(di Francesco Matera) Il leader della Lega, rinvigorito dalla non autorizzazione a procedere della giunta del Senato (sul caso migranti Open Arms), si rivolge al Presidente Mattarella chiedendogli di intervenire pubblicamente perché ne va dell’immagine dell’intera magistratura italiana.
Il riferimento è al vaso di Pandora scoperchiato dai contenuti delle chat del magistrato romano Luca Palamara. Una vicenda che ha messo a nudo il mondo di mezzo di una parte della magistratura che, succube di correnti ideologiche e molto altro, ha dimenticato il suo ruolo primario all’interno della cornice istituzionale.
Intervistato a ‘Fuori dal coro’, su Rete 4, Salvini parlando della bufera sulle procure nata dal caso Palamara, ha detto che il Quirinale dovrebbe far sentire la sua voce. Risulta, infatti, imbarazzante il silenzio del Capo del Csm (Mattarella) anche quando l’organo che presiede ha ritenuto opportuno aprire fascicoli sui magistrati menzionati nell’articolo “scoop” della Verità.
Dalla Procura di Perugia, riporta l’Ansa, sono giunti ulteriori atti dell’inchiesta sul pm romano Luca Palamara, la cui valutazione è “indispensabile ai fini delle considerazioni conclusive sulle azioni disciplinari esercitate e sulle eventuali nuove azioni da assumere“. Lo evidenzia la Procura generale della Cassazione.
Sul quotidiano ‘La Nazione’, i testi di nuove intercettazioni di Palamara.
“E pure per la ragazza c’è un procedimento disciplinare se mi iscrive dopo sei mesi senza motivo...“: a dirlo era Luca Palamara con l’amico Luigi Spina, membro dimissionario del Csm, in un’intercettazione agli atti dell’indagine della procura di Perugia. Il riferimento è al Pm Gemma Miliani, titolare del fascicolo con il collega Mario Formisano. Secondo la ricostruzione del quotidiano, l’ex presidente dell’Anm, e già consigliere a Palazzo dei Marescialli, riteneva ci fosse stato un ritardo nell’iscrizione dopo la trasmissione degli atti dalla Procura di Roma. L’intercettazione si riferisce alla notte del 16 maggio 2019. La conversazione venne registrata dal “trojan” piazzato sul telefono dalla Procura di Perugia. “M’ha detto una cazzata Alberto…“, inveisce Palamara riferendosi probabilmente a una comunicazione di un collega che gli avrebbe fatto capire che l’indagine era stata archiviata. Spina – scrive ancora La Nazione – ribatte: “Non lo so, non ce l’hanno mandata… può essere pure che qualcuno che se ne sta per andare in pensione te la vuole far pagare ed intanto ti manda questa cosa… eh… e poi la richiesta di archiviazione“.
Terremoto Palamara
La vicenda Palamara ha portato, di recente, alle dimissioni i vertici dell’Anm, ma il terremoto si sta riversando anche in politica. Il senatore della Lega Matteo Salvini chiede al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di sciogliere il Csm: “Mi aspetto che colui che comanda il Csm, ovvero il presidente della Repubblica Mattarella, lo sciolga, perchè dopo quello che abbiamo letto, qualche dubbio che la giustizia sia uguale per tutti viene e dunque serve una rinomina con un’estrazione a sorte per tagliare il sistema di potere della magistratura e dare fiato ai tanti magistrati liberi. Il Csm va azzerato, noi faremo una riforma della giustizia in nome del popolo italiano e non in nome di qualche corrente“.
La questione del procuratore generale Valter Giovannini
“Sono sorpreso. Io ho sempre scritto da solo i miei provvedimenti, anche quelli più complessi. Forse é anche possibile scriverli a più mani ma ciò dovrebbe risultare ufficialmente”. Su La Verità, secondo i contenuti delle chat di Palamara è emerso che, nonostante l’estensore della sentenza disciplinare del Csm su Giovannini fosse Luca Palamara, un altro magistrato consigliere, Nicola Clivio, abbia contribuito alla redazione. “A questo punto – dice all’ANSA Giovannini, ex procuratore aggiunto – è urgente chiedere alla Procura di Perugia copia di tutte le chat che in qualche modo mi riguardano“. Il magistrato ha annunciato l’intenzione di chiedere alla Procura umbra, attraverso il suo legale, se vi siano intercettazioni sulla sua vicenda disciplinare, per valutare di chiedere la revisione del procedimento.
Tutti contro Berlusconi
Così il sindaco di Napoli Luigi De Magistris in collegamento alla trasmissione di Giletti: “andavo bene solo se attaccavo Berlusconi”. Nelle chat di Palamara: “dovevo andare contro Berlusconi”. Le vicende legate allo scandalo delle intercettazioni venute fuori dall’inchiesta di Perugia aprono uno squarcio di verità sull’aggressione giudiziaria da parte di certa magistratura contro il Presidente Berlusconi negli ultimi 26 anni.
Caso Palamara in Parlamento
II caso Palamara approderà in Parlamento. Ce lo porterà l’onorevole renziano Cosimo Ferri, che s’era rivolto alla Corte costituzionale ritenendo violate le sue prerogative di deputato quando ha scoperto di essere stato intercettato negli incontri e nei dialoghi via chat con il magistrato indagato per corruzione. Ferri è un giudice in aspettativa, e la Procura generale della Cassazione ha avviato anche nei suoi confronti l’azione disciplinare a causa delle trame imbastite un anno fa per pilotare dall’esterno del Consiglio superiore della magistratura la nomina del procuratore della Capitale, e altri presunti illeciti. Conflitto tra poteri Lui ha sollevato davanti alla Consulta un conflitto di attribuzione tra poteri, sostenendo che le intercettazioni seppure indirette nei suoi confronti sono illegali e quindi inutilizzabili, ma i giudici costituzionali l’hanno dichiarato inammissibile: non spetta al singolo deputato rivolgersi alla Corte, bensì al presidente della Camera su mandato dell’assemblea. Dunque Ferri porrà la questione prima alla Giunta per le autorizzazioni e poi all’aula di Montecitorio, per bloccare l’utilizzo di quelle intercettazioni nel suo procedimento disciplinare.
Chat di Palamara svela rapporti con politici, sportivi, attori
I dialoghi registrati dalla microspia inserita nel telefono di Palamara, assieme alle chat conservate nell’apparecchio sequestrato dai pubblici ministeri di Perugia, sono l’occhio di un ciclone che potrebbe investire gran parte del potere italiano. Contenuti che potrebbero avvalorare il procedimento per corruzione a carico dell’ex componente del Csm e delle azioni disciplinari connesse. Al riguardo il procuratore generale Giovanni Salvi si appresta a prendere le prime decisioni, dopo aver messo al lavoro una squadra di sostituti procuratori per esaminare tutti gli atti appena arrivati da Perugia.
Poi ci sono le relazioni, scrive Corsera, e i contatti extra-giudiziari di Palamara che vanno da politici a personaggi dello sport, da esponenti degli apparati statali a personaggi dello spettacolo.
Approfondimenti che il pool di magistrati al Csm deve fare per scoprire un mondo che nel bene e nel male gestiva nomine e molto altro dell’intera architettura giudiziaria e non solo. Le sorprese che potrebbero emergere e gli attori che potrebbero essere tirati dal vortice dello scandalo saranno sicuramente deflagranti per un sistema di potere che, dopo “mani pulite”, si è riciclato cercando la sponda di magistrati e giornalisti compiacenti. In questo modo tutta la politica, ma anche i governi hanno dovuto subire il “ricatto” indiscriminato dell’avviso di garanzia e della conseguente “strategia del fango”.