Oggi la Polizia di Stato di Catania ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura custodiale, emessa in data 20.11.2023 dal G.I.P. del Tribunale di Catania, nei confronti di 18 indagati chiamati a rispondere, a vario titolo, dei delitti di detenzione e porto di armi comuni da sparo, estorsione aggravata dal metodo mafioso, usura, trasferimento fraudolento di valori, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante dell’essere l’associazione armata, nonché di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica etnea ed eseguite dalla locale Squadra Mobile – Sezione Reati contro il Patrimonio e la P.A. – Squadra Antiestorsioni della Polizia di Stato, hanno permesso di acquisire, allo stato degli atti e in relazione ad una fase processuale che non ha ancora consentito l’intervento delle Difese, elementi che dimostrerebbero come gli indagati, con differenti profili di responsabilità, avessero gestito, con metodo mafioso, estorsioni in danno di imprenditori locali nonché preso parte ad una associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante dell’essere l’associazione armata.
Il provvedimento restrittivo compendia gli esiti di investigazioni scaturite dalle risultanze d’indagine emerse in altro procedimento penale, in base alle quali IENI Dario Giuseppe Antonio – subentrato a IENI Giacomo Maurizio, storico affiliato alla cosca Pillera-Puntina, nella gestione degli “affari di famiglia” – stesse continuando a riscuotere un’estorsione periodica a noti imprenditori catanesi, operanti nel settore dei trasporti e della logistica.
Le attività, avviate per dare riscontro alle accennate risultanze, consentivano di appurare come, in occasione delle festività di Natale e di Pasqua, IENI Dario Giuseppe Antonio avrebbe inviato RUGGERI Giovanni a riscuotere una tassa estorsiva semestrale pari a 4.000 euro.
L’azione investigativa promossa nei confronti degli indagati consentiva di far emergere altre attività imprenditoriali estorte, con analogo metodo, dalle quali gli stretti congiunti di IENI Giacomo Maurizio avrebbero ricevuto entrate fisse: alcune nella forma tradizionale, ossia con il pagamento periodico di denaro per ottenere la famigerata protezione; altre ottenute tramite imposizione di tassi di sconto fuori mercato, in qualunque stagione dell’anno, su capi di abbigliamento di marca, il tutto ai danni di titolari di noti e rinomati negozi catanesi.
In tale cornice, si indagava a fondo su tutti gli altri affari illeciti della famiglia IENI, ed in particolare, su quello del traffico delle sostanze stupefacenti, della cui gestione se ne sarebbe occupato un figlio
Su tale versante, si aveva modo di verificare come il business messo in piedi sarebbe stato strutturato – non tanto sulla gestione diretta di una piazza di spaccio – bensì sul loro materiale approvvigionamento, mediante un lucroso network che avrebbe previsto l’acquisto all’ingrosso della droga, dalla Calabria per la cocaina e dalla Spagna per la marijuana, e la successiva vendita al dettaglio ai responsabili delle piazze catanesi e non solo.
Tale politica criminale, che sarebbe stata basata di fatto su un’organizzazione semplice, imperniata su una sola persona che avrebbe gestito i rapporti con i trafficanti per l’acquisto della sostanza stupefacente e sui sodali che si occupavano della logistica – avrebbe avuto il vantaggio di non entrare in conflitto con gruppi delinquenziali concorrenti per il controllo ed il predominio delle piazze di spaccio, ma, al contrario, di avere con questi rapporti di affari.
In proposito, dallo sviluppo delle attività di indagini preliminari si ipotizzavano cointeressenze economiche con esponenti dei Cappello-Bonaccorsi e del gruppo Nizza, facente parte della famiglia di cosa nostra denominata Santapaola- Ercolano, per questo destinatari della misura cautelare.
Infine, le investigazioni avrebbero consentito di appurare come in capo al defunto IENI Giacomo Maurizio fosse da ricondurre la “contitolarità” di un esercizio commerciale di ristorazione e somministrazione di bevande, attesa la decisiva ingerenza, sua e dei familiari, nella gestione di fatto dell’anzidetta attività economica.
Il Giudice per le indagini preliminari, su richiesta dei Pubblici Ministeri titolari del relativo fascicolo d’indagine, ha quindi disposto, per 14 indagati, l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere e per i 4 restanti, quella degli arresti domiciliari.
La fase esecutiva sviluppatasi nel corso della mattinata dell’1 dicembre, con traduzione presso la locale Casa Circondariale, ha coinvolto, oltre che gli operatori della Squadra Mobile etnea, quelli dell’omologo organo investigativo di Messina, equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine della Sicilia Orientale, qui inviati a supporto dalla Direzione Centrale Anticrimine, nonché personale di altre articolazioni della locale Questura ed unità specializzate di Polizia Scientifica.
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