Politica estera italiana, questa sconosciuta
Ma davvero oggi la classe politica italiana ha interesse a difendere oltre i confini del Paese gli interessi nazionali? È sotto gli occhi di tutti che alla nostra Nazionale manca una Politica Estera
A questa domanda ha risposto Michele Marsiglia in un articolo pubblicato su “Lindro.it”
Ormai è da tempo che la Politica Estera italiana, da diversi Governi, è sempre più sotto la lente di ingrandimento e, se proprio vogliamo giocare con il significato delle parole, la lente serve per scovare e intravedere, una politica estera.
Ebbene sì, una linea di mercato, di tattica, di diplomazia e soprattutto di rapporti che porta un Paese e, per nostro caso l’Italia, all’estero; costruisce continuamente e detiene rapporti, aiuta le aziende in mercati non locali e funge da ponte istituzionale con altri Paesi.
Proprio quanto appena detto manca all’Italia.
Le azioni politiche dei diversi partiti che si sono succeduti negli ultimi 10 anni, poveri di una politica interna e di campagne elettorali efficaci alla conquista del voto da parte del cittadino, hanno portato gli stessi leader e le forze politiche di qualsiasi schieramento a focalizzare l’attenzione della propria missione solo ed esclusivamente sulla politica interna che, per chiamarla tale dovrebbe comunque essere ben fatta.
Certamente chi scrive non è persona delegata, né tantomeno indicata, per criticare o quantomeno dare dei giudizi in merito, se non a livello personale, ma sicuramente le problematiche che riscontriamo nel nostro lavoro quotidiano, ed in quello che è il comparto petrolifero, ne sono evidenza oggettiva.
Quotidianamente, e da diversi anni, attraverso l’attività istituzionale che portiamo avanti con FederPetroli Italia, il confronto continuo con l’estero è stata la linea di azione dove si è più investito, essendo il settore energetico un grande braccio che senza l’interlocuzione e l’attività in altri paesi, non potrebbe esistere.
È sotto gli occhi di tutti che alla nostra Nazionale manca una Politica Estera, non solo logistica e di presenza da parte dei ministri o cariche istituzionali deputate a tale scopo, ma manca anche il pronunciarsi su temi, argomenti, decisioni dove l’Italia è, o meglio, potrebbe essere voce dominante.
Quando assistiamo a tali mancanze, l’astuzia di vari politici e deputati agli incarichi è quella di‘scaricare il barile’ sulla Diplomazia, sul Corpo Diplomatico, sui Capi Missione, sulle Ambasciate Italiane in giro per il Mondo. Un comodo strumento di responsabilità che esonera immediatamente i delegati istituzionali ‘in quota politica’ e, rimanda il tutto a chi di carriera ha scelto gli Affari Esteri.
La famosa Diplomazia Italiana, la tanto criticata, la tanto oscura agli occhi del normale cittadino, quella diplomazia che più che mediare, deve mantenere l’equilibrio tra l’Italia ed il resto del Mondo, deve smussare, mediare, far capire, aggiustare e calmare, il più delle volte gli animi e le menti dei rappresentanti all’estero e fungere da maschera di bellezza continua al nostro Paese.
Negli ultimi anni, imbarazzanti momenti sono stati il caso dei Marò in India e lo scandalo Finmeccanica, il caso Regeni in Egitto, in Libia con l’allora Ambasciatore Perrone (oggi all’Ambasciata d’Italia in Iran) ed in queste settimane con le due fazioni rivali di Haftar e al-Sarraj (è notizia di queste ore le forze del Generale Khalifa Haftar hanno iniziato una massiccia offensiva per l’avanzamento su Tripoli), per non parlare della situazione di estradizione di Cesare Battisti in Brasile e, non ultime le vicende di questi giorni in Iraq, potremmo continuare l’elenco numeroso, ma non possiamo non citare come l’ex Ministro dell’Istruzione italiana, On.le Lorenzo Fioramonti, durante il Cop25 a Madrid, in un intervento su uno dei tanti obiettivi di eco-sostenibilità futuri del Pianeta, innanzi ad una platea internazionale, e in rappresentanza delle Nazioni Unite, si è espresso con dichiarazioni imbarazzanti su quello che l’azienda energetica di Stato italiana, ovvero l’ENI dovrebbe fare del proprio core-business, ovvero abbandonare il Petrolio e le Esplorazioni.
Dichiarazioni che anche se pronunciate da un Ministro dell’Istruzione, che più che competenza estera ha prettamente un ruolo interno al Paese, sono di elevata rilevanza e rientrano in una linea di immagine e di Politica Estera più diretta.
Lascia ovviamente pensare che i media nazionali italiani hanno riportato ben poco di quanto accaduto a Madrid su ENI, evidente segnale di una poca valenza ed attenzione in Politica Estera e sicuramente nella figura del Ministro competente.
Un tempo la politica estera era gestita anche per promuovere le eccellenze di un Paese, parlo di prodotti, servizi e della struttura industriale strategica, al fine di essere promotori all’estero e di attirare investimenti nella propria nazione.
Nel nostro caso, una volta si andava all’estero per promuovere l’ENERGIA, esempio la realizzazione di gasdotti tra un Paese e l’altro, non a caso, ricordo con immensa emozione Enrico Mattei, gli interessi dell’ENI. A quell’epoca un Signore chiamato Giulio Andreotti, parliamo del 1972, salvaguardava con un Politica Estera Mediterranea gli interessi nazionali, con il famoso principio di ‘Mediterraneo Allargato’, bacino di idee e diplomazia che coinvolse diversi Paesi in un interconnessione di business reale, Medio Oriente, Caucaso, Asia Centrale, ognuno nella cura dei propri interessi nazionali.
Lo stesso Giorgio La Pira durante i suoi viaggi, intavolò colloqui con Egitto, Sudan, Marocco, Algeria, Angola, Mozambico, Congo, Somalia, Giordania, Argentina, Etiopia, Iran, Bolivia, India, Pakistan, Arabia Saudita, Ghana, Libia, Nigeria e tanti altri Paesi.
Oggi un’azienda come ENI che è presenza e rappresentanza all’estero dell’Italia, nel ruolo geopolitico che riveste è messa a rischio del ridicolo, da parole vane e prive di significato in questo contesto industriale, e per di più da un rappresentante delle istituzioni. Quell’ENI, presente in 67 Paesi del mondo, con operazioni appena iniziate nell’Oil & Gas internazionale e con importanti stakeholder coinvolti.
Ecco cosa vogliamo aiutare a capire attraverso queste righe, manca una Politica Estera, quando non esiste un coordinamento di GOVERNO si diventa automaticamente dilettanti allo sbaraglio e tutti parlano di tutto, non curanti di una poca correttezza nei confronti di colleghi o di chi è deputato a tali funzioni, per non parlare del comparto produttivo di una Nazione.
L’immagine di un Paese all’estero, sembrerà strano, ma è più importante del Paese stesso, la rappresentanza istituzionale all’estero è un clone che deve essere parte integrante di quel Paese ospitante, adeguandosi, con grande lavoro diplomatico, a viaggiare su binari ‘quasi’ paralleli in tema di politica, nel mondo sociale ed economico.
Forse dovremmo tutti farci una domanda: ma davvero oggi la classe politica italiana ha interesse a difendere oltre i confini del Paese gli interessi nazionali?
Penso che oggi manchi una chiara visione pubblica, insieme a quella industriale imprenditoriale, i POLITICI della Prima Repubblica puntavano ad un sapere tecnico, non trascurando il delicato e vitale aspetto Geopolitico. Oggi lascio a voi, la più libera interpretazione, della nostra Italia.