(di Andrea Pinto) Il generale Pasquale Preziosa, già capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare fino a marzo 2016 è stato intervistato da Difesa Online, dove ha analizzato in tutti i contesti, i vari programmi industriali che hanno interessato l’Aeronautica Militare italiana. Più che un’intervista si tratta di un documento “unico” da leggere e far leggere a chi, oggi, decide il futuro della Difesa e della nostra Aeronautica.
Tanti gli approfondimenti trattati sui più recenti programmi militari, dal Tornado all’Eurofighter, dall’F-35 al Tempest. Il “Preziosa’s Paper”, così potremmo definire il documento, illustra in maniera magistrale un mondo, quello dell’industria della Difesa che non proprio tutti conoscono.
Il Preziosa’s Paper, per la particolarità degli argomenti trattati e per i suggerimenti forniti, dovrebbe essere portato all’attenzione del ministro degli Esteri e della Difesa. Un documento da conservare con cura e fatto leggere periodicamente agli addetti ai lavori.
Il generale Pasquale Preziosa, in congedo in ausiliaria, è docente universitario in “Geopolitica e sicurezza degli spazi” e ha scritto di recente il libro “La Difesa dell’Europa”, in collaborazione con il prof. Dario Velo.
I velivoli fino alla sesta generazione
Senza andare troppo indietro nel tempo, le generazioni dei velivoli si sono evolute con gli sviluppi della tecnologia.
Fino alla classe dell’Eurofighter, nato negli anni ‘80, i velivoli da combattimento sono stati interessati poco dalle nanotecnologie e dalla cyber power sviluppatesi successivamente.
Con la nascita dell’era digitale vi è stata una rivoluzione nel modo in cui operare: computer, network e nanotecnologie costituiscono gli strumenti per la nuova operatività sia nel mondo fisico sia in quello virtuale che accompagna la nuova era.
Con la caduta del muro di Berlino, cadde anche la minaccia fisica all’occidente e prese il via la globalizzazione con la nascita dell’industria finanziaria globale.
In termini strategici, la minaccia militare ha lasciato il passo alla competizione strategica tra le potenze del globo che oggi esprimono capacità militari di avanguardia per poter inficiare, quando e se necessario, le capacità possedute dall’avversario. Chi si ferma nella competizione, perde.
È il caso delle aree A2D, tipo Kaliningrad che hanno decretato la fine dell’efficacia operativa dei velivoli di quarta generazione.
È anche il caso delle capacità ipersoniche sviluppate da Cina e Russia che hanno reso insufficiente il sistema antimissile USA, cardine, fino a ieri, insieme alle capacità militari convenzionali, della stabilità internazionale tra le potenze mondiali.
Con la rivoluzione cibernetica, non è la velocità il parametro di riferimento ma la sua derivata prima.
Oggi la quinta generazione di velivoli, quella con caratteristiche stealth e apparati di bordo in grado di conferire superiorità informativa, tipo F35, stanno svolgendo egregiamente il ruolo ipotizzato, ma i competitori stanno guadagnando terreno (Cinesi J20 e Russi SU 57).
Gli USA hanno lanciato il sostituto dell’F-35 per la Next Generation Air Dominance; UK, Italia e Svezia hanno firmato per il nuovo velivolo Tempest; Francia e Germania hanno concordato per lo sviluppo del FCAS (Future Combat Air System) e in ambito NATO la Turchia ha in programma lo sviluppo del TF-X.
Cosa voglia dire sesta generazione rimane, per molti dei paesi citati, poco chiaro e non definibile nel dettaglio.
Alcuni dei paesi menzionati hanno limitate conoscenze tecnologiche per velivoli di quinta generazione e i mock up dei velivoli del futuro presentati, sembrano ricalcare silhouette già conosciute quali F35 e F22.
Solo gli USA hanno già delineato alcune esigenze per la sesta generazione.
In particolare, stanno sviluppando:
– la “digital engineering”, per accelerare i processi costruzione e industrializzazione del nuovo velivolo; nel XXI secolo, ai ritmi attuali non sperimenteremo 100 anni di progresso ma 20.000 (Ray Kurzweil),
– l’intelligenza artificiale avanzata, che possa fornire direttamente il “targeting” in termini di secondi,
– nuove armi di precisione cinetiche e non cinetiche,
– una espansione del network per le piattaforme di combattimento, in grado di scambiare dati in tempo reale per raggiungere la “dominance” informativa e di intervento,
– nuove nanotecnologie applicate ai materiali per ridurre la “signature” radar e IR,
– nuovi motori con l’applicazione del “third air stream” per una maggiore efficienza complessiva.
