Il primo chip realizzato per la crittografia nell’Internet delle cose (IoT) è oramai realtà. Utilizza 400 volte in meno l’energia dei software usati attualmente, utilizza un decimo dello spazio nella memoria e lavora 500 volte più velocemente. I ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit) che hanno costruito il chip presenteranno questa settimana i loro risultati alla Conferenza Internazionale sui Circuiti allo Stato Solido. La maggior parte delle comunicazioni più sensibili sul web sono protette dalla cosiddetta crittografia a chiave pubblica, o asimmetrica, un tipo di crittografia eseguita dal software in cui il computer genera una coppia di chiavi pubblica e privata usata per cifrare e decifrare. La forza di questo sistema si basa sulla difficoltà di determinare la chiave privata corrispondente alla chiave pubblica. Tuttavia la crittografia a chiave pubblica non funziona nell’Internet delle cose, una rete che deve connettere molti sensori diversi, come quelli inseriti in veicoli, elettrodomestici o addirittura negli animali da allevamento. Questo tipo di sensori deve essere il più efficiente possibile nell’uso della batteria e non si può permettere l’energia e la memoria che usano i software. I ricercatori guidati da Utsav Banerjee sono riusciti a trasferire le funzionalità del software in un chip ad altissima efficienza energetica, più veloce e più economico, che rende le comunicazioni tra sensori molto più sicure.