“Il 2 giugno, Festa della Repubblica, testimonia il coraggio di tutti coloro che hanno offerto un determinante contributo per far nascere un’Italia libera, democratica, basata su fondamentali valori di dignità, giustizia e solidarietà. Con la scelta repubblicana, settantasei anni fa, abbiamo voltato pagina per costruire pace, dopo le uccisioni e le devastazioni della guerra e dell’occupazione nazista. Oggi altri popoli stanno vivendo la stessa tragedia della guerra. È nostro dovere esprimere la nostra indignazione per la regressione storica che il mondo sta vivendo. L’esodo delle donne in fuga dall’Ucraina, che arrivano dall’inizio dell’aggressione russa, nel nostro Paese, non può non ricordarci quello delle donne afghane dopo la caduta di Kabul in mano ai Talebani. Gli occhi delle donne ucraine riflettono le stesse emozioni contrastanti vissute dai profughi afghani. Storie che lacerano l’anima. La gioia di avercela fatta, l’orrore per quello che hanno affrontato, il dramma di chi ha perso o è stata costretta ad abbandonare tutto, la malinconia dell’ignoto.
Ma è alle donne rimaste in Afghanistan che oggi voglio esprimere tutta la mia vicinanza e solidarietà. Il gruppo di ribelli trasformati in governo ha sospeso l’istruzione secondaria delle ragazze afghane, impedito alla maggior parte delle dipendenti di tornare ai lavori governativi, vietato alle donne di viaggiare da sole, ordinato loro di coprirsi completamente in pubblico, compreso il viso, e con forza consigliato loro di restare a casa. Alle presentatrici televisive hanno chiesto di chinare il volto per non mostrarlo alle telecamere. Le donne afghane oggi continuano a vivere nel terrore, soggiogate dall’ignoranza delle armi e della violenza. Chi si ribella paga con la propria stessa vita. Voltare loro le spalle, far calare il silenzio sulle sfide ai diritti umani che l’Afghanistan sta attraversando significa assecondare le politiche dei talebani che si adattano al modello di segregazione di genere assoluta e mirano a rendere le donne invisibili nella società. Come parlamentari, abbiamo il dovere di riaccendere l’attenzione, ecco perché con entusiasmo e orgoglio ho scelto di partecipare alla campagna #donneafghanelibere promossa dalla Commissione Diritti Umani al Senato. Voltare le spalle alle donne afghane significa tradire i principi che hanno ispirato gli uomini e le donne della Costituente che hanno reso atti concreti parole come dignità, libertà, uguaglianza e solidarietà”. Lo afferma la senatrice Marinella Pacifico (Coraggio Italia, Cdx, Gruppo Misto), componente Esteri e segretario del Comitato parlamentare Schengen, Europol ed Immigrazione prendendo parte all’iniziativa #DonneAfghaneLibere proposta dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato.