Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit e presidente della Ebf, la federazione delle banche europee ha annunciato che dal 2020 l’istituto potrà chiedere ai clienti con oltre 100 mila euro in giacenza di pagare per lasciare sul conto corrente i soldi.
La percentuale applicata potrebbe essere lo 0,50%, uguale al valore dei tassi negativi che la Banca centrale europea applicherà dal 31 ottobre alle giacenze degli stessi istituti di credito, dopo che il governatore uscente Mario Draghi ha portato i tassi dal -0,40% al -0,50%.
Secondo i dati riportati dal Corriere della Sera e i dati della Banca d’Italia, in Italia i conti correnti tra famiglie, imprese e pubblica amministrazione valgono 1.168 miliardi. Con la “gabella” dello 0,50% le entrate per le banche ammonterebbero a circa 6 miliardi di euro. Il gioco dei numeri viene mitigato dalla realtà perchè le banche pagano lo 0,5% solo su una quota dei soldi che parcheggiano presso la Bce, ovvero la parte che eccede la riserva obbligatoria moltiplicata per sei.
A settembre la riserva obbligatoria valeva 15,8 miliardi: quindi le banche pagheranno lo 0,5% sui depositi in Bce eccedenti i 95 miliardi (15,8 x 6). Hanno fiato per evitare altri rincari, perché oggi di miliardi a Francoforte le banche italiane ne depositano solo 88. C’è un polmone di 7 miliardi. L’altro motivo per non aspettarsi un -0,5% a tappeto è che, finora, anche all’estero, i tassi sottozero sono applicati solo sulle grandi somme. Le casse rurali tedesche, per esempio, oltre i 100 mila euro. E in Svizzera Ubs si appresterebbe a farlo per i correntisti sopra i 2 milioni di franchi, Credit Suisse sopra i milione. È chiaro, comunque, che non conviene tenere oltre 100 mila euro in banca. Anche perché sopra questa soglia non si è coperti dal Fidt, il Fondo italiano di tutela dei depositi. È il paracadute che protegge se la banca fallisce e rimborsa fino a 100 mila euro.
Inoltre i tassi per i risparmiatori sono già ai minimi storici. Il rendimento medio nei conti correnti tradizionali è zero (contro tassi passivi massimi intorno al 14%), ormai lo è anche nei conti online.
Secondo l’ultima analisi dell’Economia del «Corriere» tra le maggiori banche, il costo per un conto è di 145 euro l’anno. Sommato all’inflazione, significa che diecimila euro lasciati fermi per cinque anni potrebbero ridursi a circa 8 mila.
Le imprese sarebbero quelle più colpite per via dei capitali tenuti presso i conti correnti. In un anno, scrive il Corriere della Sera, i soldi messi in banca dalle aziende, fra conti correnti, depositi vincolati e pronti contro termine, sono aumentati del 9,9% a 370,4 miliardi, secondo i dati della Banca d’Italia riferito ad agosto 2018/19.
Altro allarme è dato dal fatto che i finanziamenti alle imprese stanno calando: -0,7% a 727,7 miliardi. Le imprese non investono e preferiscono accumulare soldi in banca e non ne chiedono a prestito.
Andrea Montanino, economista di Confindustria afferma che un’operazione come questa sopra i 100 mila euro può essere una spinta a movimentare i soldi dai conti correnti favorendo gli investimenti per le aziende, ovvero agli investimenti in prodotti bancari.