Francia-Libia: il diavolo fa le pentole ma non i coperchi

I sostenitori del precedente regime libico di Gheddafi, si sono rivisti tutti in Francia.

Lo scorso 13 Luglio, presso il Senato francese, nell’ambito dei normali contatti internazionali, è stato ricevuto il Sahel Centre for Expertise & Consultancy.

Il centro, retto dal mauritano Mohamed Abba Ould Sidi Jellany, ha riunito molte personalità già appartenute alla corte di Gheddafi.

Per l’occasione, sono stati trattati molti argomenti, tra i quali, quello più rilevante per gli ospitanti, era il futuro della Libia.

La conferenza, sponsorizzata da un senatore francese, ha visto la presenza anche dell’artefice dell’ organizzazione “Sudan Liberation Army” , il cui responsabile è Minni Arko Minawi prima in collegamento con Gheddafi e ora mantiene buoni rapporti con il Gen. Khalifa Haftar, anche per i problemi del Darfour.

In aggiunta, Oliver Stirm, già consigliere politico del già presidente Nicolas Sarkozy, nell’ambito della conferenza per la “Union for the Mediterranean” ha richiesto al figlio di Gheddafi, Saif El Islam Gaddafi, rilasciato di recente dalla custodia in carcere, di ritornare a fare politica.

Detta richiesta è stata supportata da Zohra Mansour, che era stato ministro per i diritti delle donne durante il periodo di Gheddafi.

Alla luce di questi fatti, le recenti esternazioni del figlio dell’ex leader libico Gheddafi che ha dichiarato, nei giorni scorsi, che gli italiani stanno ripetendo lo scenario della NATO, insieme con altri apprezzamenti poco lusinghieri, perdono di costrutto perché rispondono ad altre logiche nazionalistiche.

L’Italia condivide col mondo arabo almeno trecento anni di storia, e ha sempre operato con i presupposti politici del buon vicinato.

L’Italia è il paese europeo più vicino alla Libia, con Lampedusa che dista meno di trecento chilometri da Tripoli: è la porta del Nord Africa verso l’Europa.

Risulta condiviso da molti, che un qualsiasi problema al paese vicino può avere grandi riflessi sui paesi viciniori; il fuoco che divampa in un palazzo mette in pericolo i palazzi viciniori, ciò è pura geografia.

Per questo la stabilità della Libia è un interesse primario dell’Italia, che deve essere condiviso subito da tutti i paesi europei con le modalità più appropriate per ogni realtà statuale con uno spirito di solidarietà, senza comportamenti dissonanti.

IL concetto di sicurezza in Europa e per l’Europa è indivisibile senza se e senza ma, perché una sua non applicazione metterebbe in dubbio la validità di tutti i documenti sulla sicurezza sottoscritti dagli stati, indebolendo di fatto le organizzazioni di appartenenza.

di Roberta Preziosa

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