No ad una scissione dolorosa e no alla conta nel partito. Domani alle ore 18.00, nella sede del partito a via del Governo Vecchio, la già sospesa direzione di Alternativa popolare, convocata ben due settimane fa e che aveva già subito uno slittamento. Dopo una riunione durata poco più di due ore, con alle spalle però due segreterie politiche svoltesi nel week end quasi nell’assoluta segretezza, il travaglio interno del partito di Angelino Alfano non ha trovato una fine. Le due anime contrastanti, quella guidata da Beatrice Lorenzin e quella di Maurizio Lupi, non hanno rinunciato alle proprie posizioni, e benché il ministro abbia lavorato negli ultimi giorni a una soluzione ‘unitaria’, il risultato è sempre lo stesso: parte di Ap vuole proseguire con l’esperienza di governo e allearsi alle prossime elezioni con il Pd, mentre l’altra intende terminata questa fase e vuole correre da sola guardando e rivolgendosi al centrodestra di Silvio Berlusconi. Nel corso della direzione sono emersi “un dissenso e posizioni politiche diverse” spiega Fabrizio Cicchitto ed è stato dato mandato ai tre fondatori di trovare una strada per una “separazione consensuale”. Maurizio Lupi, Beatrice Lorenzin, lo stesso Cicchitto, e al vice coordinatore nazionale, Tonino Gentile, presenteranno domani un documento unitario che salvaguardi le due coerenze politiche emerse nella discussione di oggi: una di appartenenza alla propria storia politica e alla nascita del partito e l’altra di prosecuzione nell’azione riformista di governo, iniziata cinque anni fa”. La strada insomma è già tracciata con Lorenzin e i suoi verso i ‘Centristi per l’Europa’ di Pier Ferdinando Casini e in coalizione con il Pd, mentre Lupi mira a una ‘modello Lombardia’ da riproporre anche alle prossime elezioni. “Io continuo a lavorare per giungere a una posizione unitaria dentro Alternativa popolare – dice il ministro della Salute – forza trainante dei moderati, che deve guardare al futuro ed essere interprete dei cambiamenti in atto e dei bisogni concreti dei cittadini”. “Ora ci stiamo dividendo sulla prospettiva delle nuove rotte – conferma invece Lupi – Personalmente penso che oggi serva una proposta seria, moderata, liberale, alternativa al Pd”.
Niente voto quindi, anche perché non è stata presentata alcuna mozione, e ancora una notte per riflettere. La spaccatura ormai è stata digerita, ma guai a chiamarla scissione. E sullo sfondo, praticamente fondamentale, è lo stesso simbolo del partito che per statuto appartiene al presidente, Angelino Alfano. Fonti interne spiegano infatti che in caso di voto e qualora il leader fosse trovato in minoranza, sarebbe stato costretto a dimettersi, perdendo così la possibilità di portarsi dietro il nome di Alternativa popolare. Le voci su questo tema sono però contrastanti, c’è chi non scommetterebbe neanche un centesimo sulla volontà di Lupi di presentarsi al centrodestra con un ‘marchio’ nato a sostegno della sinistra e che ha governato con Matteo Renzi. Ecco allora che il rebus da sciogliere rischia di essere semplicemente quello ‘legale’ e legato ad Ap.