Climate Change, le specie a rischio nel Mediterraneo

(di Ammiraglio Giuseppe De Giorgi) Metà delle specie della Terra sono seriamente in pericolo: un rischio che potrebbe concretizzarsi entro la fine del secolo se non saranno ridotte le emissioni di CO2. L’ultimo allarme, dei tanti lanciati nell’ultimo decennio, è arrivato sulla rivista Climatic Change. Si tratta di uno studio del Wwf realizzato insieme all’università britannica dell’East Anglia ed all’australiana James Cook University. Partendo da una ricerca molto più ampia che aveva esaminato l’impatto del riscaldamento globale su circa 80 mila specie di animali e piante in 35 aree del mondo ricche di biodiversità, il nuovo studio ha esaminato in particolare la situazione del Mediterraneo. In caso di aumento di 2 gradi della temperatura globale, il massimo concesso in base all’accordo parigino sul clima, quasi il 30% delle specie del Mediterraneo sarebbe a rischio. Il dato cresce a dismisura se invece, senza un calo delle emissioni di gas serra, la temperatura salisse di 4,5 gradi: in questo caso oltre la metà della specie sarebbe a rischio sopravvivenza. Come abbiamo già visto in altri articoli, le povere tartarughe sono le specie più a rischio insieme ai cetacei. In serio pericolo anche fino al 90% degli anfibi, l’86% degli uccelli e l’80% dei mammiferi che si potrebbero ad esempio estinguerenelle savane boschive di Miombo, in Africa Meridionale.

«La nostra ricerca – rileva  Rachel Warren del Tyndall Centre for Climate Change Research dell’Uea  – quantifica i benefici di limitare il riscaldamento globale a 2° C per le specie in 35 delle aree più ricche di fauna selvatica del mondo. Abbiamo studiato 80.000 specie di piante, mammiferi, uccelli, rettili e anfibi e abbiamo scoperto che, senza politiche climatiche, il 50% delle specie potrebbe scomparire da queste aree. Tuttavia, se il riscaldamento globale venisse limitato a 2° C rispetto ai livelli preindustriali, questo potrebbe essere ridotto al 25%.  no abbiamo indagato su cosa succederebbe se limitassimo il riscaldamento a meno di 1,5° C, ma ci si aspettiamo che proteggi anche più fauna selvatica».

Seconvo il Wwf sarebbe dunque urgente mettere in atto politiche concrete per la riduzione nelle emissioni di CO2, riuscendo così a contrastare il cambiamento climatico. Al nuovo governo che verrà viene dunque chiesto di inserire strumenti legislativi in grado di poter chiudere entro il 2025 le centrali a carbone e di definire un Piano nazionale clima ed energia e la Strategia di decarbonizzazione a lungo termine.

«Molti dei luoghi più affascinanti della Terra, come l’Amazzonia e le isole Galapagos e alcune aree del Mediterraneo, potrebbero diventare irriconoscibili agli occhi dei nostri figli – spiega la presidente del Wwf Italia, Donatella Bianchi –  Metà delle specie non sopravviverebbe al cambiamento climatico. Splendide icone come le tigri dell’Amur o i rinoceronti di Giava,vissuti sulla terra per 40 milioni di anni, rischiano di scomparire, così come decine di migliaia di piante e altre piccole creature, fondamentali per la vita sulla Terra».

 

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