(di Andrea Pinto) Il sito di Asia Nikkei ha riportato che Gli Stati Uniti hanno intenzione di spendere nei prossimi sei anni 27,4 miliardi di dollari in armamenti per rafforzare la loro deterrenza convenzionale contro la Cina, stabilendo una rete di missili di precisione lungo la cosiddetta prima catena di isole nel teatro indo-pacifico.
L’esigenza è scaturita in seguito alla crescente attività cinese intorno a Taiwan e nei mari della Cina orientale e meridionale.
Il progetto denominato Pacific Deterrence Initiative è stato presentato al Congresso dai militari del Comando indo-pacifico degli Stati Uniti.
“Il più grande pericolo per il futuro degli Stati Uniti continua ad essere l’erosione della deterrenza convenzionale“, afferma il documento. “Senza un deterrente convenzionale valido e convincente, la Cina è incoraggiata ad agire nella regione e a livello globale per interferire negli interessi degli Stati Uniti. Man mano che l’equilibrio militare dell’Indo-Pacifico diventa più sfavorevole, gli Stati Uniti assorbono rischi aggiuntivi che potrebbero incoraggiare gli avversari a tentare unilateralmente di cambiare lo status quo. “
In particolare il progetto prevede la messa in campo di una forza congiunta integrata con missili per attacchi di precisione a ovest lungo la prima catena di isole e una difesa missilistica aerea integrata nella seconda catena di isole, un modo per preservare la stabilità e, se necessario, sostenere operazioni di guerra per lunghi periodi.
La prima catena di isole è costituita da un gruppo di isole tra cui Taiwan, Okinawa e le Filippine, che la Cina considera la prima linea di difesa. La strategia “anti-accesso / negazione dell’area” di Pechino cerca di spingere le forze americane fuori dai mari della Cina orientale e meridionale all’interno della prima catena di isole.
La Cina cerca anche di impedire alle forze statunitensi di avvicinarsi alla “seconda catena di isole” nel Pacifico occidentale, che va dal Giappone sud-orientale fino a Guam e dal sud all’Indonesia.
Il Comando Indo-Pacifico ha chiesto finanziamenti già a partire dal FY 2022 per 4,7 miliardi di dollari, il doppio dei 2,2 miliardi stanziati per la regione nel FY 2021, andando molto vicino al budget stanziato ogni anno per la deterrenza contro la Russia pari a 5 miliardi di dollari.
Il totale in sei anni saranno 27,4 miliardi i dollari impiegati sul versante indo-cinese, con finanziamenti già a partire dal FY 2020.
In un discorso al think tank American Enterprise Institute di Washington giovedì, l’ammiraglio Philip Davidson, comandante del Comando indo-pacifico degli Stati Uniti, ha detto che ci sono forti preoccupazioni per i prossimi sei anni come periodo in cui la Cina potrebbe cercare di cambiare lo status quo nella regione, come sta cercando di fare con Taiwan.
Il progetto ha detto l’ammiraglio è strutturato per “concentrare le risorse su capacità militari vitali per scoraggiare la Cina“. “I requisiti delineati in questo piano sono specificamente pensati per scoraggiare i potenziali avversari a qualsiasi azione militare perchè troppo costosa per controbattere la potenza militare americana nell’area”.
Il progetto sarà sicuramente discusso con i nostri legislatori e con i paesi che saranno coinvolti nella sua attuazione. In passato la Cina si è opposta ai tentativi statunitensi di posizionare scudi missilistici nei paesi alleati, in particolare nella Corea del Sud. Gli Stati Uniti hanno comunque già circa 132.000 militari di stanza nell’Indo-Pacifico, secondo un white paper della difesa giapponese.
Il piano militare prevede “reti missilistiche per attacchi di precisione altamente resistenti lungo la prima catena di isole“. Ciò comporterà l’impiego di un uso esteso di batterie terrestri con missili convenzionali, è stato escluso l’uso di testate nucleari su tali missili a corto e medio raggio.
Gli Stati Uniti in passato hanno sempre basato la loro strategia sull’impiego di forze navali e aeree. Durante la crisi dello Stretto di Taiwan del 1996, gli Stati Uniti hanno inviato diverse portaerei per proiettare una forza militare travolgente come deterrente.
La Cina oggi però possiede un arsenale missilistico diversificato in grado di bloccare una eventuale avanzata militare statunitense all’interno della seconda catena di isole. Ciò rende meno efficacie la precedente strategia degli Stati Uniti basata solo sulla Marina e sull’Aeronautica.
La Cina nel suo arsenale ha la disponibilità di circa 1250 missili terrestri a raggio intermedio, un arsenale che oggi il Pentagono non appare avere nelle sue dotazioni. Questo importante divario è dovuto al Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio, che ha vietato lo sviluppo di missili terrestri con distanze comprese tra 500 km e 5.500 km. L’accordo è però scaduto nel 2019.