Pronti i piani israeliani per attaccare il Libano mentre  Cina e Nord Corea aumentano il loro arsenale nucleare

di Emanuela Ricci

In una guerra totale, Hezbollah sarà distrutto e il Libano sarà duramente colpito“, ha scritto su X il ministro degli Esteri Israel Katz commentando il video degli Hezbollah con immagini di un drone sul nord di Israele e sul porto di Haifa.  Almeno 17 persone sono morte nella notte nel campo profughi di Nuseirat dopo una notte di pesanti bombardamenti israeliani nel centro di Gaza. Lo riferisce Al Jazeera che cita fonti dei media locali tra cui Radio Hamas. Le prime informazioni, scrive l’emittente panaraba, parlavano di 7 morti in un attacco contro un’abitazione a Nuseirat, ma in seguito è stata confermata l’uccisione di altre persone in un secondo attacco. “Non ci saranno altri negoziati se non quelli incentrati sulla roadmap  rilanciata dal presidente Joe Biden“. Lo ha detto, citato da Ynet, un  alto funzionario israeliano del gruppo negoziale. Nove persone arrestate a Gerusalemme durante una protesta nei confronti del governo israeliano.

L’esercito israeliano ha annunciato che i piani operativi per un attacco contro il Libano sono pronti. Sono stati “approvati e validati”, accelerando “la prontezza delle forze sul terreno”.

Nel frattempo l’inviato speciale di Joe Biden Amos Hochstein, dopo aver fatto tappa in Israele, è arrivato a Beirut per incontrare la leadership libanese ed esortare le parti ad evitare l’estensione del conflitto.

Un nuovo fronte in Medio Oriente complicherebbe di molto la situazione anche perchè, come tutti sanno, dietro Hezbollah vi è la longa manus dell’Iran. Il pase degli ayatollah è alle prese con una forte crisi economica e sociale per via delle stringenti sanzioni americane. A fine mese ci saranno le elezioni nazionali dopo la morte del presidente della repubblica islamica, Ebrahim Raisi in un incidente di elicottero. La lista dei candidati approvata, tranne una eccezione, l’ex sindaco di Tabriz, contiene nominativi clericali e politici appartenenti all’ala ultraconservatrice ed ostile a Israele e Stati Uniti. Aprire un nuovo fronte potrebbe distogliere ulterioremente l’attenzione internazionale sul programma di arricchimento dell’uranio di Teheran che avrebbe raggiunto e forse superato il 60% grazie all’aiuto dei russi. Gli ispettori dell’Aiea non hanno potuto verificare poichè ostacolati nella loro attività di monitoraggio.

Il riarmo mondiale

Rimanendo in tema di armamenti nucleari è evidente che c’è un riarmo non dichiarato ma silente dei paesi che si contrappongono all’Occidente. A rivelarlo è il rapporto dell’istituto di ricerca indipendente svedese SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute).

Il rapporto oltre ad affermare che il riarmo mondiale ha subito nell’ultimo anno un’impennata del 13%, evidenzia che il tasso di sviluppo dei missili nucleari della Cina sta crescendo molto rapidamente.

Secondo il rapporto, l’arsenale nucleare della Cina è passato da 410 testate nel gennaio 2023 a 500 nel gennaio 2024, e si prevede che continui a crescere. Si tratta di un aumento di circa il 20% in un solo anno.

Il rapporto menziona anche che il gigante asiatico potrebbe star cambiando le sue politiche riguardo alle armi nucleari, poiché ha probabilmente iniziato a dispiegare alcune testate su missili durante il tempo di pace.

Il documento del SIPRI avverte che entro la fine del decennio in corso, “la Cina potrebbe potenzialmente avere almeno tante testate intercontinentali (ICBM) quante la Russia o gli USA.”

Un’altra grande rivelazione del rapporto è che l’alleato stretto della Cina, la Corea del Nord, ha assemblato circa 50 testate nucleari. L’Annuario SIPRI menziona che il paese ha abbastanza ‘materiale fissile per raggiungere un totale di fino a 90 testate.’

Sta crescendo pertanto la preoccupazione che la Corea del Nord possa usare queste armi molto presto in un conflitto,” ha detto Matt Korda, Associate Researcher del Programma Armi di Distruzione di Massa del SIPRI e Senior Research Fellow per il Progetto di Informazione Nucleare presso la Federazione degli Scienziati Americani.

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