Niger: gli Usa parlano con i golpisti per la pace e la Francia con l’Ecowas per la guerra

(di Massimiliano D’Elia) Ieri gli stati dell’Africa occidentale (Ecowas) si sono riuniti e nel comunicato congiunto hanno scritto: Ordiniamo il dispiegamento della forze in standby per ripristinare l’ordine costituzionale nella Repubblica del Niger“.

Un avvertimento che non ha sortito gli effetti sperati perchè il generale della giunta nigerina Moussa Salaou Barmou ha subito chiamato gli americani minacciando di uccidere il presidente messo in progionia Mohamed Bazoum, appena dei soldati stranieri avessero varcato il confine.

Il generale Barmou e Washington stanno intensificando i loro colloqui da quando è scoppiata la crisi in Niger. Gli americani hanno una base ad Agadez dove l’Aeronautica è strategicamente posizionata e da dove lancia gli attacchi contro i terroristi islamisti. Un’area dove gli Usa hanno investito oltre cinquecento milioni di dollari per rinforzare la presenza miltare ed aiutare la popolazione con interventi inseriti nelle inziniative cimic.

Il Niger, infatti, è molto attenzionato dall’Occidente perchè si trova in una posizioine strategica al centro del Continente Nero incastonato come un diamante tra tra il Sahel, l’Africa occidentale e il Nord Africa. E’ una zona che non può e non deve essere lasciata alle mire di Russia, Cina e di chiunque altro che non sia allineato con la politica occidentale.

Di fatto il generale golpista Abdourahmane Tchiani è molto sensibile alle lusinghe russe tramite le sue milizie private della Wagner.

Per questo motivo gli Usa non si disimpegnano e lasciano oltre mille soldati in Niger certi del loro potere nell’aiutare qualsiasi autorità costituita nigerina nel combattere efficacemente il terrorismo di matrice islamica e tutto quello che è contrario all’Occidente.

Di questo ne è compasevole la giunta golpista nigerina che tramite il suo capo di stato maggiore, il generale Barmou, manitiene saldi i rapporti con gli americani.

Barmou ha anche già incontrato Victoria Nuland, la sottosegretaria di stato americana, a Niamey. Barmou è un interlocutore molto rispettato perchè parla perfettamente inglese poichè ha studiato negli Stati Uniti dove ha ricevuto anche l’addestramento militare.

La sensazione è che ci sia da una parte la Francia che spinge i paesi dell’Ecowas all’interevento per ristabilire lo status quo e continuare ad estrarre uranio dall’altra gli americani a cui interessa solo mantenere la posizione in quell’area per controllare le mire russe e cinesi e combattere, in seconda battuta, anche il fondamentalismo islamico.

Le Monde scrive che la nomina del civile Ali Mahamane Lamine Zeine a primo ministro apre la possibilità di sviluppare una forma di transizione politica dai contorni vaghi che offrirebbe agli Stati Uniti una pista per evitare di riconoscere formalmente il golpe, che porterebbe meccanicamente al congelamento degli aiuti militari americani. Un’opzione che né Washington né i golpisti di Niamey vogliono.

Gli americani vogliono, pertanto, rimanere nella zona, questa è una buona notizia. I golpisti stanno formando il governo anche con rappresentanti presi dalla vita civile magari promettendo libere elezioni in un prossimo futuro replicando così una formula già utilizzata in altri paesi del medioriente. Elezioni che non sono mai più state indette o concretizzare ma mitigano comunque la brutalità di un golpe di fronte alla Comunità internazionale. A consolidare la formula speciale potrebbe intervenire l’Onu che potrebbe riconoscere un governo provvisorio in attesa dello svolgimento di libere e democratiche elezioni.

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