Putin minaccia l’Europa per i missili americani in Germania

di Aniello Fasano

C’era un tempo in cui Olaf Scholz si batteva contro il rafforzamento della presenza militare degli Stati Uniti in Germania. Agli inizi degli anni ’80 il giovane Scholz nel Partito socialdemocratico (SPD) si opponeva all’installazione dei missili Pershing americani a Berlino. Erano gli anni della Guerra Fredda, quei giorni ormai sono finiti. Altre tensioni attraversano i Paesi e Scholz oggi accoglie la decisione presa dagli Stati Uniti di dislocare missili a lungo raggio sul Reno, a partire dal 2026. “Ciò contribuirà alla deterrenza e garantirà la pace” ha affermato il Cancelliere tedesco a Washington, durante le celebrazioni del 75° anniversario della NATO. La Casa Bianca ha annunciato che gli Stati Uniti schiereranno missili SM-6 a lunghissimo raggio, missili Tomahawk e missili ipersonici (in fase di sviluppo) sul territorio tedesco. Non tutti i tedeschi sono d’accordo. Sahra Wagenknecht, leader del partito della sinistra radicale tedesca, ha dichiarato che “ciò aumenterà il rischio che la Germania diventi un teatro di guerra”.

In Russia, le televisioni di Stato hanno reagito trasmettendo in prima serata le affermazioni del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: “la Russia ha le capacità sufficienti per rispondere ai missili a lungo raggio che gli Stati Uniti intendono dispiegare in Germania a partire dal 2026. Mosca tiene a sottolineare che nel caso saranno installati, i bersagli potenziali sarebbero proprio le capitali europee. “Il nostro Paese è nel mirino dei missili americani dislocati in Europa” ha detto ancora Peskov “tutto questo è già successo in passato. Abbiamo abbastanza potenziale per annientare questi missili, ma le capitali di questi Stati sono potenziali bersagli“.

L’ex capo del Cremlino Dmitri Medvedev, divenuto vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, analizzando il vertice della NATO a Washington, scrive suo blog che “la conclusione è solo una che l’Ucraina scompaia o, in caso contrario, che la NATO si disintegri.”

Mentre il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov ha avvertito che il Cremlino “svilupperà una risposta militare alla nuova minaccia con calma e compostezza”. La stampa russa, guidata dal noto quotidiano liberale Kommersant, ricorda che gli Stati Uniti non dispiegavano tali sistemi d’arma in Europa dagli anni ’80, dai tempi della Guerra Fredda. Sono armi in grado di raggiungere il territorio russo “si tratta di un nuovo anello nella catena dell’escalation”, ha aggiunto Sergei Ryabkov, denunciando “una tattica intimidatoria, alla base della politica della NATO e degli Stati Uniti nei confronti della Russia”. Mosca non è stata colta di sorpresa, afferma Ryabkov, la Russia da tempo ha iniziato a preparare le contromisure. Vladimir Putin, già il mese scorso, ha annunciato che il suo Paese riprenderà la produzione di missili con capacità nucleare a medio e corto raggio, per poi pensare a dove dispiegarli. Il capo del Cremlino non ha parlato personalmente dopo il vertice Nato, ma Dmitry Peskov, il suo portavoce, è stato chiaro: “Si tratta di una minaccia molto seria alla sicurezza nazionale che ci imporrà di adottare misure ponderate, coordinate ed efficaci per contenere la NATO”.

Il giornale Le Figaro riporta che per finanziare la guerra, Putin ha firmato diversi decreti volti ad aumentare le tasse per i redditi elevati e le imprese. Ogni rublo conta e Putin con la sua firma ha decretato l’aumento delle tasse per i possessori di alti capitali e per le imprese. Il Cremlino deve colmare il suo deficit di bilancio di 32 miliardi di dollari e sta cercando ogni tipo di finanziamento per portare a termine la sua “operazione speciale” in Ucraina.

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