I tecnici della Lega Nord impegnati a trovare le risorse per la prossima manovra finaziaria sono a lavoro da tempo e cercano di dare una mano al ministro Tria. Fermi i pentastellati che si affidano completamente alle capacità e abilità del ministro dell’economia e finanze italiano. Capacità messe in discussione dallo stesso M5S quando Tria ha fatto capire a chiare note che le risorse chieste per mantere le promesse elettorali, non ci sono. Aumentare il deficit oltre l’1,6% non se ne parla proprio, vi sarebbe il veto anche del Quirinale che appoggerebbe le scelte di politica economica del Ministro Tria.
Il M5S vorrebbe attingere le risorse da tre contenitori per assicurare il reddito di cittadinanza, gli sgravi Irpef (ora soppiantati dalla fiat tax) e il superamento della Fornero, per un costo complessivo di 75 miliardi.
Il reddito di cittadinanza previsto dai Cinque Stelle insieme al potenziamento dei centri impiego sono impegni ambiziosi e molto costosi.
Il primo contenitore è costituito dal Sad che vale 17 miliardi. Sad, i sussidi dannosi per l’ambiente, cioè gli incentivi, che impattano negativamente come le accise scontate sui carburanti per l’autotrasporto, la pesca e l’agricoltura che dovrebbero aumentare, mentre la Lega le vuole ridurre. Il secondo contenitore, da 30 miliardi di euro, era rappresentato dai possibili tagli alla spesa pubblica, compresi i costi della politica. Tra questi il M5S metteva in conto il taglio di 7 miliardi di trasferimenti improduttivi alle imprese, che avrebbero dovuto finanziare, nel loro programma originario, il dimezzamento dell’Irap. Così come il bonus da 80 euro di Matteo Renzi sarebbe sparito per coprire i costi di un taglio delle tasse sulle persone fisiche. Irpef e Irap non saranno toccate, lo sgravio si farà sulle partite Iva, ma quelle possibili coperture sono di fatto sparite.
Il terzo contenitore cui attingere, il deficit di bilancio. La via dell’indebitamento sembra essere l’unica rimasta, anche se i 1015 miliardi con i quali si arriverebbe più o meno all’i,6% di deficit cui vuole fermarsi il ministro dell’Economia, al Movimento non sembrano bastare più. Nel Piano del M5S, poi finito nel Contratto di Programma, c’è anche il taglio delle risorse alle grandi opere inutili da considerare, tra 5 e 9 miliardi, da dirottare però su altri investimenti. Ci sono i tagli ai costi della politica, ma arrivano a un miliardo, con soli 100 milioni dal taglio dei vitalizi per le cariche elettive. Poca roba per le ambizioni dei pentastellati.