(di Andrea Pinto) L’Amministratore delegato di Leonardo Alessandro Profumo, in un articolo di Tom Kingdom su Defense News, ha espresso il proprio parere sull’embargo tedesco contro l’Arabia Saudita, ha parlato della Brexit e delle ricadute sull’industria della difesa europea, anche alla luce dei due programmi per velivoli di sesta generazione, il Tempest inglese e il FACS franco – tedesco.
La Germania ha posto un temporaneo embargo sulle vendite all’Arabia Saudita per il suo coinvolgimento nel conflitto dello Yemen e in risposta alla morte del giornalista Jamal Khashoggi. Tale embargo, sostiene Profumo potrebbe danneggiare il futuro dell’Europa nell’integrare la propria industria della difesa: “Prima di tutto, vediamo se l’embargo viene mantenuto. Ciò che mi preoccupa di più è che rischiamo di incrinare la creazione di un sistema di difesa europeo“.
Leonardo fa parte di un consorzio industriale composto da quattro paesi: Italia, Germania, Regno Unito e Spagna. Ha venduto 72 Eurofighters all’Arabia Saudita, con un ordine ancora “pending” di ulteriori 48 esemplari.
Profumo, al riguardo, ha affermato che nel caso di programmi europei come Eurofighter, un embargo ordinato da un solo partner non dovrebbe mettere in pericolo la vendita e la successiva esportazione. “La situazione ideale sarebbe quella di avere il paese dell’UE, primo appaltatore su un accordo di esportazione a rilasciare, anche, la licenza di esportazione, che è valida, quindi, per tutta l’UE“, ha precisato Profumo. “Negli Stati Uniti, per esempio, un prodotto fatto in California, Idaho, Texas o Michigan non ha bisogno di una licenza di esportazione da stato a stato. Dobbiamo muoverci in questa direzione, o sarà molto difficile avere veri programmi europei “.
“Il Regno Unito è il primo paese sull’esportazione dell’Eurofighter in Arabia Saudita. La vendita è stata approvata dal Parlamento britannico ed è inopportuno che altri singoli paesi partecipanti al programma ne blocchino la vendita “.
Il lavoro di Leonardo sul radar e sull’elettronica per l’Eurofighter ha contribuito alla performance dell’azienda nel 2018, con un aumento delle vendite del 5% e un profitto dell’83%. L’azienda prevede un ulteriore aumento dei ricavi fino al 5% quest’anno, raggiungendo 12,5-13 miliardi di euro.
Brexit
Leonardo sta seguendo molto da vicino la questione Brexit perchè nel Regno Unito il colosso italiano della Difesa ha circa 7.000 dipendenti. In futuro c’è da valutare anche la questione dell’Industria europea della difesa alla luce dell’importante apporto intellettuale inglese.La soluzione potrebbe essere il fondo UE per i programmi di difesa a cui Leonardo guarderebbe con maggiore attenzione dopo la Brexit.
“Speriamo che il Regno Unito rimanga integrato nel sistema di difesa europeo con accesso ai fondi europei di difesa“, ha affermato Profumo. “Se l’Europa ha speso complessivamente 225 miliardi di euro in difesa nel 2017, il Regno Unito ne ha spesi 45 miliardi di euro“.
“Sarebbe un grosso problema per l’Europa se il Regno Unito non facesse parte del sistema“, ha aggiunto Profumo. In riferimento al fatto che Leonardo lavora sullo sviluppo di prodotti elettronici ed elicotteri nel Regno Unito, Profumo ha detto: “Sarà importante sapere dove la proprietà intellettuale dovrà essere registrata per poter partecipare e vincere i finanziamenti dei fondi europei“.
Tempest e FACS
L’Europa oggi deve affrontare uno spinoso problema che potrebbe costituire, se risolto, l’inizio di una futura collaborazione, nel mondo della difesa, davvero comunitaria. Parliamo dei due futuri velivoli da caccia: il Tempest britannico e il FACS franco-tedesco.
Leonardo si è iscritto come partner sul Tempest, ma Profumo spera che i due programmi si possano unire.
“Spero che i due programmi si possano unire. Gli Stati Uniti non svilupperanno aerei, dopo l’F-35, e l’Europa, quindi, dovrebbe sviluppare un caccia di sesta sesta generazione“.
Anche se Leonardo è già al lavoro sul Tempest, non c’è l’impegno del governo italiano a sostenere il programma, mettendo a rischio il coinvolgimento italiano, ha precisato Profumo. “L’Italia non ha ancora deciso se aderire. Spero che decida abbastanza presto perché quando si parla di partecipazione allo sviluppo, prima decidi e più importante è il coinvolgimento e la condivisione dei lavori che ottieni. Una cosa è lavorare sulla ricetta, un’altra poter fornire gli ingredienti“.
Purtroppo in Italia si discute ancora di F-35 che, industrialmente parlando, è un programma già vecchio.
Crosetto e FACS
Il presidente dell’AIAD (Associazione Italiana Industria Difesa) Guido Crosetto è stato intervistato da Defense News a febbraio scorso sul progetto franco tedesco del caccia di quinta generazione, FACS – Future Air Combat System. Secondo Crosetto i piani di Francia e Germania per il programma del nuovo caccia sono un affronto all’Italia e indeboliranno l’Unione europea. Di recente anche la Spagna ha aderito al programma franco-tedesco.Una conseguenza di questa nuova cordata, sostiene Crosetto, sarebbe per l’italia di pensare ad un avvicinamento maggiore al Regno Unito, nonostate la sua prossima uscita dall’Ue.
Il nuovo slancio franco-tedesco fa capire che i due paesi cercheranno di lavorare insieme su programmi comuni per attingere maggiori finanziamenti messi a disposizione dal nuovo Fondo europeo di difesa; ciò, potrebbe isolare l’Italia, oltremodo.
Crosetto ha, quindi, detto che il governo italiano è ora obbligato a investire con più convinzione nell’industria della difesa italiana per renderla più competitiva e poter ambire ad avere maggiori finanziamenti dal Fondo europeo di difesa: “L’industria ha bisogno, ora, che il governo investa di più“.