Le nuove piattaforme faranno parte di un sistema informativo complesso formato da tanti punti nodali in grado di acquisire e scambiare continuamente dati ed eseguire decisioni; tutto ciò è stato elaborato nell’ambito del piano “Air Superiority 2030 flight plan”, per il prossimo “Combat Air Power”.
Essere nodi di una rete conferirà complessità e resilienza all’apparato militare nel suo complesso.
Il nuovo bombardiere B-21 in uscita dalla Northrop Grumman nel 2020-2021 avrà mature capacità tecnologiche di quinta generazione ed alcune capacità iniziali per la sesta.
La “Dominance” nel campo informativo e la “Dominance” nelle capacità di intervento “multidomain”, caratterizzeranno la competizione strategica del futuro.
Anche la Cina, oramai, è sulla stessa lunghezza d’onda degli USA e ha affermato che, nel 2030, raggiungerà la “Dominance” nel campo dell’Intelligenza Artificiale.
Intelligenza Artificiale
Tutti puntano sull’Intelligenza Artificiale, perché avrà un potere dirompente in almeno due campi in ambito militare: l’automazione dei compiti, la predizione dei comportamenti, esso influenzerà il ciclo OODA – Observation, Orientation, Decision, Action e sarà indispensabile per la difesa contro armamenti ipersonici.
Accordo con UK per il Tempest
Gli accordi odierni, sono il frutto della politica del paese e degli accordi industriali preesistenti.
La Francia e la Germania hanno dato l’annuncio del nuovo velivolo FCAS e l’Italia ha preso buona nota delle intenzioni franco-tedesche.
In assenza di vere aperture alla partecipazione politica e industriale al progetto, l’Italia, che condivide una parte dell’Industria per la Difesa con UK, ha operato per la soluzione più ovvia e disponibile.
Sin dall’inizio però, l’industria italiana ha sostenuto la necessità di non dividere la base industriale militare europea sul nuovo caccia del futuro, memore del passato che in Europa ha visto la nascita e la competizione, di ben tre velivoli caccia: Eurofighter, Grippen e Rafale per un bacino di utenza contenuto che non ha generato economie di scala.
Anche il capo della European Defense Agency (EDA) Jorge Domecq ha già previsto un certo livello di convergenza tra i due programmi per problemi di sostenibilità tecnologica e finanziaria abbandonando il terreno della competizione.
L’accordo con gli inglesi da parte dell’Italia è stato necessario per la partenza della nuova impresa.
Sarà opportuno, comunque, nel futuro far convergere i programmi su più livelli, per garantire non solo lo sviluppo dell’impresa, ma anche la Sostenibilità Logistica nel tempo con reti di “supply chain” comuni.
Senza i necessari livelli di interoperabilità addestrativi, operativi e logistici i nuovi sistemi d’arma avranno una bassa efficienza operativa.
Le nuove piattaforme serviranno per esigenze NATO o di Coalizioni multinazionali che dovranno condividere gli stessi standard per poter operare insieme come una “squadra”.
F-35 e Tempest
La frequenza dei combattimenti aerei dopo la guerra di Corea e Vietnam, si è molto ridotta e si ritiene che in futuro si ridurrà ancora di più.
Nella superiorità informativa e decisionale, che caratterizzerà il “modus operandi2 del futuro, è contenuta anche la superiorità aerea.
Per i velivoli a bassa “Signature” radar e IR, che utilizzeranno nanotecnologie per la ridistribuzione del calore per uniformare la temperatura della superficie del velivolo, il non essere osservati e avere la possibilità di osservare è la principale chiave di lettura della nuova superiorità aerea.
Sui velivoli di quinta generazione il sistema elettro ottico per il “Targeting System” e il “Distribute Aperture System” ha già la capacità di effettuare la scoperta avanzata (early) dei velivoli avversari. Il citato sistema è in grado di prevenire qualsiasi possibilità di avvicinamento a distanze ritenute pericolose, di aerei non amici. Tale capacità sarà ulteriormente potenziata nel futuro.
