Marco Girardo su Avvenire ha risposto a un lettore che chiedeva informazioni sulla “Libra”, la moneta elettronica che vorrebbe utilizzare facebook per favorire le transazioni sulla piattaforma “social” più famosa e utilizzata al mondo.
Libra, ma cos’è?
E’ una criptovaluta coniata da Facebook il cui fatturato è stimato al Pil di un paese come la Croazia, può contare su due miliardi e mezzo di potenziali utenti.
Si tratta in effetti di un cambiamento epocale che pone il sistema finanziario globale di fronte una nuova stimolante sfida. La libra di Facebook, criptovaluta basata sulla tecnologia blockchain, non è una novità assoluta. Esistono già il bitcoin e i suoi emuli, utilizzati tuttavia in prevalenza come investimento speculativo anche per l’elevatissima volatilità del cambio con il dollaro. Il colosso digitale Usa vorrebbe invece imporre la propria divisa algorítmica quale sistema di pagamento. Magari attraverso la (sua) applicazione Whatsapp, così da intercettare quel miliardo e mezzo di persone nel mondo che non hanno un conto corrente, ma possiedono invece uno smartphone.
Zuckerberg non ha deciso di “battere moneta” virtuale per beneficenza: lo fa esattamente per intercettare questa fetta di mercato e rimodulare di conseguenza la struttura dei ricavi del suo colosso, colpito negli ultimi tempi dalla crisi di credibilità legata allo scandalo sull’utilizzo dei dati personali degli utenti.
Se la pubblicità rappresenta infatti ancora oggi il 98% del fatturato da 60 miliardi del primo social network al mondo, la piattaforma cineseWeChat ha già portato al 60% i ricavi proprio da servizi di pagamento. Ecco perché Facebook ha bisogno di renderne stabile il valore della criptovaluta: se devo garantire la possibilità di effettuare transazioni frequenti di portata limitata con uno scambio gratuito di denaro tra pari, la libra non potrà certo valere un dollaro oggi e 50 centesimi domani.
Sarebbe in tal caso una moneta inutilizzabile.
Libra viene quindi concepita come una “stablecoin.” e cioè una criptovaluta basata su un paniere delle principali valute mondiali, in pratica, una moneta virtuale coperta da riserve reali. Per garantirne, appunto, stabilità, copertura e liquidità. È questo il mestiere che fanno nelle economie moderne le Banche centrali. Autorità indipendenti e non lobby bancarie, perché non si può e non si deve dimenticare che il sistema dei pagamenti è un servizio pubblico. Facebook, è vero, ha arruolato dei partner. A partire da Mastercard e Visa. Ma a governare il progetto Libra sarebbe comunque un pool di soggetti privati ingaggiati (a pagamento) da un’azienda a vocazione monopolistica globale. Una società per azioni grande e forse più potente di uno Stato. Da ciò deriva un secondo ordine di problemi inerenti la privacy.
Facebook, per evitare sin dall’inizio critiche in tal senso, ha preso le distanze dalla gestione diretta, affidando la gestione di Libra a un’omonima associazione non profit.
Sarà sufficiente per garantire la protezione dei dati personali?
Come ricorda spesso uno studioso dell’evoluzione tecnologica, Evgeny Morozov, «quando tutto ciò che facciamo produce tracce digitali, chi controlla quelle tracce controlla ciò che facciamo».
Transazioni in contanti e evasione fiscale
L’Italia è nel 2019 al trentaduesimo posto tra le trentacinque peggiori economie al mondo per dipendenza dal contante. Ogni 100 euro di “pagamenti”, oggi, 86 sono “cash”.Anche per questa ragione, andando a braccetto – come è stato ampiamente dimostrato – sommerso e utilizzo del contante, ogni anno nel nostro Paese – altro triste primato – si evadono quasi 36 miliardi di Iva.
Basterebbero tra l’altro a disinnescare con ampio margine le famose clausole di salvaguardia.
Non solo: la Guardia di Finanza ha scovato in 17 mesi più di 13mila italiani non hanno mai pagato un euro di tasse, ma hanno evaso 3,4 miliardi di Imposta sul valore aggiunto. Ci confermiamo cioè ostinatamente un Paese in cui pochi onesti pagano troppe tasse per i troppi furbi che le evadono. È un enorme piaga sociale, un virus che ha attaccato la natura del nostro senso civico e che infetta l’economia e frena la crescita.