Il Niger è essenziale per arginare i flussi migratori verso l’Europa e per questo motivo ogni sforzo politico, diplomatico ma anche di carattere militare, mediante assistenza e addestramento sono determinanti per non perdere l’ultimo avamposto, a tiratura occidentale, nel bel mezzo del Sahel
di Massimiliano D’Elia
La Russia, nonostante la campagna militare in Ucraina non perde di vista i suoi obiettivi strategici a livello globale verso i Paesi del sud del Mondo, con un “occhio particolare” all’Africa. Nel Sahel, Mali e Burkina Faso sono già completamente asserviti alle lusinghe putiniane. Non solo Russia ma anche Cina e Iran giocano un ruolo da first player nel Continente Nero. Mentre la Cina ha scelto di costruire strade, ospedali, scuole e palazzi governativi in cambio di concessioni trentennali su giacimenti di minerali preziosi e terre rare (soft power), la Russia fornisce armi e addestramento militare, affiancando le truppe golpiste nel combattere la spirale jihadista che minaccia gli autoproclamati governi delle giunte militari. Come contropartita Mosca mira ai giacimenti d’oro e litio per finanziare la guerra in Ucraina, ma soprattutto ai varchi nel deserto subsahariano per gestire il flusso dei migranti verso l’Europa, come parte integrante della sua guerra ibrida globale, tendente a destabilizzare dall’interno le società occidentali.
A fronte di uno scenario apparentemente già segnato, un importante snodo geografico per controllare la recrudescenza jihadista e i flussi migratori è costituito dal Niger. Un paese che ha subito l’ennesimo colpo di Stato ma che è ancora sotto una sorta di pseudo influenza occidentale, nonostante la cacciata repentina dei francesi. E’ presente ancora una base americana dedita alla logistica e al controllo, a mezzo droni, del territorio e la missione italiana Misin con scopi prettamente di addestramento militare.
Sui quotidiani italiani è rimbalzata la notizia di una missione top secret, poi rivelatasi non tanto segreta dal momento che le autorità nigerine hanno “spiattellato” gli incontri riservati con tanto di fotografie su media online e social network.
Il capo della giunta militare, generale Abdourahamane Tiani è stato immortalato mentre intrattiene dei colloqui con il generale italiano Giovanni Caravelli, direttore dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna – AISE. La visita a Niamey del generale Caravelli segue quella di inizio mese dell’ambasciatore Riccardo Guariglia, segretario generale della Farnesina, e del generale Francesco Paolo Figliuolo, a capo del Comando operativo di vertice interforze – Covi.
L’Italia segue il caso Niger da quando vi è stato il golpe il 26 luglio scorso. Due sono state le correnti di pensiero in Europa: i francesi, sposdestati, hanno premuto per favorire un intervento militare da parte di alcuni paesi dell’Unione africana, mentre Italia, Germania e l’alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrel hanno scelto la linea del dialogo al fine di evitare che il paese africano cadesse irreparabilmente sotto l’influenza di Russia e Cina. All’orizzonte si è affacciata anche la Repubblica iraniana che ha offerto alla giunta militare forme diverse di assistenza, ancora non molto chiare ed ancora non rese pubbliche.
Il Niger diventa, pertanto, essenziale per arginare i flussi migratori verso l’Europa e per questo motivo ogni sforzo politico, diplomatico ma anche di carattere militare, mediante assistenza e addestramento sono determinanti per non perdere l’ultimo avamposto, a tiratura occidentale, nel bel mezzo del Sahel. L’Italia starebbe anche convincendo il governo nigerino a riconsiderare l’idea di allontanare definitivamente gli americani dal Paese.
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