Nella scuola l’85 per cento dei docenti è donna
Bellanova ad Azzolina: “nella scuola l’85 per cento dei docenti è donna. Ma il programma #maestri sembra ignorarlo a partire dal titolo. Necessario cambio di passo”
Se nella scuola l’85per cento dei docenti è donna, perché proprio a partire dal titolo il programma #maestri prodotto da Rai Cultura in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e in onda su Rai3 a partire dal 27 aprile scorso non ne tiene adeguatamente conto?
E’ la ragione della lettera che la Ministra Teresa Bellanova ha inviato in queste ore alla collega dell’Istituzione Lucia Azzolinana, sollecitando un cambio di passo “non solo auspicabile quanto necessario”
“Quell’hashtag”, scrive Bellanova, “è all’insegna di un sottotesto che potremmo riassumere: elogio del maschile. E non solo per il modo in cui il pur bravissimo Edoardo Camurri illustrando le 40 puntate parli esclusivamente, riferendosi agli ospiti, di “professori, esperti, divulgatori”. Quasi che il femminile plurale non abbia diritti di esistenza in vita. Mi riferisco proprio al titolo della trasmissione di cui ovviamente non giudico, anzi, gli obiettivi formativi e comunicazionali e, per questo, mi interrogo su testi che eludono a piè pari la presenza sostanziale delle donne e della componente femminile peraltro in un ambito, quello della formazione appunto, dove proprio le donne rappresentano la maggioranza assoluta, con percentuali intorno all’85per cento. Tanto da indurre non pochi osservatori a sollecitare nella scuola una “parità di genere” al maschile”.
E ancora. “Lo segnalo”, prosegue Bellanova, “perché ho ricevuto e continuo a ricevere messaggi da parte di docenti donne di ogni ordine e grado che sollecitano un cambio di rotta o, per lo meno, un riconoscimento di genere coerente con la realtà delle cose. Perché ritengo che in questo particolarissimo momento sono le donne ad aver dato e a rischiare di più costrette come potrebbero essere, se non verrà garantita una adeguata rete di servizi territoriali e le scuole primarie non saranno nella condizione di ripartire quanto prima, a scegliere tra lavoro di cura e occupazione.
Perché ritengo necessario riconoscere e sottolineare in modo adeguato l’enorme contributo “delle maestre” alle storie umane e professionali di ognuno e ognuna di noi”.
Per concludere: “sono sicura che insieme agli autori del Programma potranno essere apportate, ove possibile, le giuste correzioni perché il Governo e il servizio pubblico possano rimediare a una così grave dimenticanza”.