(di Massimiliano D’Elia) Ho notato, in questi giorni a ridosso della campagna elettorale delle elezioni politiche italiane, un’elevata produzione di “fake news” sui social media. Una recente statistica ha rilevato che gli italiani, mediamente, consultano news sui social media almeno 150 volte al giorno. In pratica ogni ora almeno 10 volte guardano lo smartphone per rispondere a messaggi, telefonare, oppure solo leggere gli aggiornamenti delle news.
L’allarme italiano ed europeo su possibili intromissioni di stati stranieri nel condizionare l’opinione pubblica, in fase di campagna elettorale, è alta. Le elezioni un Ucraina, Stati Uniti, Francia e Germania hanno messo sotto accusa i gestori dei social media globali, facebook e twitter in modo particolare. Una commissione del congresso americano ha dimostrato, con dati alla mano, che oltre 700000 account facebook diffondevano post e confondevano l’elettorato sulle elezioni presidenziali. La maggior parte di questi account erano collegati a società private russe. Mosca ha sempre smentito alcuna compromissione nella vicenda e i dirigenti di facebook e twitter hanno dimostrato qualche reticenza a rimuovere gli account incriminati. Tali account, difatti, avevano speso centinaia di migliaia di dollari per promuovere i post tramite il sistema che ti offre la piattaforma social. In pratica l’utente riesce a targettizzare il proprio pubblico secondo l’età, gli interessi, le zone geografiche etc.etc..
Un algoritmo che ti consente di “bombardare” di post chiunque tu voglia raggiungere.
In Italia, ho notato che sui social sta avvenendo quello che gli addetti ai lavori temevano. Informazioni fasulle e modificate su un candidato, su un partito e movimento, piuttosto che su un argomento di interesse pubblico. Vengono modificate fotografie, esempio emblematico il Senatore Grasso e Maria Elena Boschi al funerale di Totò Riina. Oppure Renzi che guida una fiammante autovettura sportiva in una costosa località turistica. Stanno nascendo ora dopo ora blog e pagine web che scrivono tutto e di più. Un pericolo per l’informazione perché è davvero difficile riconoscere la veridicità della fonte in una giungla di news. PRP Channel ha deciso di contribuire alla formazione in questo settore vitale per il Paese.
La piattaforma editoriale PRP Channel e la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Roma hanno attivato il “Laboratorio di Giornalismo”, per formare i più giovani nel riconoscere le fake news, ovvero le notizie false che spesso vanificano il lavoro di tanti professionisti del settore della comunicazione digitale. PRP Channel vuole essere anche formazione “live on the job” per dare ai più giovani la possibilità di formarsi già in un contesto simile a quello lavorativo.
Il progetto “Laboratorio di Giornalismo” fornirà ai partecipanti gli strumenti e le conoscenze per un approccio professionale alla comunicazione digitale.
L’iniziativa è nata grazie alla forte volontà della Scuola Superiore per Mediatori Linguistici (SSML) San Domenico di Roma di fornire ai propri studenti un’ulteriore conoscenza da aggiungere alle molteplici attività didattiche, proprie dell’Istituto.
Tra i temi che saranno insegnati agli allievi, suddivisi in 5 gruppi, l’utilizzo dei social media, come distinguere e selezionare le fonti, come strutturare un “post” e un comunicato stampa, il monitoraggio sulle notizie provenienti dai 5 continenti al fine di elaborare contenuti che verranno pubblicati da PRP Channel, piattaforma multilingue ormai letta in oltre 190 Paesi. Un’attenzione particolare sarà rivolta anche al modo di raccontare il sistema-Paese Italia al mondo. Il percorso consentirà agli studenti di acquisire crediti formativi e completerà i piani di studio della SSML – San Domenico.