Nascere prima che siano terminati i canonici nove mesi di vita intrauterina non è un privilegio. E’, invece, nascere piccolo e fragile: prematuro, pretermine.
(di Nicola Simonetti) In Italia, circa il 7% dei neonati nasce prematuro, cioè 35.000 l’anno: bambini che iniziano la propria vita in salita perché hanno bisogno di più cure, sostegno e attenzione. Essi non sono tutti uguali e hanno bisogno di un’assistenza tanto maggiore quanto più bassa è la loro età gestazionale, con un approccio individualizzato delle cure, più o meno impegnative a seconda dei casi.
Ma non per tutti sono disponibili risorse umane, ambientali, strutturali, attrezzature idonee. La disuguaglianza, le differenze regionali nel percorso assistenziale imperano in un’Italia con 2O servizi sanitari regionali con discrepanze tra loro a discapito specie del Sud. E, queste diversità hanno un impatto sullo sviluppo, sull’equilibrio del neonato e della sua famiglia.
Occorre distribuire meglio ed aumentare le risorse destinate, riorganizzare la rete ma anche – ha detto Mauro Stronati, past president della Società italiana di neonatologia (SIN), all’incontro che ha dato inizio alla “Campagna T-PROTEGGO per difendere i diritti dei neonati prematuri” -diminuire il numero di punti nascita a favore di quelli di più grandi dimensioni per aumentare gli standard di sicurezza. È il momento di realizzare una vera sinergia a livello nazionale, finalizzata a migliorare la salute del bambino nato prematuro e ad assicurare un adeguato sostegno socio-sanitario alle famiglie. Un percorso che coinvolge in primo luogo i genitori, ma che deve prevedere la partecipazione attiva anche delle Istituzioni”.
Una ricerca Doxapharma ha rilevato che un terzo dei genitori giunge al parto senza aver mai sentito parlare del problema e che, anche, chi ne sia stato informato, vi giunge impreparato. La mamma, di solito, vive un senso di colpa rimproverandosi di non essere riuscita a far “durare” nove mesi la gravidanza. Conflitto interno, preoccupazione, dubbio, ansia, terrore, paura pervadono la coppia come rilevato dalle “confessioni” fatte via web.
Il medico e l’altro personale sono, in genere, numericamente insufficienti per dedicare alla coppia il tempo necessario per spiegare, far comprendere, aiutare, fugare dubbi e sensi di colpa, sorreggere psicologicamente. Il 57% dei genitori sente mancanza di supporto psicologico e 41% ritiene necessario un aiuto nella gestione dei primi anni del bambino.
“La Campagna lanciata da Vivere onlus e Società neonatologia in collaborazione con AbbVie – dice il prof. Fabio Mosca, presidente SIN – vuole riaccendere il dialogo tra istituzioni, reparti, associazioni di genitori per una migliore e più omogenea assistenza e gestione del neonato pretermine anche nel tempo (controlli periodici, almeno fino ai 3 anni di vita).
Le esigenze e richieste sono state illustrate da Martina Bruscagnin, presidente Vivere onlus che, nel Coordinamento nazionale, raggruppa 45 Associazioni di genitori di bambini nati prematuri e fa parte della Fondazione europea di tutte le associazioni per la neonatologia d’Europa e oltre. Pubblicati il “Manifesto dei diritti” di questi bambini. Ricordate, inoltre le Raccomandazioni del Ministero della salute del 12.5.2016
“Strategie di prevenzione, elevata qualità assistenziale e follow-up prolungato dopo la nascita rappresentano alcuni dei punti cardine da sviluppare. ABBVIE – dice l’AD Fabrizio Greco – è da sempre impegnata in programmi di partnership volti ad individuare soluzioni concrete e sostenibili”.
Testimonial della Campagna, Andrea Lucchetta, ex campione pallavolista che ha detto “Come “proteggo” un pallone in difesa o lo colloco in palleggio, chiedo a tutti di proteggere i diritti di questi neonati postando sul social, foto, video o storie utilizzando l’hashtag #Tproteggo, per accendere l’attenmzione sulle relative problematiche”.