(di Mario Galati) Il 13 giugno di 85 anni fa Colleferro fu elevata al rango di Comune autonomo con una popolazione iniziale di 3.001 abitanti. Una “promozione”, si disse allora, per soddisfare le legittime aspettative del suo padre fondatore Leopoldo Parodi Delfino che sui terreni di Colleferro Scalo, fino ad allora ricadenti nel Comune di Valmontone, creò con il senatore Giovanni Bombrini la Bombrini Parodi Delfino: la B.P,D. una delle più grandi industrie nazionali che arrivo ad occupare fino a 16.000 dipendenti.
In effetti la scelta di elevare Colleferro a Comune autonomo fu dettata dalla necessità di mettere ordine su un territorio ricadente in ben 3 Comuni. Segni Scalo pur prendendo il nome della confinante cittadina lepina apparteneva territorialmente al Comune di Valmontone; il centro cittadino ricadeva invece sotto la giurisdizione del governatorato di Roma: Colledoro faceva invece parte dei territori di Paliano e Genazzano. Come racconta l’allora primo parroco della parrocchia di Santa Barbara don Umberto Mazzocchi nel suo libro “Colleferro dal borgo alla città industriale” : “Data l’appartenenza della parrocchia a più Comuni mi ritrovavo nella necessità di dover inviare gli atti dei matrimoni celebrati a Santa Barbara al Comune di Roma e quelli celebrati a San Gioacchino al Comune di Valmontone. Così pure dicasi per i morti e delle relative sepolture“.
Per gestire il primo mese di attività del nuovo Comune di Colleferro fu nominato commissario prefettizio lo stesso Leopoldo Parodi Delfino che fu poi rilevato nell’incarico dal rag. Donato Dall’Alpi e successivamente da Aurelio Gaipa. In attesa di un nuovo commissario prefettizio, il podestà non fu mai nominato, Parodi ebbe di nuovo l’incarico di commissario prefettizio, incarico dal quale chiese subito di essere rimosso per evidenti impegni di lavoro. Venne allora nominato commissario prefettizio , il 15 giugno 1940, il cav, Uff. Dr. Arturo Jafrancesco dirigente del locale commissariato di pubblica sicurezza con un’indennità mensile di lire 750 lorde. Jafrancesco resse l’incarico fino al 27 maggio del 1944 quando i tedeschi se lo trascinarono dietro in ostaggio con altri dirigenti e tecnici della B.P.D.