Capi Tribù in Libia si incontrano, dopo accordi di Roma


Il membro del Consiglio di presidenza del governo di accordo nazionale libico, Abdel Salam Kajman, esponente dei Fratelli musulmani, ha incontrato ieri a Tripoli i capi tribu’ dei Tebu e degli Awlad Suleiman. Dopo gli scontri a fuoco registrati l’altro ieri notte a Sebha, i rappresentanti delle due tribù hanno discusso degli accordi sottoscritti tra i due clan a Roma il 28 marzo scorso, che prevedono un coordinamento del Consiglio di presidenza libico. Nel corso della riunione si è discusso su come applicare questi accordi creando delle commissioni dedicate e seguendo la vicenda della riapertura dell’aeroporto di Sebha. A inizio luglio il comando generale delle forze armate di Tripoli ha inviato rinforzi a Sebha in armi e mezzi blindati. Questi rifornimenti sono destinati ai militari che tengono sotto controllo la città del Fezzan per garantirne la sicurezza, secondo quanto si legge sul profilo Facebook del Comando generale delle forze armate libiche di Tripoli. A fine giugno il maggiore Ramadan Atiyallah al Barasi era stato nominato come capo della zona militare di Sebha istituita poco prima. Le tribù del sud della Libia hanno consegnato nelle scorso settimane l’aeroporto di Sebha alle forze di sicurezza della città fedeli al governo di accordo nazionale di Tripoli. Lo scalo è rimasto chiuso per due anni a causa dello scontro tra le tribù della zona. In una nota firmata dalle tribù dei tebu e degli Awlad Suleiman, si ribadisce che “l’aeroporto di Sebha è stato consegnato in esecuzione dell’accordo di riconciliazione firmato dalle due tribù nella capitale italiana, Roma, il 29 marzo scorso in un incontro sponsorizzato dal Consiglio di presidenza del governo di Accordo nazionale libico. Dopo tre giorni di intense trattative, i capi delle principali tribù della Libia meridionale, gli Awlad Suleiman (arabi) e i Tebu (etnico sahariano, ceppo etiope), alla presenza dei leader Tuareg edel vicepresidente libico Kajman, hanno firmato a marzo un insperato accordo di riconciliazione. Le stesse tribù hanno chiesto all’Italia (rappresentata dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, e dal segretario generale della Farnesina, Elisabetta Belloni) di farsi garante del patto. Dal 2011 il Sud della Libia è teatro di una lotta fratricida tra i Tubu e diverse tribù arabe per il controllo delle rotte transfrontaliere attraverso cui transitano merci e bestiame, ma anche migranti, sigarette, droghe ed armi; si tratta di una vastissima area desertica che confina con l’Algeria, il Niger ed il Ciad e che sfugge all’autorità di Tripoli anche se la maggior parte dei leader politici e militari locali hanno dichiarato fedeltà al governo di unione nazionale di Fayez al Sarraj. Il documento finale dell’incontro di Roma afferma di voler combattere una economia basata sui traffici illeciti che provoca centinaia di morti nel Mediterraneo, spinge migliaia di disperati alla ricerca di una vita migliore ed alimenta le spinte populiste in Europa e la minaccia jihadiste nel deserto. L’accordo inoltre sancisce l’impegno a mettere in opera al più presto delle opportunità di formazione professionale per i giovani libici allo scopo di “allontanarli dal loro unico mezzo di sussistenza, la criminalità.

Foto La Stampa

 

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