Le navi mercantili impediscono ai migranti di raggiungere l’Europa. Molto interessante l’inchiesta di Patrick Kingsley pubblicata sul New York Tiimes. La Panther, una nave mercantile battente bandiera tedesca, non si occupa di salvataggi in mare, ma un giorno qualche mese fa la Guardia costiera libica gli ha ordinato di deviare la rotta, salvare 68 migranti in difficoltà nel Mediterraneo e riportarli in Libia.
La richiesta che la Panther ha onorato, era almeno la terza di quell’11 gennaio, che i libici avevano fatto nei confronti di una nave mercantile. I libici avrebbero potuto facilmente allertare una vicina nave gestita da una Ong spagnola. A quanto pare le autorità libiche sono riuscite ad arginare il fenomeno non rivolgendo più le richieste di soccorso alle navi delle Ong. Al riguardo alcuni avvocati esperti del diritto del mare sostengono che la nuova tattica sia illegale, anche se le navi commerciali come la Panther devono seguire le istruzioni delle uniche autorità riconosciute nelle acque territoriali, come la Guardia costiera libica.
Le Ong, invece, non rispettano le indicazioni delle autorità portando i migranti in Europa, facendo riferimento alla legge internazionale sui rifugiati, che vieta di consegnare i rifugiati a istituzioni/Paesi da dove sono fuggiti.
Dopo l’arrivo della Panther a Tripoli, i soldati libici sono saliti a bordo e hanno costretto con la forza i migranti a seguirli in un campo di detenzione nella capitale,Tripoli.
“Li chiamiamo respingimenti privatizzati“, ha affermato Charles Heller, direttore di Oceanografia Forense, un gruppo di ricerca che indaga sulle violazioni dei diritti dei migranti nel Mediterraneo. “Si verificano quando le navi mercantili vengono utilizzate per salvare e riportare i migranti in un paese in cui le loro vite sono a rischio – come la Libia“.
I governi europei, dopo la migrazione di massa del 2015, hanno spesso fermato le Ong che navigavano nel Mediterraneo meridionale – come la nave spagnola Open Arms – che portavano sistematicamente i migranti nei porti europei. Le marine e le guardie costiere europee si sono, in gran parte, ritirate dall’area, affidando alla Guardia costiera libica la responsabilità della ricerca e soccorso.
Ora l’Europa ha un nuovo proxy: navi commerciali di proprietà privata. Il loro utilizzo per contrastare il fenomeno migratorio è, però, duramente contestato dai sostenitori dei diritti dei migranti. Una convenzione internazionale del 1979 sulla ricerca e il soccorso impone alle navi mercantili di obbedire agli ordini delle forze della Guardia costiera del Paese di competenza. “È una politica palesemente illegale“, ha affermato il dott. Itamar Mann, esperto di diritto marittimo all’Università di Haifa in Israele. Ma gli armatori commerciali affermano che dopo aver salvato i migranti dall’annegamento, il loro dovere legale è quello di seguire gli ordini della Guardia costiera libica, così come recita una convenzione separata sulla ricerca e il soccorso firmata nel 1979. “Quanto fatto è conforme a legge “, ha dichiarato John Stawpert, rappresentante della International Chamber of Shipping, un’associazione di armatori.
Tuttavia tra il 2011 e il 2018, solo una nave commerciale ha restituito i migranti alla Libia, secondo una ricerca del Think-tank Oceanografia Forense.
Però a partire dal 2018 ci sono stati circa 30 casi in cui i migranti sono stati riportati indietro in Libia, che hanno coinvolto circa 1.800 migranti, secondo i dati raccolti da The New York Times e Oceanografia Forense. Ma è probabile che il numero reale sia più alto.
L’utilizzo delle navi commerciali è aumentato negli ultimi mesi, ha affermato Anabel Montes Mier, capo missione a bordo della Open Arms. “Queste navi commerciali seguono gli ordini“, ha detto la signora Montes Mier.
“Noi, invece, rifiutiamo di riportare le persone in luoghi non sicuri“. Le Ong sostengono che il rifiuto della Libia di lavorare con loro abbia messo in pericolo più vite tra i migranti. Il numero di persone che ha raggiunto l’Italia è diminuito di oltre il 90% a partire dal 2017, come anche le morti in mare che si sono dimezzate. Ma il numero di persone che stanno annegando, in proporzione a quelle che cercano di attraversare il tratto di mare, è aumentato nettamente, da circa 1 su 50 nel 2017 a 1 su 20 nel 2019, secondo i dati compilati dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Il rimpatrio forzato dei migranti ha anche messo molti di loro in pericolo reale a causa della guerra civile in corso in Libia. A febbraio, un attacco aereo ha colpito il molo usato dalla Panther per far sbarcare i migranti a Tripoli. Una volta a terra, i migranti sono stati imprigionati nei campi di detenzione gestiti da alcune milizie. Spesso questi campi si trovano in aree sotto attacco. Lo scorso luglio, un campo è stato bombardato, uccidendo 53 prigionieri. In una terra senza legge che offre pochi diritti ai lavoratori stranieri, i migranti sono spesso torturati, violentati, trattenuti per riscatto, trattati come schiavi.
Steven, un ventenne del Sud Sudan, ha descritto di essere stato picchiato da funzionari libici dopo essere stato restituito in Libia da una nave commerciale nel novembre 2018.
“Perché ci hanno salvato e ci hanno riportato in Libia?” ha detto Steven, che ha chiesto di essere identificato solo con il suo nome per paura di ripercussioni. “Era meglio morire sulla nave.”
Dal 1951, la legge internazionale sui rifugiati stabilisce che i migranti non devono essere rimpatriati senza la garanzia di un regolare processo dai paesi da cui sono fuggiti. Ma nei casi in cui sono coinvolte navi mercantili, i migranti vengono spesso salvati in acque internazionali, prima di raggiungere i confini marittimi dell’Europa e le autorità dell’Unione Europea sostengono che i migranti devono essere restituiti in Libia perchè è la Libia coordina le operazioni di ricerca e soccorso in queste acque internazionali, prospicienti a quelle nazionali.
Oggi sebbene le marine europee si siano ritirate dalla zona, i loro aerei continuano a dirigere la Guardia costiera libica verso le navi migranti, secondo le registrazioni pubblicate dall’inchiesta fatta dal The Guardian. Nel marzo dello scorso anno, uno di questi aerei militari ha ordinato a una nave mercantile di riportare un carico di migranti appena soccorsi a Tripoli, senza alcun intervento della Guardia costiera libica. La notizia è stata riportata della testata online The Atavist.
In una delle numerose interviste telefoniche recenti, il comandante Abdal Samad della Guardia costiera libica ha affermato che una nave italiana attraccata a Tripoli, un tempo utilizzata come centro di comando e controllo per il salvataggio dei migranti, viene spesso utilizzata dalla Guardia costiera libica per comunicare con le navi mercantili, in particolare quando le radio libiche si guastano. Uno dei casi più recenti, ha detto, è stato il fine settimana di gennaio, quando la Panther ha salvato 68 migranti dal sud del Mediterraneo.