mattina al TGCOM24 l’ammiraglio Nicola De Felice, il coinvolgimento di navi dell’Ue appartenenti a paesi che hanno fornito armi all’Ucraina occorre vedere se sono considerate belligeranti o meno perché, secondo la convenzione di Montreux, se vi è una guerra in corso non potrebbero solcare il Mar Nero (il passaggio sullo stretto dei Dardanelli necessita del nulla osta della Turchia se vi è una guerra ndr). Se non c’è accordo tra le parti, precisa De Felice, si rischia l’incidente. Occorre un cessate il fuoco locale, parlando con la Russia che chiede la cessazione delle sanzioni. Si potrebbe valutare, per esempio, al coinvolgimento della Bulgaria e della Romania con il transito dei carichi di grano sul Danubio. (Bulgaria e Romania sono paesi Ue che ad oggi non hanno fornito armi all’Ucraina, ndr).
Ammiraglio div. ricerca Nicola De Felice su TGCOM24
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio sulla vicenda ha detto: “la Russia deve essere certamente un interlocutore” nell’operazione Svuotiamo i Granai, tanto che il capo della Farnesina ha evocato il modello Azovstal dove i prigionieri sono stati evacuati e i corridoi per il grano seguano lo stesso percorso, che passa per forza di cose da un accordo con Mosca. “Noi — ha aggiunto il ministro Di Maio — vogliamo sbloccare il grano sia per abbassare i costi, ma anche per evitare che in altri Paesi ci siano colpi di Stato, instabilità politica e migrazioni”.
Sulla seconda soluzione, il transito a nord, la rete ferroviaria ucraina ha lo stesso sistema di scambi-carico- scarico merci di quella della Bielorussia, consentendo così agevolmente il passaggio dei camion carichi di grano per poi giungere in Lettonia e Lituania ed infine verso i porti che si affacciano sul Baltico.
Per questa rotta, però, serve il via libera di Lukashenko, che in cambio chiede un allentamento delle sanzioni. Un’altra rotta già esplorata passa per la Polonia, ma il diverso scartamento con le ferrovie ucraine rallenta notevolmente il percorso perché alla frontiera è necessario spostare le merci su altri vagoni. Più rapido il percorso che va in Romania sulle chiatte attraverso le acque del Danubio e che sbocca nel porto di Costanza, sempre nel Mar Nero.