(di Francesca Proietti Cosimi) Lo ha fatto Pif scendendo in campo con i disabili a Palermo e, contattata da uno di loro, Marina Paterna non si tira indietro. Dichiara infatti che tra gli invalidi della città di Palermo ci sono esempi di grande dignità umana. Uno di loro è Giovanni Vaccarella, figlio di Ninni Vaccarella, campione e pilota della storica Targa Florio e aggiunge: lui e tanti altri meritano tutto il nostro sostegno.
È stato proprio Giovanni a scrivermi del disagio che sta vivendo e tutto questo per chiedermi di porre all’attenzione mediatica su un fatto che lo coinvolge in prima persona relativamente ai tagli delle pensioni dei disabili da parte della regione. Inizialmente erano stati stanziati 1500 euro a disabile, poi diventati 1200, e da Agosto addirittura zero. Zero poiché molti di loro non percepiscono più sussidi da mesi. Ad alcuni, invece, sono stati prima dati e poi improvvisamente tolti o ridotti. C’è il caso di due fratelli disabili ormai orfani. Io mi chiedo, come fanno ad andare avanti? Perché proprio a loro vengono tolti tutti i diritti legati alla minima dignità umana? Proprio a coloro che hanno spese gravose per la loro assistenza? Come si fa a restare indifferenti?
Rischia di restare senza sostegno infermieristico in casa per una serie di giorni e di restare solo. A causa di mancanza di assistenza. È inammissibile. Mi chiedo non esiste un servizio che si occupi dei disabili quando coloro che se ne prendono cura ogni giorno hanno giustamente bisogno di dedicarsi alla loro vita? Chiedo aiuto e solidarietà a tutto il popolo Palermitano. Sono una di voi, lui è uno di noi.
Ci racconta la storia di Giovanni?
Giovanni cresce nel mito e con la passione del padre e un giorno, durante alcune prove libere sul circuito di gara, in una curva resta vittima di un gravissimo incidente. Giovanni, proprio là dove il padre vinse più volte la Targa Florio, perde l’uso degli arti inferiori e parte di quelli superiori.
Ho ricevuto la richiesta di sostegno da Giovanni quasi un mese fa. Ma non sapevo da dove iniziare. Mi sono paralizzata davanti tanta umanità che mi chiedeva aiuto. Succede quando vuoi, vorresti fare qualcosa di gigante, di immenso ma sei lontana e l’unica cosa che puoi fare è farti da portavoce.
Ci dica, soltanto se la sente, quali sono le parole che lui ha usato per chiederle un supporto.
Preferisco leggervele per non cambiare neanche una virgola. Non se lo merita. Ha tanta dignità nel cuore e tanta sensibilità e l’unica cosa che vorrei poter fare adesso è abbracciarlo.
Non è facile per me ma immaginate, anche solo per un secondo, per lui cosa si provi a chiedere di tendergli una mano.
Quanta umiltà ci vuole? Quanta forza? Quanto coraggio?
Ci legga le sue parole.
“È veramente un periodo terribile x me… non avrei mai e poi mai immaginato, nonostante siano trascorsi 25 anni dal mio incidente, di quanto io debba dipendere dagli altri x potermi alzare la mattina e la sera poi, nuovamente, rimettermi a letto. Cose che sembrano banali x chi sta in piedi ma chi è un tetraplegico, come me, necessita ogni giorno di cure costanti. È diventato molto difficile trovare persone… poi ci si mettono alcuni problemi fisici e controlli necessari che devo fare per la mia salute. Io veramente ci provo a vivere dopo tutto quello che ho avuto, continuerò sempre ad amare il Motorsport trasmesso da mio padre ma qui ci vuole un fegato d’acciaio e di più ed io mi sento mollare…”
Sono parole forti. È una richiesta di aiuto di chi sente che sta perdendo le forze. Ha detto di aver ricevuto questo messaggio quasi un mese fa. Come si è sentita?
Come mi sento adesso, impotente. Mi sento scoraggiata davanti all’evidenza di non essere fisicamente accanto a lui. Credo che meriti tanto quest’uomo. L’ho conosciuto, ho parlato con lui, ho visitato casa sua e l’unica cosa che sono riuscita a fare è stato dargli un abbraccio ed ascoltarlo, ma anche io avevo bisogno di nutrirmi di lui e della sua storia per capire il suo profondo disagio. Giovanni ha tantissimo da dare e da insegnare a tutti noi. Ricordo che ero lì a fargli mille domande, seduta prima accanto a lui, poi, come una bambina incuriosita, ai piedi della sua carrozzina. Mi sono sentita fortunata a poter decidere come star seduta e terribilmente in colpa perché lui non poteva farlo. E proprio lì per terra mentre lo guardavo dal basso verso l’alto mi sono sentita al posto giusto.
Mentre gli facevo mille domande vicino le coppe vinte da suo padre, mi chiedevo come potesse sentirsi nel vedere tanto splendore luccicare di riflesso sotto i suoi occhi.
Vedere e guardare le persone, sempre dal basso della sua carrozzina, verso l’alto. Come ci si sente, invece, a guardare tutti alla tua altezza da seduto? Impotente. Ma Giovanni combatte, lo fa ogni giorno e non vuole compassione. Chiede solo aiuto.
Io credo che ci voglia grande umiltà a non guardare nessuno dall’alto verso il basso ogni giorno. Penso ci voglia una grande dignità a saper chiedere aiuto come Giovanni riesce a fare.
In genere opera sui social? È possibile o semplice raggiungerlo?
Si, è attivissimo sui social. Giovanni chiede aiuto ma non solo, condivide anche momento di gioia, esternando sulla sua pagina Facebook tutti i suoi pensieri come fossimo tutti amici, anche gli estranei. Io lo apprezzo tanto. Racconta del suo disagio senza vergogna, insegnando a noi quali sono i veri problemi.
Cosa chiede Marina Paterna, oggi, ai suoi concittadini?
Faccio appello a tutti gli operatori sanitari, a tutti gli infermieri che possano essere liberi. Vi prego, bussate, prestate anche solo un’ora ciascuno ad un uomo che nei giorni a seguire per alcuni giorni rischia di restare solo senza assistenza in casa. Vi prego aiutatemi a diffondere la voce.
Se Ninni Vaccarella, il Preside volante, è stato il pilota che tutti abbiamo osannato, è l’ora di dimostrarlo. Vi prego, unitevi a me e spargete la voce.
Vi lascio con le sue ultime parole: “Perdere l’uso delle gambe è stato un dolore immenso. Continuerò sempre ad amare il Motorsport trasmesso da mio padre ma qui ci vuole un fegato d’acciaio e di più ed io mi sento mollare…”
Desidera aggiungere e dirgli qualcos’altro?
Sì. Giovanni ti chiedo di perdonarmi se sono troppo lontana ma una cosa devi ricordarla: Vicina o lontana io sono con te. Sempre!