Le proteste contro il governo iraniano hanno ripreso vigore dopo i funerali che ricordavano le persone uccise dalle forze di sicurezza. La polizia ha avviato un ulteriore ciclo di arresti e repressione.
Decine di città in Iran sono state scosse da proteste mercoledì sera, nel giorno in cui la folla – giovani ragazzi – ricordava il 40° giorno dalla morte di Mahsa Amini, la giovane donna curda deceduta mentre era sotto la custodia della polizia.
Le agenzie di stampa ufficiali hanno parlato di un attacco che ha causato la morte di 15 persone e 30 feriti dopo che tre estremisti hanno sparato ai pellegrini dentro al santuario Shāh Cerāgh a Shiraz.
Ieri i manifestanti, per alcuni istanti, hanno preso il controllo di Mahabad, una città di 200mila abitanti al confine con l’Iraq, dove la maggior parte della popolazione è di origine curda.
Secondo Hengaw, un’organizzazione con sede in Norvegia che monitora le violazioni dei diritti umani, nelle regioni curde dell’Iran i disordini sono esplosi mercoledì quando un uomo curdo di 35 anni, di nome Ismaeli Maludi, è stato colpito a morte. Un altro manifestante è stato colpito nella vicina Sanandaj.
Ieri dopo il funerale di Maludi, una folla ha attaccato una stazione di polizia e l’ufficio del governatore cantando “morte al dittatore” e “al Kurdistan, cimitero dei fascisti.”
Un video smostra le strade affollate da manifestanti, una banca avvolta dal fumo e la stazione di polizia in fiamme.
Le agenzie di stampa ufficiali hanno riferito che i manifestanti hanno infranto le finestre delle banche, l’ufficio postale e l’anagrafe ma non hanno confermato che la stazione di polizia fosse stata occupata.
Tutte le attività si sono fermate ieri a causa della continuazione delle proteste. I media ufficiali hanno riportato: “la città è completamente calma, la vita è normale e i vigili del fuoco e i servizi di soccorso sono impegnati a pulire la città dopo gli incendi nei cassonetti della spazzatura.”
La folla si è radunata anche nel luogo di sepoltura di Nika Shakarami, 16 anni, morta a Teheran il 20 settembre scorso. I funzionari hanno detto che si è suicidata e che aveva problemi con la depressione. Ma i filmati rilasciati dalla CNN sembrano supportare la tesi che lei possa essere stata uccisa durante le proteste. Il filmato mostra la donna nascosta dietro un’auto mentre fugge dalle forze di sicurezza.
La zia di Nika ha esortato la folla a partecipare alla commemorazione, ma le forze di sicurezza hanno cercato di impedirlo.
La sua famiglia sostiene che lo Stato abbia seppellito il suo corpo senza il loro permesso nel villaggio di Vasian a Khorramabad, la capitale della provincia di Lorestan.
Urla e canti durante la sua commemorazione inneggiavano: “morte a Khamenei”. Nasrin, la madre di Nika, ha detto: ”Sarò per sempre in agonia per le tue sofferenze, ma ti amo. Quando vedo il seme puro del tuo pensiero – libertà, coraggio e onore – fiorisce nei cuori di altre persone amate, io sono felice e grata.”
Nasrin ha detto precedentemente in un intervista alla BBC persiana:” Come Nika, sono stata contraria all’obbligo dell’hijab fin da piccola. Ma la mia generazione non era abbastanza coraggiosa per protestare.
Le persone della mia età hanno accettato anni di soppressione, intimidazione e umiliazione, ma mia figlia ha protestato e lei aveva ogni diritto di farlo.”
I gruppi iraniani per i diritti umani hanno dichiarato di aver ricevuto notizie, non confermate, secondo cui alcuni membri della famiglia di Amini sarebbero agli arresti domiciliari.
Le proteste hanno assunto anche un sapore più esplicitamente anticlericale. L’ayatollah Javadi Amoli, uno dei principali politici conservatori e studiosi, ha invitato lo Stato a reagire: “Non siamo preoccupati, ma i funzionari dovrebbero svegliarsi e fermare l’insolenza, l’appropriazione indebita, il tradimento e il banditismo, in modo da non minacciare il Paese intero”.