(di Francesco Matera) Palazzo Chigi in queste ore è sui carboni ardenti tra la piazza che ribolle e un piano vaccinale che stenta a partire come auspicato con 600mila dosi inoculate al giorno. Urge una risposta forte e credibile al Paese che, a quanto pare, sarà data al prossimo Cdm previsto a metà della prossima settimana. Al vaglio ci sono nuovi ristori e un nuovo scostamento di bilancio, non inferiore a 20 miliardi di euro. Sul fronte dei vaccini c’è il caso AstraZeneca, dopo il pronunciamento dell’Ema sulla verosimile correlazione dei rari casi di trombosi in soggetti ultra sessantenni principalmente di sesso femminile. L’Ente regolatorio europeo ha dato, pertanto, ampia facoltà ai singoli Paesi sulle decisioni da prendere sul vaccino anglo-svedese. Per quanto riguarda l’Italia, in attesa che si pronunci l’Aifa, si studia già la nuova strategia per il piano vaccinale. Draghi ha già fatto intendere che la priorità è la tutela dei più fragili che, dal punto di vista anagrafico, a questo punto saranno i destinatari prioritari del siero anglo-svedese. Quello dell’uso preferenziale agli over 60 e’ una mera raccomandazione da inserire nel bugiardino del siero. Mentre un vero e proprio stop, spiegano fonti ministeriali, potrebbe riguardare le donne sotto una certa eta’. Ma un blocco senza condizioni agli under 60 diventerebbe un problema difficile da risolvere, anche perchè si pone il problema difficile da risolvere in caso di complicazioni sanitarie a centinaia di migliaia di persone già vaccinate con il siero AstraZeneca, proprio in quella fascia d’età tra forze di polizia, forze armate e insegnanti. Draghi sta, quindi, studiando una riprogrammazione della distribuzione dei 4 vaccini a disposizione per l’Italia anche se qualsiasi decisione su AstraZeneca dovrà essere condivisa in stretto coordinamento con l’Ue. L’Europa non può gettare la palla a centrocampo e demandare la risoluzione dell’impasse ai singoli Paesi, ora più che mai è chiamata a trovare soluzioni. Il piano A, per il governo, resta quindi quello di una strategia comune. Non a caso, in occasione della Giornata mondiale della Sanità Palazzo Chigi conferma ufficialmente che il Global Health Summit, organizzato dalla presidenza italiana del G20 con la commissione Ue si terra’ il 21 maggio.
“Il Summit rappresenta un’opportunita’ per condividere le esperienze maturate dalla pandemia di Covid-19, per rafforzare la sicurezza sanitaria ed elaborare e approvare una “dichiarazione di Roma”, sottolinea Draghi. Quello del coordinamento e’ un principio che, nella strategia del governo, va tradotto anche per le Regioni. Domani, alle 17, Draghi vedra’ proprio i governatori. Ufficialmente la riunione e’ convocata per parlare del Recovery Plan ma e’ probabile che, a questo punto, si parli anche di vaccini e riaperture. Su quest’ultimo punto il pressing delle Regioni e’ costante, a partire da quelle governate da esponenti leghisti. “La Lega e’ dalla parte di chi protesta pacificamente e chiede di riaprire le proprie attivita’, a patto che i dati sanitari lo consentano”, insiste Matteo Salvini. In serata è intervenuto anche Luigi Di Maio: “Dobbiamo riaprire l’Italia e dobbiamo farlo in sicurezza”, sottolinea il ministro degli Esteri chiedendo subito il nuovo decreto Sostegni con particolare attenzione alle piccole e medie imprese. Oggi, a Piazza del Popolo, e’ attesa una nuova manifestazione di autonomi e partite Iva. Sulle riaperture c’è anche la linea più prudenziale: “Una road map per le aperture ancora non c’e'”, spiega una fonte governativa. Sui ristori, invece, la settimana prossima il Def dovrebbe essere trasmesso alle Camere e anche a Bruxelles.