Poliziamoderna di gennaio 2021 si apre con il tradizionale saluto del capo della Polizia, Franco Gabrielli che, nell’editoriale, in riferimento alle difficoltà di un anno contrassegnato dalla pandemia ha sottolineato: «La professionalità delle nostre donne e dei nostri uomini. La loro umanità, la consapevolezza di essere al servizio della popolazione. In tali frangenti un particolare riconoscimento va attribuito ai medici e ai paramedici della Polizia di Stato che hanno preservato e curato non solo i poliziotti ma, spesso andando ben oltre i loro compiti istituzionali, si sono prodigati nell’assistenza degli altri».
Il numero di gennaio offre un’ampia raccolta degli inserti professionali, elaborati da esperti su argomenti di grande attualità: “L’odio contro le persone disabili”, “La diffamazione nell’era digitale”,”l’Usura”, “Falsità personali e tutela dell’ordine pubblico”, “Mobilità smart”, “Diffusione di immagini di persone coinvolte in attività di polizia”.
A seguire la rubrica “Parliamo di Noi” è interamente dedicata alle numerose iniziative di solidarietà svolte dagli uomini e dalle donne in divisa che non si sono fermati per il Covid-19 in occasione delle festività natalizie.
Versione integrale del saluto del Capo della Polizia.
(di Franco Gabrielli)
Per lungo tempo abbiamo coltivato l’illusione di dover contrastare principalmente minacce “esterne”. Criminalità, terrorismo sono state negli ultimi decenni le parole più associate alla dicotomia “sicurezza/insicurezza”. Fino a quando, lo scorso febbraio, gli abitanti dei Comuni del basso lodigiano e di Vo Euganeo ci hanno bruscamente risvegliati, per farci scoprire più vulnerabili e fragili di quanto potessimo immaginare.
La malattia pandemica ci ha costretto a erigere barriere per proteggerci anche dai nostri cari. Abbiamo imparato ad astenerci dalle strette di mano, dagli abbracci, da ogni forma di affettività fisica. Siamo arrivati a dover piangere a distanza la morte dei nostri cari senza aver avuto la consolazione di accompagnarli nel trapasso, la più crudele delle frustrazioni umane.
Mentre scrivo queste parole sono oltre 72 mila i nostri concittadini deceduti a causa del Covid-19. Ma questa triste contabilità è ancora lontana dall’essere terminata.
Eppure mai come in questa tragedia collettiva in questo annus horribilis, mi sono sentito così orgoglioso di essere parte del sistema di sicurezza del nostro Paese, in cui la Polizia di Stato interpreta un ruolo centrale.
L’aggressività del virus è stata proporzionale alla resilienza delle nostre strutture e degli operatori sul territorio che non hanno mai declinato alla funzione di presidio di legalità, neanche nelle ore più buie. Non c’è stata questura, commissariato, ufficio di specialità, reparto, istituto di Istruzione o posto di Polizia che abbia “chiuso i battenti”. Ma siamo stati, innanzitutto e prima di tutto, compagni di strada dei nostri connazionali in questo periodo di incertezza. Lo siamo stati applicando con umanità ed equilibrio regole e norme che purtroppo la eccezionalità dell’evento ha reso spesso complesse e convulse nel loro incedere.
E in questa difficile opera di mediazione – tra una applicazione rigorosa della legge e la doverosa comprensione delle fragilità delle nostre comunità – la differenza l’ha fatta la professionalità delle nostre donne e dei nostri uomini. La loro umanità, la consapevolezza di essere al servizio della popolazione. Ho visto operatori di polizia gettare il cuore oltre l’ostacolo per risolvere grandi e piccole problematiche dei nostri concittadini. In tali frangenti un particolare riconoscimento va attribuito ai medici e ai paramedici della Polizia di Stato che hanno preservato e curato non solo i poliziotti ma, spesso andando ben oltre i loro compiti istituzionali, si sono prodigati nell’assistenza degli altri. Ed anche in questo frangente, purtroppo, abbiamo dovuto pagare il nostro tributo in termini di vite umane. Ai colleghi deceduti per questa terribile malattia vanno il nostro pensiero e le nostre preghiere.
La campagna di vaccinazione appena avviata lascia intravedere una luce in fondo al tunnel. Resta difficile ipotizzare un ritorno alla vita pre-pandemia, perlomeno in tempi brevi. Nessuno può coltivare l’illusione di mettere la parola fine a questa malattia tremenda, ma la prospettiva di un graduale allentamento delle misure anticovid rende il presente meno gravoso.
Ora si apre però una nuova pagina, non meno complicata. Bisognerà a breve confrontarsi con le macerie che la pandemia ci consegnerà in eredità. Sulla tenuta sociale del nostro Paese si giocherà gran parte della partita per il futuro dei nostri figli. Ed allora la Polizia di Stato sarà chiamata ad interpretare un ruolo ancor più delicato. Quale forza di polizia che esprime l’Autorità di pubblica sicurezza saremo chiamati a gestire un disagio sociale che si spera possa esprimersi ed essere convogliato nell’alveo della dialettica democratica.
Per quanto aspra e lunga potrà essere la fase che si avvicina, ho una certezza: la nostra “gente” saprà fare la propria parte e la farà con equilibrio, senso del dovere e spirito di servizio. Con questa consapevolezza auguro ai lettori di Poliziamoderna ed a noi tutti di ritrovare serenità nel nuovo anno.