Sostenibilità finanziaria del programma Tempest
Il momento delle previsioni coincide con quello dell’errore. Il futuro è incerto per definizione e la realtà appartiene alla complessità, alla quale siamo poco preparati anche a livello universitario.
Purtuttavia, la lettura geopolitica del nostro Paese e della nostra storia ci potrà aiutare ad individuare qualche trend sull’argomento.
Tutti i velivoli di fattura europea degli ultimi 50 anni, quali Tornado (trinazionale) e Eurofighter (quadrinazionale), sono stati costruiti e, nel tempo, aggiornati con moneta pesante.
Per l’Italia, ambedue i velivoli sono stati finanziati dal Parlamento italiano con Leggi “ad hoc” come in altri paesi.
Il velivolo Tempest, se dovesse rimanere trinazionale, seguirà le sorti del predecessore Tornado, con qualche variazione parametrica negativa, così pure il velivolo FCAS.
Prendendo quale parametro di confronto la sommatoria dei PIL nazionali dei paesi partecipanti alle imprese TEMPEST, FCAS, TORNADO e EUROFIGHTER si possono rilevare i seguenti elementi:
– il Tornado poteva contare su tre paesi la cui sommatoria PIL era pari a 8,2 trilioni di $ (valori 2017),
– l’Eurofighter poteva contare su una sommatoria di 10,5 trilioni di $,
– il velivolo FCAS potrà contare su una potenzialità di 7,5 trilioni,
– il velivolo Tempest invece su una potenzialità di 5 trilioni.
La potenzialità finanziaria dei due nuovi velivoli caccia europei partono sia con un handicap negativo finanziario sia con problemi di economia di scala dovuto al limitato bacino di utenza.
Qualora i due progetti Tempest e FCAS dovessero confluire in un unico velivolo, la sostenibilità finanziaria potrebbe essere parametrata a valori superiori pari a 12,2 trilioni di dollari, dato equivalente al PIL cinese.
Per estrapolazione, qualora tutti i paesi dell’Unione europea dovessero esprimere le stesse esigenze, il parametro si porterebbe a 18,5 trilioni di dollari, molto vicino al parametro USA pari a 19,4 trilioni di dollari.
L’Italia farà la sua parte sia sotto il profilo finanziario sia tecnico industriale nel nuovo programma e sosterrà continuamente la convergenza dei programmi sia per una maggiore qualità del prodotto finale, sia per una migliore efficienza della spesa.
Competizione e concorrenza in Europa rispetto agli Usa
Negli USA sia la concorrenza sia la competizione non sono state sempre perfette.
La riduzione della base industriale della difesa USA, fatta nei tempi passati, fu il frutto di studi per poter competere nel nuovo mercato internazionale globalizzato, che necessitava di livelli di economia di scala di molto superiori a quelli esprimibili dalla precedente base industriale.
Il mercato interno americano viene definito liberalista, con i pilastri del “Buy American Act” che limita gli ingressi di prodotti conflittuali con le produzioni indigene.
La “povera Europa” purtroppo non è completa nella sua espressione statuale, presenta solo un’eurozona che non comprende tutti i paesi dell’Unione, non ha una base industriale europea e ha un numero elevato di industrie nazionali, alcune delle quali sovrapponibili per tecnologia e prodotti a quelle degli altri paesi dell’Unione.
Quando si afferma che i PIL dell’Unione europea ammonta a 18,5 trilioni di dollari, è necessario anche precisare che l’Unione europea non produce PIL; il 18,5 è solo una sommatoria di tanti PIL nazionali autonomi e sovrani.
Con queste premesse: quello che sarà realizzato dalla Francia e dalla Germania, in termini di capacità militari, andrà a vantaggio dei singoli paesi partecipanti e non degli altri paesi europei.
La Faco di Cameri
Cameri è un pezzo della tecnologia industriale USA concessa all’Italia. La nostra industria ha avuto la possibilità di operare con competenza sulla tecnologia di quinta generazione. L’Italia è pronta per lo sviluppo delle nuove tecnologie per il prossimo velivolo caccia, grazie al “Know how” acquisito sull’Eurofighter e sul velivolo F-35.
Il sito industriale di Cameri continuerà ad operare sugli F-35 con vocazione europea sia per l’assemblaggio, sia per la manutenzione Heavy del velivolo fino al termine della vita operativa dell’F-35.
