L’Europa e la strategia francese con Macron

Analisi del Generale Pasquale Preziosa e della Professoressa Anna Maria Pagnani

Il presidente Macron si è insediato lo scorso giugno e il suo primo obiettivo è stato quello di stabilire una forte politica estera della Francia.

Si è mosso da Est a Ovest del pianeta trattenendosi, poi, al centro dell’Europa, ha avuto colloqui con Trump, con Putin e poi con la Merkel prima delle elezioni politiche in Germania.

Ha fatto un lungo giro nei paesi Est europei compresa l’Austria, la repubblica Ceca, la Slovacchia ,la Romania e la Bulgaria, per discutere, per quanto è stato riportato, gli accordi per il lavoro delle maestranze dell’Est europeo nell’Ovest europeo.

Dopo le elezioni in Germania, Macron ha fatto parlato alla Sorbona sul futuro dell’Europa e della difesa Europea, ma indipendentemente dai risultati delle elezioni tedesche e da quelle della prossima primavera in Italia.

Accolto da una “dura contestazione degli studenti alla Sorbona (ansa.it)”, ha basato il suo discorso sull’idea della nuova Europa “sovrana, unita e democratica”.

Ha lanciato l’idea di una forza di intervento militare comune, di una polizia europea delle frontiere, di un “ampio programma di integrazione e protezione dei rifugiati: … accoglierli è il nostro dovere comune di europei …“.

Ha aggiunto l’idea della creazione di una “procura europea antiterrorismo” per poter agire insieme dalla prevenzione alla repressione, e ha insistito sul bilinguismo degli studenti entro il 2024.

Il discorso di Macron non ha risvegliato nessuna coscienza europea, vi sono state molte analisi di circostanza, senza alcuna emozione politica nè in Europa nè oltre oceano.

Anzi, oltre oceano, già dopo i primi viaggi in Est Europa, erano sorti dubbi sulle finalità ultime dei colloqui intrattenuti, “France is also playng a  more subtle (sottile) political game” (stratfor).

I paesi di Visengrad – quali Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia – hanno, quasi tutti, mostrato ritrosia ad eccezione della Slovacchia, ad accogliere i migranti richiedenti asilo.

I paesi Visengrad vogliono far sentire la loro voce appena il processo di riforma dell’Unione Europea inizierà, cioè dopo la stabilizzazione del nuovo governo tedesco.

Dopo il discorso di Macron alla Sorbona, il quadro geopolitico europeo appare ancora più confuso.

Tutte le idee annunciate alla Sorbona presupporrebbero la creazione di servizi di intelligence europei, di un Ministero della sicurezza comune, di un Ministero della difesa comune, di codici penali e di procedura penali comuni , tutti pilastri istituzionali che vanno ben oltre le cooperazioni rafforzate previste nel Trattato di Lisbona che sono ancora al livello embrionale di approfondimento tra i paesi europei.

Anche la Nuova Difesa Europea, annunciata dopo la Brexit, giace nel Limbo.

Le idee di Macron sono enunciati senza possibilità di realizzazione, sono appunto solo idee.

Einstein scrivendo a Paul Valéry affermò: “un’idea, cioè una idea nuova e buona, è veramente rara”.

La Francia continua anche oggi a condurre  “a more subtle political game” anche con l’Italia, dove per il transito dei  migranti a Ventimiglia sono sorti molti problemi politici e di polizia tra i due Paesi.

Non solo, con i cantieri navali STX la Francia ha annichilito il contratto italiano già firmato con il disco verde del presidente Hollande (Fincantieri aveva comprato il 66,7% da un’impresa coreana), al 50% più 1% molto condizionato e solo per i prossimi 12 anni. Ciò significava che possibili investimenti potrebbero essere più produttivi con un forte impatto sulla partecipazione di Leonardo,  ora mitigata dalla forte Thales, che l’anno scorso ha presentato, per la prima volta un bilancio in crescita e superiore a Leonardo.

I rapporti di fiducia tra i due paesi sono al minimo perché non è stato rispettato il “pacta sunt servanda”, cioè il principio fondamentale del diritto civile e del diritto internazionale ; tale principio è stato disatteso, siamo tornati al diritto del più forte in campo internazionale.

 

Non solo, in Libia, dove il consorzio a guida italiana Aeneas ha ricevuto dal Ministro dei trasporti Milad Matoog del governo Serraj il contratto per la ricostruzione dell’aeroporto di Tripoli. Ma la ditta francese ADPI (Aeroports de Paris Ingenierie , che nel 2007 vinse il contratto per gli aeroporti di Sebba e Bengasi), sta premendo per contrastare lo sviluppo del contratto affidato agli italiani, supportata dallo Stato francese.

L’avvicinamento, quindi, della Francia a Serraj, che nel passato aveva sempre supportato il Gen. Haftar, ha la sua ragion d’essere.

L’ambasciatore francese in Tunisia (O.P. d’Avor), si è prodigato per far ottenere i visti di ingresso in Libia e le lettere di accredito bancarie per le ditte e il personale francese perché si teme che gli italiani possano appropriarsi di posizioni  commerciali più vantaggiose: quella francese è una lotta a tutto campo, con lo Stato sempre a supporto del commercio estero.

Non è un quadro geopolitico positivo per l’Italia e per l’Europa che poggia la sua amalgama sui valori, sulla fiducia e sul rispetto reciproco.

La Francia presenta ancora una forte tendenza nazionalista nei fatti e sembra applicare la falsa percezione del Machiavelli racchiusa nella consunta frase “il fine giustifica i mezzi” senza mai chiedersi che  cosa giustifichi il fine.

Uno dei tanti effetti collaterali, probabilmente non voluti dalla rivoluzione francese, fu il concetto di nazionalismo. L’idea che le persone di origine relativamente comune, ascendenza e lingua condivisa dovessero avere un comune destino.

Dal nazionalismo  prese forma lo Stato-nazione, cioè quella entità politica che abbracciava tutto il popolo che condivideva simili valori etnici in un’unica entità di governo.

La combinazione del nazionalismo, del concetto di Stato-Nazione e della  inclinazione francese inarrestabile per la centralizzazione del potere già in atto produsse la Repubblica Francese.

Le energie del paese vennero canalizzate al centro piuttosto  che nelle regioni o nei Feudi dell’epoca.

La Francia completò un’opera già iniziata con la guerra dei cento anni contro l’Inghilterra: dopo quel periodo non vi sono stati altri movimenti che hanno introdotto nuovi paradigmi politici solidi in Europa.

Con queste analisi geopolitiche il comportamento francese nelle recenti vicende italiane non può sorprendere più di tanto.  Il nazionalismo è ancora dominante malgrado coloro che vedono la necessità di costruire un futuro europeo che possa meglio competere con le grandi sfide in atto nel mondo. Sono sfide che il singolo piccolo Stato europeo non è in grado di contrastare, né può competere con esse. Anche in Europa il concetto di “France first“ non è mai tramontato.

L’Europa è rimasta alla Brexit con assenza di idee buone e di qualcuno che abbia competenza e passione politica.

di Pasquale Preziosa e Maria Paola Pagnini

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