Secondo quanto riportato dall’agenzia Nova, decine di politici europei hanno firmato una lettera al presidente cinese Xi Jinping per chiedere il rilascio immediato e incondizionato di Gui Minhai, un cittadino svedese arrestato il mese scorso su un treno ad alta velocità diretto verso Pechino. Martedì il quotidiano britannico “The Guardian” ha rivelato che Gui, la cui piccola casa editrice ad Hong Kong pubblica piccoli libri polemici nei confronti dell’establishment politica cinese, era in viaggio con il console generale svedese a Shanghai, Lisette Lindahl, al momento del suo arresto da parte di agenti in borghese. Più tardi l’ambasciatore svedese in Cina, Anna Lindstedt, è stata informata dalle autorità cinesi che Gui, cittadino svedese dal 1992, è sospettato di aver violato segreti di Stato.
Già nel 2015, Gui era sparito da una sua casa vacanza in Thailandia, per poi ricomparire sotto la custodia delle autorità cinesi; il caso aveva allarmato i governi europei, perchè creava un precedente inquietante: il sequestro extra-giudiziale di un cittadino europeo da parte delle autorità cinesi. La lettera inviata ieri al presidente cinese, che include tra le altre le firme di parlamentari svedesi, tedeschi, britannici, ungheresi, italiani, portoghesi e spagnoli esprime una “forte condanna” dell’arresto di Gui e chiede che l’uomo “sia tutelato dalla tortura e da altri abusi”. “Gui non è il primo cittadino europeo detenuto ingiustamente in Cina, ma aspiriamo a farne l’ultimo”, recita la missiva, che imputa anche a Pechino “una preoccupante tendenza alla repressione” in spregio delle norme nazionali e internazionali. Il quotidiano “Global Times”, affiliato al Partito comunista cinese, ha replicato accusando l’Ue di enfatizzare il caso per ragioni politiche, e i media britannici di attaccare il sistema giudiziario cinese.