Il generale Pasquale Preziosa, già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, ha dettagliato, in un editoriale sulla Gazzetta del Mezzogiorno, un’analisi completa ed esaustiva sul problema energetico italiano nel contesto europeo alla luce della “dead line“, indicata dal processo già avviato per il raggiungimento della neutralità climatica nel 2050.
L’Europa, scrive Preziosa, ha già tracciato i binari sui quali muoversi nel futuro con alcune indicazioni strategiche che potranno trasformare l’Unione in un’economia moderna verde e digitale.
Nel 2050 non dovranno esserci emissioni nette di gas a effetto serra e la crescita economica dovrà essere dissociata dall’uso delle risorse.
La nuova economia dovrà essere di tipo circolare e pulita con riduzione degli inquinamenti e i progetti di tipo sostenibili.
La neutralità climatica nel 2050 dovrà essere raggiunta con investimenti in tecnologie rispettose dell’ambiente, con forme di trasporto più pulite e sane, con la de carbonizzazione del settore energetico, agricoltura sostenibile e con una maggiore efficienza energetica degli edifici.
Alla base della strategia europea e quindi italiana vi è il grande problema del cambiamento climatico le cui conseguenze potrebbero essere disastrose per l’umanità, al riguardo l’Eurotower ha dato vita ad una Divisione dedicata proprio al cambiamento climatico.
Nei prossimi trent’anni però la trasformazione della società europea e italiana dovrà contare non solo sulla cooperazione internazionale ma anche con la competitività tra le nazioni.
Tra i fattori della competitività vi è il costo dell’energia che se fuori mercato (alto) scoraggia alcuni nuovi e importanti investimenti di pregio legati alla produzione di: fibra di carbonio (50KWh per chilo) che è il materiale necessario a costruire i mezzi di trasporto meno energivori, Idrogeno che è il carburante del futuro (40KWh per chilo), acciaio green (p.es.) notoriamente energivori.
Il problema della produzione e costo dell’energia riguarda il periodo transitorio fino al consolidamento dei nuovi processi tecnologici per il nucleare pulito presso Caradache in Francia, anch’esso previsto per il 2050 o per la futura economia dell’idrogeno.
Peraltro, l’attuazione del Recovery fund per l’Italia ricadrà proprio nel periodo transitorio per l’energia dove il costo del KWh potrà fare la differenza per i piani industriali di investimento.
Purtroppo, già oggi, il costo dell’energia industriale in Italia è superiore al resto dell’Europa (Eurostat) e gli investimenti necessari per la de carbonizzazione degli attuali processi produttivi e l’ampliamento delle fonti di energia rinnovabili non lasciano prevedere alcuna riduzione del costo per l’energia industriale.
Non solo, in Italia anche lo sviluppo degli impianti di energie alternative trova ostacoli non solo normativi ma anche socio ambientali.
La presenza dell’eolico sul territorio, per esempio, ha aperto in molti comuni il dibattito energetico sociale ambientale con molti contenziosi aperti per via dell’inquinamento acustico prodotto dalle pale eoliche.
In aggiunta, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) segnala che il quadro normativo in molte regioni italiane è “piuttosto confuso e per niente tempestivo nel recepire le direttive europee” per poter emanare linee direttive chiare e univoche per gli investimenti di settore.
Allo stato attuale, molti Paesi europei e alcune Regioni italiane impiegano la termovalorizzazione di nuova generazione con emissioni di fumi molto al di sotto della regolamentazione nazionale con vantaggi importanti sull’impatto ambientale dei rifiuti e sul costo dell’energia, altre sono pregiudizialmente contrarie agli impianti di termovalorizzazione con nocumento dei processi di sviluppo legati al costo dell’energia.
A subire gli effetti negativi di questa incongruenza sarà lo sviluppo economico del territorio che non potrà assorbire i processi industriali energivori e di maggior valenza tecnologica e i livelli di occupazione della forza lavoro.
Il problema del costo dell’energia condizionerà fortemente il futuro del nostro Paese e dei nuovi investimenti legati al Recovery Fund.
Pertanto, sarà necessaria una nuova visione sia politica sia sociale del settore energetico che rispettosa della nuova traiettoria energetica indicata dall’Unione europea possa dare le linee direttive che consentano di sviluppare i progetti del Recovery Fund con una efficienza produttiva più elevata riducendo i livelli di rischio ambientali attuali.
Dovrà essere individuata una nuova strategia integrata Regionale e Nazionale per la produzione di energia elettrica che metta insieme le normative europee per la Green Economy con le fonti di energia alternative e non alternative di nuova generazione e rendere competitivi gli investimenti sul territorio minimizzando i costi di produzione e di vendita del KWh.
La strategia potrà essere completata con i processi educativi nel sociale che possano elevare sia la consapevolezza generale sulla necessità dell’energia elettrica per la vita della società e il suo sviluppo futuro, sia la conoscenza dell’assenza di processi di produzione di energia non inquinanti in assoluto.
Il futuro è una sfida da vincere sia per la parte climatica sia per gli aspetti economici della Nazione. La sfida non è di tipo ideologico ma di tipo competitivo tra le nazioni che si basa sull’alta intensità di conoscenza dei problemi e delle tecnologie.