Usa: una lettera prova che tutti e 3 i fuggitivi di Alcatraz sopravvissero

“Se si infrangono le regole della società si va in prigione, se si infrangono le regole delle prigioni si viene ad Alcatraz”, questa la frase emblematica con cui il direttore del penitenziario più famoso d’America accoglieva i pericolosi fuorilegge che venivano mandati a scontare la loro pena detentiva nella “fortezza” di Alcatraz, un’isola situata, a circa 2 km dalla terraferma, nella baia di San Francisco e diventata famosa anche grazie al cinema.

Inaugurato l’11 agosto del 1934 come carcere federale di massima sicurezza, noto per l’estrema rigidità con cui venivano trattati i detenuti, tra verità storiche e misteri ancora irrisolti, il penitenziario ha ospitato 1576 prigionieri, da George Kelly Burns, uno dei banditi più famosi del proibizionismo, meglio noto come “Mitragliatrice” a Alvin Karpis, “Il raccapricciante Karpis”, fino all’italoamericano di Chicago, Al Capone.

L’11 giugno del 1962, tre detenuti, Frank Morris ed i fratelli John e Clarence Anglin, riescono nell’impresa che nessuno era riuscito a portare a termine: fuggono da Alcatraz, dove erano “ospiti” per il reato di rapina in banca. A questo episodio è ispirato il film Fuga da Alcatraz, con protagonista Clint Eastwood. Con un cucchiaio di cucina, riuscirono a scrostare il muro intorno alle condotte di aerazione, lasciarono manichini sulle brande, per guadagnare tempo e raggiunsero il tetto, da cui si calarono e servendosi di una zattera e giubbotti di salvataggio scapparono in mare, facendo perdere le loro tracce. Nonostante l’amministrazione penitenziaria sostenne che fossero morti in mare, i corpi non vennero mai ritrovati. Non si seppe più niente dei tre, fino al 2016, quando i media americani diffusero il contenuto di una lettera, scritta nel 2013 da John Anglin e recapitata alla stazione di Polizia di Richmond. Il testo della missiva era il seguente: “Mi chiamo John Anglin. Sono scappato da Alcatraz nel giugno del 1962 con mio fratello Clarence e Frank Morris. Ora ho 83 anni e sono in cattive condizioni di salute. Ho un cancro. Frank è morto nell’ottobre 2005, è stato sepolto sotto falso nome. Mio fratello è morto nel 2011. Se mi verrà promesso che non farò più di un anno di carcere, e che riceverò cure mediche, scriverò per far sapere esattamente dove sono. Non è uno scherzo”.

Nessuno prese sul serio il contenuto della lettera. Gli agenti dello U.S. Marshals, responsabili della gestione e della cattura degli evasi provò a rilevare le impronte digitali, ma senza arrivare a nessun risultato. Per questo motivo le indagini vennero chiuse dopo un breve periodo, ma già nel 2015 un documentario di History Channel mostrava una foto di John e Clarence Anglin in Brasile, 13 anni dopo la fuga.

Michael Dyke, titolare delle indagini sul caso, aveva riferito all’Associated Press di non sapere se qualcuno dei tre fuggitivi fosse ancora vivo. Ma aveva sostenuto di aver visto abbastanza prove da non escluderlo. Tra quelle prove i fiori ricevuti per anni dalla madre dei due fratelli Anglin, e la possibile presenza dei due ai funerali della donna nel 1973, vestiti con abiti femminili. Oggi Morris avrebbe 90 anni e John e Clarence ne avrebbero rispettivamente 86 e 87. Il mistero rimane.
Il carcere fu chiuso il 21 marzo 1963 per gli elevati costi della sua gestione: era infatti necessario il trasporto sull’isola di alimenti, acqua potabile e indumenti. I politici americani arrivarono a sostenere che sarebbe stato più economico mantenere i detenuti nell’albergo più lussuoso di New York piuttosto che sull’isola.
Alla fine del 1969 settantotto nativi americani guidati da Richard Oakes, occuparono il penitenziario ormai abbandonato. Furono raggiunti da altri nativi in rappresentanza di cinquanta tribù, si chiamarono Indians of All Tribes e manifestarono pacificamente il desiderio di trasformare l’isola in un centro studi nativi americani per l’ecologia. Sul muro del penitenziario, nella zona di arrivo dei traghetti provenienti da San Francisco, è ancora ben visibile una scritta di benvenuto dedicata ai nativi che si univano a loro: “Indians Welcome”. Un anno e mezzo dopo le forze federali sgombrarono gli indiani di peso.
GB
Foto: corriere

 

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