Gli investigatori della Polizia di Stato in servizio presso il Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale della Liguria, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova, hanno eseguito la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di una 42enne straniera ritenuta il terminale italiano di un’articolata organizzazione dedita alle frodi informatiche, alla ricettazione ed al riciclaggio, e il deferimento all’Autorità Giudiziaria di altri soggetti, ritenuti suoi complici, per tutti fatta salva la presunzione di innocenza.
La donna era già stata arrestata a Genova dalla Polizia Postale nell’ottobre 2021 ma nonostante ciò aveva continuato a commettere reati, anche dagli arresti domiciliari, e per queste ragioni era stata nuovamente condotta in carcere nel giugno 2022.
Trascorsa la seconda carcerazione, era stata nuovamente collocata in regime di arresti domiciliari presso un’associazione di volontariato del centro genovese impegnata nel recupero dei detenuti, ma aveva ripreso i contatti con i propri complici e ricominciato a delinquere.
La lunga attività di analisi forense dei dispositivi informatici sequestrati in occasione della seconda perquisizione eseguita dagli esperti della Polizia Postale ha permesso di sbloccare i numerosi telefoni e dispositivi in uso alla 42enne, che aveva sempre rifiutato di fornire le password di accesso, permettendo così di avere un quadro ancora più ampio della portata delle sue condotte illecite.
In particolare, nonostante la risolutezza a eludere le investigazioni e cancellare le prove a proprio carico, sono state trovate numerose evidenze di conti aperti fraudolentemente e di carte di credito emesse oltre che in Italia in diversi stati europei e negli Usa oltre a quelle reperite nel darkweb.
La donna, oltre ad aver mostrato elevatissime competenze informatiche, ha dimostrato una particolare dimestichezza dei prodotti economico finanziari di numerosi Paesi e ne ha sfruttato le diverse legislazioni per aggirare i controlli antifrode europei.
Il provento delle attività criminose, stimato in diversi milioni di euro, è stato in parte investito in cryptovalute.
Nel corso della perquisizione domiciliare, gli esperti della sezione Financial Cybercrime della Polizia Postale hanno sequestrato numeroso materiale, tra l’altro reperito durante la detenzione domiciliare, che è tuttora sottoposto ad esame per ulteriori risvolti investigativi.
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