Un alto funzionario del Dipartimento di Stato Usa ha riferito che l’Iran lo scorso venerdì ha abbandonato il tavolo dei negoziati di Vienna lasciando un vuoto apparentemente incolmabile. A Vienna da mesi avvengono incontri indiretti tra le parti per il ritorno all’accordo sul nucleare del 2015 (JCPOA) – firmato da Gran Bretagna, Cina, Francia, Germania, Russia e Stati Uniti.
Di fronte alla volontà dell’Amministrazione Biden di allentare le sanzioni economiche a Teheran per tornare nei termini dell’accordo sul Nucleare, l’Iran è stata intransigente avanzando richieste interlocutorie ed al limite della provocazione, sostengono gli sherpa internazionali.
Il capo negoziatore di Teheran, il vice ministro degli Esteri Ali Bagheri Kani, scrive l’Ansa, ha presentato una nuova proposta di accordo che, secondo gli europei, rimette in questione “la quasi totalità dei compromessi che erano stati difficilmente trovati” nelle sei precedenti tornate. Da parte loro gli iraniani hanno fatto sapere che il documento illustrato si divide in due parti, uno sulla revoca delle sanzioni, l’altro sul ritorno delle attività nucleari iraniane entro i limiti previsti dall’accordo di sei anni fa, che sono stati gradualmente superati. Ma da quanto spiega Bagheri, il primo aspetto è quello che dovrebbe avere chiaramente la precedenza.
“Anche l’amministrazione di Joe Biden – afferma il capo negoziatore di Teheran – ritiene che il ritiro degli Usa dall’accordo è stata una mossa illegale. Quindi spetta a loro fare la prima mossa per riattivare l’intesa. Quanto agli europei, anche loro non hanno rispettato i loro obblighi per rimediare alla mossa americana”. Vale a dire non si sono opposti alla logica delle sanzioni americane, che hanno inflitto pesanti danni all’economia iraniana. Bagheri respinge le critiche occidentali alle proposte da lui illustrate a Vienna: “Sono logiche e fondate e possono essere usate come base per i negoziati. Le controparti possono presentare le loro bozze, ma ci aspettiamo che diano una risposta logica a quella iraniana”.
La Repubblica islamica, assicura il capo negoziatore, crede nei negoziati e addirittura è “ottimista” sui possibili risultati“. “Ma il passato comportamento non costruttivo degli altri firmatari dell’accordo e le ripetute violazioni dei loro obblighi ci impongono di non essere ingenui. Comunque vedremo cosa emerge dalla prossima tornata di trattative, che dovrebbe tenersi nei prossimi giorni“.
La posizione di Teheran ha, pertanto, deluso non solo gli Stati Uniti e i suoi alleati europei, ma anche Cina e Russia, storicamente più solidali con l’Iran.
Gli ultimi colloqui sono stati i primi con i delegati del nuovo presidente iraniano ultraconservatore Ebrahim Raisi, eletto a giugno scorso, apertamente antioccidentale.
L’alto funzionario Usa ha affermato a Reuters che l’Iran ha approfittato del tempo che va da giugno ad oggi per continuare ad accelerare il suo programma nucleare, senza mai consentire ai funzionari dell’Aiea di monitorare i vari siti sparsi nel Paese.
Teheran, dal canto suo, continua la sua narrativa addebitando l’interruzione dell’accordo all’ex presidente Donald Trump che ha anche inasprito le sanzioni con 1500 nuove misure restrittive. L’Iran sostiene, quindi, che gli Usa hanno costretto il Paese a violare le misure di contenimento sulle attività nucleari a partire dal 2019.
Le richieste messe sul tavolo pretendono un allentamento delle sanzioni ben oltre lo scopo del Jcpoa. L’Iran, secondo il funzionario Usa vuole accelerare il programma nucleare per ragioni tattiche, o per scopi più nefasti, ovvero accumulare uranio arricchito a livelli più alti, e utilizzare centrifughe più avanzate, come leva per un accordo che estragga più da noi e meno da loro.
L’accordo del 2015 aveva imposto limiti rigorosi alle attività di arricchimento dell’uranio dell’Iran, estendendo il tempo necessario per produrre materiale fissile sufficiente per un’arma nucleare ad oltre un anno.
L’Iran ha sempre negato di voler costruire un’arma atomica, affermando l’utilizzo del nucleare solo per finalità civili.
Il funzionario americano ha detto di non sapere quando riprenderanno i colloqui, evidenziando che non è una questione di tempo o date ma di saggiare la reale volontà dell’Iran di voler davvero riprendere i termini dell’Accordo sul Nucleare.
Il segretario di Stato Usa, Blinken ha affermato: “non possiamo accettare una situazione in cui l’Iran accelera il suo programma nucleare e rallenta la diplomazia”.
Gli americani, in diverse occasioni, hanno fatto capire di essere pronti ad avviare, quale “extrema ratio” una campagna militare, anche se agli occhi degli analisti internazionali appare solo una remotissima possibilità. Certo è che Israele sta spingendo molto in tal senso poiché non può permettere all’Iran di costruirsi una bomba atomica e passare dalle parole ai fatti: “radere al suolo Israele”. Secondo il Jerusalem Post, il capo del Mossad David Barnea è partito per Washington per convincere gli americani a lanciare un’azione militare contro Teheran.
Nel frattempo le difese aeree iraniane hanno compiuto un’esercitazione dimostrativa venerdì scorso nei pressi della città di Natanz che ospita il più grande sito nucleare del Paese, dove sta avvenendo l’arricchimento dell’Uranio più velocemente che altrove.