(di Ammiraglio Giuseppe De Giorgi) Dopo le anticipazioni di diverse testate economiche nazionali, riguardanti l’analisi delle grandi banche d’investimento sull’ avvicinamento tra i due gruppi, arriva ufficialmente la conferma della rinnovata partnership fra due delle maggiori società italiane per affrontare la sfida dei mercati internazionali.
Facendo perno sulla già esistente, ma per troppo tempo tralasciata, joint venture “Orizzonte Sistemi Navali” così Leonardo e Fincantieri si apprestano a valorizzare le reciproche competenze fin qui sviluppate in ambito nazionale in un’ottica di Sistema Paese: un modo per rafforzare la società guidata da Alessandro Profumo nelle gare internazionali ed utilizzare le competenze della Fincantieri, guidata da Giuseppe Bono, al fine di presentare soluzioni congiunte in un settore sempre più competitivo, dinamico ed esigente come è quello delle navi militari. L’intesa sarà oggetto di successivi accordi vincolanti che le parti definiranno nel rispetto dei profili regolatori applicabili, ivi inclusi quelli in materia di operazioni tra parti correlate e antitrust. La joint venture già citata, e partecipata da Fincantieri e Leonardo con quote rispettivamente del 51% e del 49%, avrà d’ora in poi disponibilità di maggiori risorse che le consentiranno di assumere la responsabilità del Sistema di Combattimento, definendo requisiti e architettura dei singoli componenti. Per facilitare tale collaborazione, i due gruppi hanno creato, inoltre, dei tavoli di lavoro permanenti. Nell’ambito dei nuovi contratti, Fincantieri rimarrà quindi Prime Contractor e interfaccia unica verso il cliente, mentre Leonardo conserverà il suo ruolo di progettista e fornitore dei sistemi e apparati del Sistema di Combattimento e del Sistema di Comando e Controllo, rinsaldando la sua presenza sul mercato attraverso il rapporto di partnership privilegiata già in essere con Fincantieri. La JV diventerà in questo modo la design authority del Sistema di combattimento.
Una collaborazione sempre più stretta tra le due aziende della difesa più importanti del Paese era stata più volte, a gran voce, auspicata anche dal Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, l’accordo appena concluso, arrivato dopo i diversi sgambetti dei mesi scorsi, dimostra un rinnovato clima di distensione tra le due società e si ritiene quindi un successo a fronte di un impegno sempre maggiore rivolto costantemente al futuro del nostro Paese. La mossa su Orizzonte potrebbe essere propedeutica anche al rilancio del percorso di costruzione dell’alleanza italo-francese nelle navi militari dove, come si ricorderà, Leonardo aveva suggerito di schierare Orizzonte per riequilibrare la presenza di Thales, concorrente del gruppo italiano nella sistemistica, nel capitale di Naval Group, e salvaguardare le competenze dell’ex Finmeccanica. Come già detto il rafforzamento del rapporto di partnership tra Fincantieri e Leonardo valorizzerà le risorse e le eccellenze dei due gruppi in vista di nuove sfide commerciali e industriali e potrebbe, inoltre, spianare la strada a ulteriori opportunità per le due aziende e per le fregate Fremm che hanno già riscosso il gradimento di diverse Marine, come noto, infatti, le due società stanno gareggiando insieme in due commesse per nuove corvette, indette dalle Marine rumena e brasiliana. Le alleanze contano ma conta anche e soprattutto il prodotto come dimostrano le sconfitte in Canada e in Australia, dove ha prevalso la nuova fregata sviluppata si ispirazione dei PPA italiani. Fincantieri e Leonardo dovrebbero quindi lanciare i nuovi Pattugliatori Polivalenti d’Altura sul mercato internazionale, navi innovative sotto tutti i punti di vista e di concezione interamente italiana, lasciando da parte le FREMM concepite nei primi anni 2000 e di impostazione concettuale francese, solo così si potrà reggere la competizione francese e inglese, dando al contempo concretezza alle dichiarazioni d’intenti delle due aziende di Stato.
Pace fatta, quindi, dopo lo screzio per la mossa tardiva di Leonardo su Vitrociset? Per il momento anche se non è la prima volta che i due storici duellanti si lasciano andare ad annunci di ritrovato amore, per poi riprendere le ostilità. Tutti ora sembrerebbero contenti: il presidente Conte aveva appena auspicato una maggiore sinergia tra le aziende controllate dallo Stato e anche le organizzazioni sindacali della cantieristica hanno espresso piena soddisfazione. Chi non ha apprezzato l’accordo è stata la Francia, da lì arrivano infatti notizie riguardanti il fatto che l’accordo appena siglato non sarebbe proprio piaciuto a Naval Group. Il quotidiano economico “Les Echos”, giudicherebbe, infatti che la rinnovata intesa tra Fincantieri e l’ex Finmeccanica modifichi gli equilibri di una possibile alleanza proprio con la società francese. Società nella quale, con una quota del 35%, c’è proprio la già citata Thales, concorrente agguerrito di Leonardo nell’elettronica e nei sistemi. Ufficialmente le trattative aperte lo scorso anno non subiranno cambiamenti ma, in pratica, tali negoziati potrebbero subire rallentamenti ed ulteriori stalli proprio perché adesso le rassicurazioni italiane secondo cui l’accordo Fincantieri-Leonardo non è “incompatibile” con l’alleanza franco-italiana nel settore navale militare dovranno convincere ancor di più proprio la francese Thales (che inoltre, almeno fino all’estate scorsa, era riuscita ad evitare un possibile ruolo di Leonardo nell’alleanza). Non aiutano poi in questo clima anche le recenti tensioni politiche tra il nostro Governo e la Francia di Macron a tal punto che, altre testate francesi, affermano proprio che Parigi stia frenando le trattative proprio perché non vorrebbe lanciare, ad oggi, Naval Group in una fusione irreversibile con l’italiana Fincantieri che, secondo gli esperti economici della testata “Le Figaro”, tra le varie cose “lascerebbe orfano il comparto sottomarini di Naval Group che non potrebbe prendere corpo in assenza di nuovi programmi strutturali” . Vero, verosimile o falso? Di certo è un segnale ulteriore sul fatto che in Francia non tutti tifano per l’intesa appena siglata dalle nostre aziende nazionali che potrebbe portare in acque ancora più agitate l’alleanza italo-francese sulle navi militari.