Putin, asso pigliatutto: dai soldati nordcoreani ai paesi del Brics

di Andrea Pinto

In questi ultimi giorni, la notizia dell’invio di soldati nordcoreani in Russia ha sollevato preoccupazioni sulla situazione militare di Mosca nella guerra in Ucraina. La cooperazione tra Corea del Nord e Russia, consolidatasi negli ultimi mesi, ha consentito a Mosca di ottenere rifornimenti di munizioni e personale per sostenere un conflitto che si sta rivelando sempre più lungo e costoso. In cambio, Pyongyang riceve risorse alimentari e supporto tecnico, rafforzando così il proprio settore bellico, in particolare nel settore spaziale e dei missili balistici. Per la Corea del Nord, questa alleanza offre l’opportunità di aggirare le sanzioni internazionali e di sviluppare nuove tecnologie, soprattutto per la sua industria militare, cruciali per il proprio programma di deterrenza.

Al summit BRICS a Kazan, il presidente russo Vladimir Putin ha cercato di consolidare un blocco alternativo, opponendosi all’isolamento economico e politico imposto dall’Occidente. L’evento ha visto la partecipazione di 36 Paesi e l’adesione di nuovi membri come Iran, Emirati Arabi e Brasile, rafforzando la visione di un “sud globale” più indipendente dalle potenze occidentali. Putin ha inoltre discusso con António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, chiedendo una soluzione diplomatica alle guerre in corso, incluso il conflitto israelo-palestinese, oltre che in Ucraina. Nonostante le difficoltà sul campo di battaglia, Putin ha cercato di rafforzare la propria immagine di leader mondiale, suggerendo che la Russia può resistere economicamente e politicamente alle pressioni internazionali grazie a una rete di alleanze con i Paesi BRICS e oltre.

Una delle proposte emerse dal summit è stata quella di creare un sistema di pagamenti internazionali alternativo al sistema SWIFT, dominato dagli Stati Uniti, una mossa che potrebbe ridurre l’impatto delle sanzioni economiche. Inoltre, Cina e Brasile hanno avanzato una proposta per un’Ucraina “neutrale”, ossia priva del sostegno NATO. Tuttavia, questa visione è stata respinta da Kiev, che teme di diventare vulnerabile e dipendente dalla Russia. Anche la posizione degli Stati Uniti è stata indirettamente toccata, dato che Putin ha espresso interesse per le idee di Donald Trump riguardo alla politica estera, una circostanza che ha destato preoccupazione a Kiev, temendo possibili cambiamenti negli equilibri semmai Trump fosse eletto presidente degli Stati Uniti.

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