La Russia sta cercando soluzioni di ingegneria finanziaria per aggirare le sanzioni imposte che legano inevitabilmente l’economia di Mosca. Ecco, quindi, il “criptorublo”: una moneta elettronica da utilizzare per effettuare scambi commerciali internazionali aggirando, appunto, le sanzioni. Lo riporta il Financial Times citando un intervento di Sergei Glazev, consigliere economico del presidente Vladimir Putin.
Il criptorublo, cioè una valuta nazionale che utilizzi la blockchain, ha detto l’economista, sarebbe “uno strumento che si attaglia molto bene alle attività sensibili effettuate per conto dello Stato. Potremmo saldare conti con le nostre controparti in tutto il mondo senza alcun riguardo per le sanzioni”. Glazev non ha svelato particolari sul piano che, come sottolinea anche il Financial Times, non sembra di immediata applicazione. Il consigliere di Putin ha solo affermato che la moneta virtuale potrebbe essere “lo stesso rublo”, scambiato su blockchain e la cui circolazione “sarebbe in qualche modo ristretta”. Cioè regolamentata, in modo da consentire al Cremlino di tracciare gli scambi. L’interesse di Putin per l’idea di criptorublo (reale o per fini elettorali vista la popolarità delle monete elettroniche in Russia) non è nuova. E viene approfondita di tanto in tanto anche con Vitalik Buterin: il creatore (russo) di Etherum ha incontrato più volte il presidente.
Cos’è la Blockchain?
Per alcuni è la Blockchain è la nuova generazione di Internet, o meglio ancora è la Nuova Internet. Per maggior precisione si ritiene che possa rappresentare una sorta di Internet delle Transazioni e per coloro che guardano oltre al concetto di transazione la Blockchain può rappresentare la Internet del Valore. Per altri è la rappresentazione digitale di quattro concetti molto chiari e forti: decentralizzazione, trasparenza, sicurezza e immutabilità. Per altri ancora, come accennato, è la chiara declinazione in digitale di un nuovo concetto di Trust. E per queste ragioni alcuni ritengono che la Blockchain possa assumere anche un valore quasi “politico”, come piattaforma che consente lo sviluppo e la concretizzazione di una nuova forma di democrazia, realmente decentralizzata e realmente in grado di garantire a tutti la possibilità di verificare, di “controllare”, di disporre di una totale trasparenza, di dare vita ad archivi immutabili e condivisi e per questo inalterabili, immodificabili e dunque immuni da corruzione.
Per un certo periodo la Blockchain è stata confusa, o meglio identificata con la Bitcoin, ovvero con una declinazione della Blockchain e in particolare con quella che sta alla base della digital currency o criptomoneta Bitcoin. Forse per quest’ultima ragione la Blockchain appare spesso associata a un concetto di monetica, di digital currency e di payment. In realtà la Blockchain può essere utilizzata anche come piattaforma di payment o come strumento per creare delle digital currency a partire dall’esempio appunto più conosciuto rappresentato dal Bitcoin, ma non è necessariamente limitata a questo campo di applicazione.
Come è evidente la Blockchain si presta a essere interpretata. Più che una tecnologia è un paradigma, un modo di interpretare il grande tema della decentralizzazione e della partecipazione. Per questo come naturale esistono diverse declinazioni, diverse interpretazioni e diverse definizioni della Blockchain. (fonte 365.com)