La Polizia di Stato e in particolare gli uomini della Squadra Mobile di Vibo Valentia e del Commissariato di Serra San Bruno, con il supporto del Servizio Centrale Operativo di Roma e del Reparto Prevenzione Crimine di Vibo Valentia, nella decorsa nottata, hanno eseguito un decreto di fermo, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, nei confronti di 7 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di armi – provento di furto o comunque alterate per aumentarne la potenzialità offensiva (cd a canne mozze) – oltre che di ricettazione: reati tutti aggravati dal metodo mafioso.
Le indagini, dirette dai Sostituti Procuratori della DDA dott.sse Annamaria Frustaci e Filomena Aliberti coordinate dal Procuratore Aggiunto Giovanni Bombardieri e dal Procuratore Capo Nicola Gratteri, sono scaturite dal tentato omicidio dei fratelli NESCI Giovanni Alessandro e Manuel – quest´ultimo minore affetto da Sindrome di Down -, ed hanno fatto luce su uno spaccato della attuali dinamiche criminali dell´entroterra vibonese, piagato oramai da decenni dalla contrapposizione (nota alla cronaca come “faida dei boschi” e già costata diverse decine di morti) che vede impegnate nella contesa per il controllo del territorio le famiglie LOIELO ed EMANUELE-MAIOLO.
Le investigazioni hanno disvelato i complessi equilibri che portarono alla consumazione dell´agguato mafioso nel quale rimasero gravemente feriti -il 28 luglio 2017 – i due fratelli NESCI, dipingendo un quadro a tinte fosche fatto di trame ordite – senza soluzione di continuità – dagli INZILLO, contigui agli EMANUELE, per addivenire alla eliminazione della controparte, espressione invece della famiglia LOIELO.
Sullo sfondo del progetto criminale che ha accomunato i propositi degli indagati ha trovato, poi, sfogo l´operato delle “donne” della famiglia INZILLO: operato che si è contraddistinto per l´inusitata violenza delle affermazioni, per la determinazione evidenziata nei propositi omicidiari, per il costante incentivo all´azione assicurato in favore dei “maschi buoni” della famiglia (ossia gli uomini capaci di commettere le azioni delittuose) nonché per l´apporto che in prima persona le stesse hanno garantito nella custodia delle armi, non esitando a coinvolgere anche l´anziana madre(indotta dalle figlie ad occultare una pistola nella propria biancheria intima, al fine di fugare eventuali controlli ad opera delle forze dell´ordine).