Morte Carabiniere, tanti tasselli non tornano. “Pusher informatore?” Inchiesta difficile e piena di sorprese

Tiziana Paolocci e Stefano Vladovich su il Giornale tracciano quello che alla fine sarà un intrigo difficile da risolvere.

Un supertestimone a SkyTg24 racconta: “I due americani erano ubriachi e impasticcati. Erano seduti qui i due americani, avevano rubato una borsa a Campo de Fiori. Poi arrivano i due carabinieri in borghese e loro fuggono. Uno era quello ucciso. Mi chiede delle telecamere e io gliela indico. Quella ha visto tutto”.  

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Poi ci sono le discordanze tra i due ragazzi. Elder avrebbe raccontato che Cerciello non si era qualificato, il suo complice Natale Hjorth dice il contrario. Intanto è emerso che i due ragazzi americano erano ubriachi e forse sotto psicofarmaci. 

Inchiesta difficile

In una chat tra carabinieri, oggi su tutti i social, spunta la foto di uno degli indagati, bendato mentre viene interrogato davanti a un pc. Immediatamente il comando generale dell’Arma prende le distanze e apre un’indagine interna. 

Nel primo interrogatorio Elder avrebbe raccontato che Cerciello non si era qualificato. Il suo connazionale e compagno di stanza, Natale Hjorth, dice il contrario. Le versioni dei due americani accusati di concorso in omicidio volontario e tentata estorsione, non coincidono. Poi emerge che nessun turista è stato rapinato, nessun cavallo di ritorno. Solo una vendetta, un ricatto, fra due clienti imbrogliati da un pusher. 

Sergio Brugiatelli vende cocaina agli americani in vacanza nella capitale. Loro gli mollano 100 euro. Peccato che al posto della polverina c’era solo aspirina. A questo punto i due americani rubano lo zainetto del pusher dove all’interno vi è  il cellulare con numeri e nomi compromettenti.

Lo spacciatore non chiama il 112 ma utilizza il telefono di una donna di passaggio in quella zona. Telefona direttamente al numero della stazione dei carabinieri della zona. Ciò vuol dire che conosce il numero a memoria. Potrebbe essere quindi un informatore dei carabinieri, ovvero un carabiniere sotto copertura. In quello zainetto e in quel cellulare la vera identità del pusher che non poteva essere “scoperta”.

Secondo la versione del parcheggiatore Tarek, Cerciello e il suo collega Andrea Varriale, in abiti civili, si presentano a piazza Mastai per recuperare il maltolto. Ma i due fuggono. Gli americani insistono: vogliono i loro soldi e un grammo di coca, quella buona. A quel punto organizzato l’incontro, Cerciello cerca di identificarli ed Elder lo ammazza con otto coltellate. 

Il mistero dei quattro maghrebini 

Due di loro erano stati indicati come gli assassini. Nel pomeriggio i maghrebini spariscono. Sono loro a vendersi gli americani? E spunta un ulteriore giallo, rivelato da AdnKronos: sempre nelle chat, infatti, girerebbe la foto di uno degli indagati, probabilmente Natale Hjorth, mentre viene interrogato in caserma davanti a un pc con una benda agli occhi. Della fotografia non si conoscono l’autenticità e la provenienza. Sarebbero comunque stati avviati accertamenti. L’Arma prende le distanze sulla diffusione delle foto degli indagati. E intanto esplode la rabbia dei militari, per le speculazioni e gli attacchi che si stanno scatenando “con un morto ancora da piangere”. 

Il punto è: perchè i due carabinieri non hanno utilizzato l’arma in dotazione?

Sono adeguatamente addestrati nelle tecniche di difesa personale?

Domande alle quali è difficile dare risposta. Sulla strada è rimasto ammazzato un giovane carabiniere, probabilmente vittima di un sistema da rivedere.

 

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