(di Massimiliano D’Elia) Implosione Parigi? Non proprio, ma la vicenda con l’Italia delle ultime ore rende oltremodo insonni le notti a Macron alle prese con imprevedibili frizioni interne politiche e con il calo del consenso per via della contestata riforma delle pensioni.
La Francia non riesce a digerire alcuni punti su cui il governo italiano, guidato da Giorgia Meloni si starebbe muovendo con convinzione per cercare di risolvere annose problematiche, ormai non più sostenibili. Parliamo di migranti. Con le città italiane alle prese con un incremento apparentemente incontrollato dei fenomeni delinquenziali, accentuati dalla presenza di immigrati irregolari e con i centri di accoglienza nei porti di approdo ormai al collasso, Roma tenta tutte le strade per alzare l’asticella dell’attenzione di un fenomeno, quello migratorio, per anni lasciato in mano solo al Bel Paese.
Per questo motivo l’attivismo dell’Italia durante gli incontri bilaterali con i paesi nordafricani, non ultimo l’incontro con il generalissimo libico Kalifa Haftar a Roma, ha toccato nell’orgoglio e nella sostanza i cugini transalpini, smuovendo anche Bruxelles che non può consentire che Italia e Francia riducano ai ferri corti le loro relazioni, per via di un marcato e palese disinteresse comunitario.
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Anche di fronte al Trattato del Quirinale siglato tra Roma e Parigi per favorire congiunture in vari settori di interesse comune la bomba diplomatica innescata dal ministro dell’interno francese Darmian sull’immigrazione, rischia di cancellare o intiepidire le relazioni su altri importanti dossier come quello su Libia, Ucraina e Tim Vivendi.
Parigi non ha digerito la presenza in Italia, di qualche giorno fa, del generale Haftar, mentre Roma non ha ancora mandato giuù il mancato invito al trilaterale di Parigi – Macron-Scholz-Zelensky. Poi c’è il dossier Tim e lo scorporo della rete, con gli azionisti francesi di maggioranza di Vivendi che per ora hanno respinto tutte le offerte. Per fortuna rimangono ancora allineate le convergenze di naura economica-finanziaria da perseguire a Bruxelles su fondi europei e flessibilità e la volontà di favorie politiche industriali di comune interesse.
La gestione dei flussi migratori è per il governo francese anche uno scottante tema di politica interna perchè proprio il ministro Darmian aveva presentato una nuova legge quadro sull’imigrazione mai calendarizzata in Parlamento per le marcate divisioni all’interno della maggioranza sul tema.
Nel frattempo la Corte europea dei diritti umani ha condannato la Francia per trattamenti disumani e degradanti nei confronti di famiglie e minorenni non accompagnati, chiusi per giorni nei centri di detenzione preventiva. Sono undici le sanzioni inflitte a Parigi per violazione dei diritti alla libertà e alla sicurezza delle persone. Il direttore generale dell’Ufficio francese dell’Immigrazione e dell’integrazione, Didier Leschi ha constatato che che sulle oltre 42 mila persone sbarcate in Italia dall’inizio dell’anno circa la metà sono di nazionalità di paesi dell’area francofona subsahariana che vogliono entrare in Francia.