Il Ministro della Difesa pakistano Khurram Dastgir Khan ha sottolineato la necessità di rendere la gestione dei confini in Afghanistan, una priorità della Nato. La comunità internazionale deve concentrarsi su due questioni, le frontiere e “un tentativo serio di riconciliazione politica interna” del Paese asiatico. In un’intervista all’AGI, il rappresentante di Islamabad, che nei giorni scorso ha incontrato la collega italiana, Roberta Pinotti, ha citato la barriera che il Pakistan sta realizzando al confine con il turbolento vicino, sostenendo che questa non è solo “fisica ma è anche un chiaro segnale” dell’intenzione che “il suolo pakistano non sia usato per il terrorismo, in Afghanistan e altrove”. “Dalla nostra parte del confine ci pensiamo noi, ma loro dovrebbero prendersi lo stesso tipo di responsabilità che si aspettano da noi e cioè che fermiamo chi cerca di entrare. Ma la verità è che il confine dalla loro parte è completamente aperto”. Per Dastgir Khan, “la gestione dei confini è cruciale per stabilizzare l’Afghanistan. Il secondo punto riguarda l’Afghanistan-Pakistan-US-China Quadrilateral Coordination Group (Qcg): “Prendetela seriamente perchè dopo la perdita del canale di comunicazione del Pakistan con i talebani, questa è la speranza migliore per la riconciliazione”. Come ha infatti sottolineato il ministro, Islamabad ha “perso la sua influenza sui talebani, hanno trovato altri sponsor e sostenitori nella regione, in particolare da un anno e mezzo a questa parte non parlano più con noi, per loro il Pakistan è diventato meno benvenuto”. Su questo punto, una posizione molto dura è stata assunta nei giorni scorsi dal segretario di Stato americano, Rex Tillerson, che, in visita a Islamabad, ha esortato il Pakistan a fare di più contro i gruppi terroristici che dal suo territorio minacciano la popolazione e tutta la regione. Per Dastgir Khan, “il nuovo approccio di Donald Trump alla fine non è poi troppo diverso da quello iniziale dell’amministrazione Obama. Tillerson praticamente ci ha detto le stesse cose che ci aveva detto (l’allora segretario di Stato) Hillary Clinton nel 2009. E’ il Pakistan ad essere cambiato, dal terribile attacco alla scuola militare di Peshawar nel dicembre 2014. Quello è stato un momento chiave nella storia del Paese, nel quale la gente ha fatto chiarezza in testa. Hanno capito che queste persone non sono combattenti per la religione o la libertà, sono terroristi. E questo ha permesso al governo di condurre una campagna militare per ripulire il Paese dai terroristi, liberandolo da ogni nascondiglio e santuario. Ci sono ancora sacche di questi gruppi in diverse aree del Paese ma si nascondono, non stanno pianificando o organizzando attacchi. “Il Pakistan è oggi parte della soluzione, non del problema. Ed è così che vogliamo prendere parte alla cooperazione”, ha sottolineato il ministro della Difesa, ricordando i risultati concreti ottenuti di recente, come la liberazione di una coppia americano-canadese e dei loro tre figli, per cinque anni ostaggio dei talebani. A Tillerson, anche Islamabad ha sottolineato un punto dolente, ha riferito Dastgir Khan: “Gli sforzi americani per usare l’India in Afghanistan, li vediamo con grande allarme, perchè l’India destabilizza il Pakistan dall’est e adesso sta provando da ovest attraverso l’Afghanistan”. Ricordando che l’instabile vicino ” è sempre stato il cimitero degli imperi, quello britannico, quello russo, anche gli americani stanno fallendo sfortunatamente”, il ministro ha ribadito che “l’attenzione si deve concentrare su due questioni: la gestione dei confini afghani e un serio tentativo di riconciliazione politica interna.