La Polizia di Stato di Siracusa, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, ha eseguito 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di soggetti accusati, a vario titolo, dei reati di associazione finalizzata al traffico di droga, tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, porto e detenzione illegale di armi ed estorsione aggravata dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il clan Trigila. Le indagini sono state condotte dai poliziotti della Squadra Mobile con la collaborazione delle Questure di Milano, Novara e Messina. Sono attualmente in corso le ricerche di altre due persone, di cui una cittadina straniera, destinatarie della misura cautelare. Secondo quanto ricostruito dai poliziotti, è emerso che l’esponente del vertice del clan mafioso dei Trigila, costantemente affiancato dalla moglie e dall’uomo di sua più stretta fiducia, avrebbe promosso, diretto e organizzato un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, grazie alla quale sarebbe stato in grado di far giungere nella provincia aretusea ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti da immettere sul mercato locale. Una “Vecchia maniera”, che si basava sui pregressi legami instaurati nel corso della lunga carriera criminale con i trafficanti di stupefacenti e sull’intimidazione mafiosa, perpetrata a colpi di arma da fuoco e incendio dei mezzi d’opera ai danni delle ditte che non si piegavano alle richieste estorsive.
L’indagine ha documentato, inoltre, l’esistenza e l’operatività di una seconda associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, composta da cittadini marocchini con base operativa nella città di Milano e ramificazioni su Messina e Novara. Il predetto sodalizio, grazie ad una vasta e articolata rete di contatti tra l’Italia e il Marocco, era in grado di far giungere sul territorio nazionale rilevanti quantitativi di droga, che venivano ceduti a vari acquirenti presenti sul territorio nazionale, tra cui il predetto gruppo criminale. Due degli arrestati risultano, inoltre, gravemente indiziati del tentativo di estorsione, aggravato dall’utilizzo del metodo mafioso, posto in essere nei confronti dell’impresa impegnata nella realizzazione dello svincolo autostradale di Noto sull’autostrada Siracusa-Gela. Dalle indagini è emerso infatti che, nella notte tra il 19 e il 20 maggio 2017, un gruppo armato, composto da alcuni dei soggetti arrestati, si era recato nelle aree di cantiere del costruendo svincolo autostradale di Noto esplodendo numerosi colpi di arma da fuoco all’indirizzo dei mezzi d’opera della ditta impegnata nella realizzazione dei lavori. Oltre al tentativo di estorsione, i poliziotti hanno accertato anche un’estorsione aggravata dall’utilizzo del metodo mafioso nei confronti di una azienda agricola di Rosolini attiva nella coltivazione, raccolta e lavorazione di prodotti ortofrutticoli. In tale estorsione, un ruolo chiave sarebbe stato svolto proprio dalla moglie del boss, la quale non avrebbe esitato a “presentarsi” personalmente al titolare dell’azienda, facendo così valere la forza di intimidazione mafiosa e la valenza simbolica derivante dal rapporto di parentela per vincere l’iniziale resistenza della vittima.