La parte dedicata all’assemblaggio ali, al termine del contratto per la produzione degli 800 cassoni alari, potrà essere, in linea di principio, disponibile per le ulteriori esigenze industriali, tra le quali potrebbe trovare spazio il nuovo velivolo europeo salvaguardando i livelli di sicurezza richiesti.
Credo che, al riguardo, la nostra industria stia già sviluppando i piani industriali, in funzione della partecipazioni ipotizzate.
Circa il taglio dei velivoli F-35, purtroppo, non vi sono, ancora oggi, spiegazioni razionali.
Il taglio ha provocato, di botto, una perdita di circa 5 MLD di dollari del previsto contratto, per la costruzione dei “cassoni alari” da parte di Leonardo, il cui numero è stato ridotto da 1200 a 800 (da 12 Mld potenziali a 8 mld) e Leonardo oggi mostra, nel merito, la migliore “learning Curve” nel contesto industriale F-35.
Peraltro, la proporzionalità tra numero di velivoli solo dichiarati da acquisire e l’accesso alle potenziali commesse, faceva parte del contratto di base fatto con gli USA sin dall’inizio dell’esigenza programmatica.
La politica, negli atti decisionali, non può prescindere dalle conseguenze negative che la decisione poi comporterà per il Paese, per l’occupazione e per le casse dell’industria nazionale.
Il teorema del triangolo delle risorse, spiegato alle università, purtroppo è poco conosciuto e le conseguenze si toccano poi con mano.
Accesso alle tecnologie con il Tempest maggiore rispetto all’F-35
Gli americani per norma non possono condividere tecnologie “edge” con altri paesi. La tecnologia stealth è da considerarsi tra le tecnologie non cedibili per gli USA.
Gli inglesi fanno parte della comunità intelligence “Five Eyes” e il livello di “Disclosure Policy” per loro, è superiore a quello degli altri paesi.
UK ha investito nella ricerca e sviluppo dell’F-35, 2 mld di dollari e ha avuto accesso al primo livello di partecipazione al programma.
L’Italia ha investito invece la metà dei fondi messi a disposizione degli inglesi e ha avuto accesso al secondo livello di partecipazione.
Purtuttavia, l’unica “assembly line” per i velivoli F35 al di fuori degli USA è stata assegnata all’Italia e non a UK, che peraltro aveva dichiarato l’acquisizione di un numero iniziale di velivoli superiore a quelli italiani, con l’aggiunta della costruzione dei cassoni alari e assemblaggio equipaggiamenti interni per più di un terzo della flotta mondiale di velivoli F-35.
Ricordare questi elementi ci aiuta a meglio valutare l’alta considerazione anche industriale che il nostro Paese ha nel circuito internazionale.
Per il nuovo programma Tempest, la negoziazione della suddivisione delle attività da sviluppare in base alle competenze industriali possedute e la percentuale di partecipazione finanziaria al programma da parte del singolo paese, determinerà il numero delle attività industriali da assegnare.
Quello che saremo in grado di seminare raccoglieremo.
Solo la costruzione di una EDIB – European Defense Industrial Base – potrà eliminare la concorrenza tra i singoli paesi europei favorendo la cooperazione.
La politica italiana
Ogni paese storicamente, soffre dei propri mali e noi non siamo da meno: la storia dei singoli paesi è zeppa di anomalie comportamentali.
Mi sembra che il quadro internazionale odierno stia presentando più di qualche anomalia comportamentale, con livelli elevati sia di conflittualità politica interna sia per quella estera. Non vorrei citarli uno ad uno per non commettere l’errore di non citarli tutti.
L’Italia ha fatto due scelte politiche importanti nella storia per la sua sicurezza e per la sua stabilità: la NATO e l’Unione europea.
Sotto il profilo della politica interna, dal 1861 in poi vi sono stati 131 governi in 158 anni di storia dell’Italia, invece dei prevedibili 31.
Questo dato è indicativo dell’alto fermento interno della politica partitica italiana che porta a due risultati: incapacità di dare senso compiuto alle riforme per adeguare il Paese alle nuove esigenze e ininfluenza in politica estera.
Purtuttavia, il Paese nella sua complessa storia ha sempre dato prova di saper prendere e portare a termine le grandi iniziative, certo: non senza sofferenza e tanta pazienza. L’Italia appartiene al G7 ed è, nonostante tutto, l’ottavo.