Immigrati, Preziosa: torniamo a trattare con le tribù

Ieri nel documento finale del G 20, per quanto riguarda l’emergenza dell’immigrazione è stato ribadito il “diritto sovrano degli Stati di gestire e controllare i loro confini e stabilire politiche nell’interesse della sicurezza nazionale” e ove possibile mettere in campo “sforzi globali e azioni coordinate”.

Frasi buttate giù più per riempire un documento, piuttosto che dare perentorie indicazioni su cosa fare realmente per arginare l’emergenza.

Oggi leggendo i maggiori quotidiani è balzato agli occhi un articolo de “Il Giornale”, una intervista al Generale Pasquale Preziosa, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, che fa una analisi precisa e di sostanza sulla questione dei flussi migratori. Ne riporto i passaggi più salienti.

“L’Italia sta sbagliando politica e L’Europa ci lascia soli. E, allora, per bloccare l’invasione, bisogna usare gli stessi metodi che usarono i romani” Insomma la storia si ripete e dagli sbagli si può anche imparare.

L’Italia oggi è da sola. Non è che l’Europa non ci sia. L’Europa è compatta, ma è dall’altra parte. Anche la Germania, che aveva iniziato una politica dell’accoglienza simile alla nostra, ispirandosi ai valori fondamentali dell’Europa, ha dovuto cambiare strategia perché non era sostenibile. Quindi l’Italia, con il discorso dell’immigrazione, è rimasta isolata.

Occorre una politica attiva. Il problema si risolve con un atteggiamento diverso da quello attuale. Bisogna cambiare atteggiamento con i Paesi del Nord Africa e con l’Europa. Il disastro è iniziato a causa della Francia con la destabilizzazione della Libia che nel 2014 aveva già un Governo riconosciuto a livello internazionale ed eletto democraticamente. Il fatto che gli islamisti, che erano solo il 30%, si siano opposti e abbiano spinto Al-Thani ad andare verso Tobruk, non vuol dire che il Governo non era democraticamente eletto. Sicuramente la nascita del Governo di Tripoli, quello degli islamisti e successivamente, quello voluto dall’Onu, con il lavoro fatto da Kobler, è stato un disastro, perché oggi siamo di fronte a tre governi senza autorità e autorevolezza. Il Sostituto di Kobler, Ghassan Salamè, entrerà nelle sue piene funzioni a settembre, ma già adesso ha tentato l’approccio con i vari governi, con scarsi risultati. E’ da tener presente che il braccio destro di Kobler è colui che propugnò di fatto il colpo di Stato contro al Thani. Quindi l’Onu è un disastro. Cosa fare? I tre governi esistono e occorre trovare una soluzione. Pochi, ad esempio, stanno dialogando con le tribù al sud della Libia, ma il problema è più grosso perché bisogna stabilizzare i Paesi intorno. Prima ci pensava Gheddafi che finanziava Paesi quali il Sudan, Ciad e Mali, per far sì che gli eserciti avessero un regolare salario tutti i mesi. Terminati i flussi di denaro, quegli eserciti sono diventate milizie dedite al traffico di esseri umani o di altro”.

Un’analisi precisa che fa molto pensare e che potrebbe dare uno stimolo maggiore a quello che il Presidente del Consiglio e i Ministri dell’Interno e della Difesa stanno dicendo da tempo. L’Europa non può rimanere a guardare perché così facendo si gioca il futuro della cittadinanza dell’Unione. Importante è invece la dichiarazione finale del G 20 dove si dà ampia facoltà ai Paesi di attuare politiche nazionali nell’interesse primario della sicurezza dei propri confini. Così come ha fatto la Germania con la Turchia è bene che anche l’Italia si svegli e termini di attendere l’Europa. In gioco vi è la nostra Nazione in questa emergenza, in gioco vi è la qualità della vita dei nostri cittadini. L’Italia e gli italiani continueranno sempre a salvare vite umane in pericolo di vita e garantiranno una accoglienza sostenibile, purtuttavia è ora che si attuino soluzioni concrete. Al vertice di Tallin il Ministro Minniti ha “strappato”, poche certezze. Solo un aumento dei finanziamenti per il “fondo per l’Africa”, al fine di cercare di stabilizzare i Paesi del Nord Africa. Il Ministro Alfano, ha tenuto ad Agrigento il primo forum economico con la Libia. Allora visto che abbiamo le capacità e l’interesse di ritornare ad investire in Libia, perché non istituire un accordo bilaterale con la Libia e fare una cabina di regia a guida italiana che gestisca e coordini la stabilizzazione dell’intera area del Nord Africa? Magari iniziando proprio ampliando le relazioni con le tribù del sud della Libia come ha giustamente indicato il Generale Preziosa.

“E’ un nostro interesse nazionale”. Facciamolo e subito, è in ballo il futuro delle prossime generazioni.

Il Generale Preziosa è in ausiliaria per limiti d’età, peccato non utilizzare una sì tale risorsa, considerata la sua esperienza internazionale e soprattutto la capacità di analisi, trasparente e senza vincoli.

di Emanuela Ricci

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