Ieri sera un rappresentante di peso del Movimento delle Stelle: “C’è caos ovunque, non si può fare un decreto cosi“.
(di Massimiliano D’Elia) Il decreto aprile, poi maggio è diventato in questi giorni decreto Rilancio con ben 238 articoli. Tanti attori tra politici e tecnici, hanno lavorato per cercare di allocare, distribuire risorse ed accontentare quasi tutte le richieste della maggioranza. Richieste che forse nulla hanno a che fare con il rilancio del Paese. Parlerei, pertanto di un decreto Sussidi, Cerotto, ma anche, per rimanere in tema sanitario, decreto Tampone.
L’immagine che mi passa in mente è quella di un pezzo di carne sanguinante lanciato in una tana di leoni affamati, proprio come purtroppo sta avvenendo con il decreto Rilancio che mette sul piatto ben 55 miliardi, quelli autorizzati dal Parlamento, naturalmente in deficit.
Il provvedimento sarebbe dovuto essere licenziato oggi dal Consiglio dei ministri per il successivo vaglio parlamentare, ma ieri sera ancora fumata nera, forti gli attriti che si registrano tra le varie anime della maggioranza. Probabilmente ci sarà un Consiglio dei ministri questa sera alle 1900.
I renziani sono contrari ad approvare un decreto con la fretta: “In un Paese serio un testo di 238 articoli ha bisogno di più di poche ore per essere messo a punto e approvato”. Malumori al riguardo ci sono anche tra i pentastellati.
Le misure
L’Irap richiesto a gran voce da Italia Viva ma anche da M5S e Pd: “Abboneremo il saldo e l’acconto dell’Irap di giugno alle imprese che hanno avuto un danno evidente”. C’è accordo quasi su tutto, ma mancano all’appello ancora circa 10 miliardi. I punti fermi impegneranno 53 miliardi e interessano l’ecobonus del 110% per le riqualificazioni edilizie, reddito d’emergenza e tutto il sistema dei “bonus”, dagli aiuti alle imprese, con le ricadute delle indicazioni arrivate da Bruxelles sul Temporary framework, e dal pacchetto famiglia.
Il Sole24Ore scrive che sono previsti ulteriori aiuti per imprese e esercizi commerciali fino al potenziamento della sanità militare e ai fondi per i non autosufficienti. Un’istruttoria complicata, insomma, su cui hanno pesato anche alcune grandi incognite, come quella del “soccorso” fino a 10-13 miliardi alle coperture del decreto Marzo per gli ammortizzatori.
Ancora ieri si è discusso molto sul reddito d’emergenza, ovvero sulla temporaneità del contributo variabile dai 400 agli 800 euro, che sarà limitato a soli due mesi. Rimane ancora in sospeso la decisione sull’eventuale incrocio con il reddito di cittadinanza.
Il decreto Rilancio dovrà dare respiro, come detto, anche al decreto Marzo, il “Cura Italia” con cui era stata stanziata per la Cig una dote di 5-6 miliardi ma prima di conoscere l’effettiva durata del lockdown. Servono quindi più soldi che verrebbero attinti dal decreto Rilancio, probabilmente rivisitato al rialzo.
Le risorse per le autosufficienze dovrebbe attestarsi probabilmente a 800 milioni per il biennio 2020-2021. E da affinare è anche il meccanismo per consentire alle Regioni di prenotare, in funzione di copertura di spese sanitarie, per il lavoro e per le imprese, i circa 7-8 miliardi di fondi Ue non ancora spesi e ora forse utilizzabili con il decreto. In piedi vi è anche l’accordo sul voucher baby sitter, spendibile anche nei centri estivi e le risorse per il salvataggio delle compagnie aeree.
La sburocratizzazione del codice degli appalti e l’avvio delle grandi opere pubbliche, oggetto del vero rilancio del Paese, probabilmente non verranno inclusi tra i punti del decreto, spero però di essere smentito dopo aver letto il documento definitivo.