Ad un mese dalla scadenza dell’accordo sull’esportazione del grano ucraino, Vladimir Putin di fronte ai suoi alti ufficiali militari ha detto: “Stiamo considerando di ritirarci da questo accordo sul grano. Molte condizioni che dovevano essere applicate non sono state soddisfatte”. L’annuncio appena dopo aver apposto la sua firma sul decreto che ingloba il Mar d’Azov al territorio russo, in seguito all’annessione delle regioni ucraine di Zaporizhzhia, Kherson e Donetsk.
L’accordo sul grano garantisce un corridoio sicuro alle navi che trasporatano grano e cereali, tramite un Centro di controllo (Jcc) a Istanbul, composto da funzionari Onu, turchi, russi e ucraini. Dal Jcc, oltre alla gestione dei flussi delle navi cargo vengono controllate le stesse di ritorno in Ucraina per scongiurare che nelle stive vengano riposte armi e munizioni.
Putin non vuole rinnovare l’accordo sostenendo di essere stato ingannato a causa della mancata attuazione della seconda parte dell’accordo che prevede la facilitazione delle esportazioni di cibo e fertilizzanti grazie al ripristino dell’accesso al sistema di pagamento Swift per la Banca agricola russa Rosselkhozbank, alla ripresa delle forniture di macchine agricole, nonché alla rimessa in funzione del gasdotto Togliatti-Odessa per le consegne di ammoniaca, elemento essenziale per i fertilizzanti.
Putin, inoltre, accusa Kiev di utilizzare i tratti di mare utilizzati dai cargo del grano per attaccare la flotta russa con i droni. L’accordo prevedeva che il grano ucraino sarebbe dovuto andare prioritariamente in Africa e America Latina. A dire di Putin il grano non sarebbe andato ai Paesi poveri del mondo. Putin probabilmente vuole utilizzare la leva del grano come arma geopolitica per rallentare la controffensiva di Kiev che, sebbene molto lenta, comunque sta avanzando attraverso le aree prese dai russi.
Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha manifestato la sua personale preoccupazione per la posizione di Mosca sull’esportazione del grano e cereale ucraino.
Forte anche il risentimento della Casa Bianca: “Il mondo merita la certezza che questo corridoio per le esportazioni di grano e cibo poggi su una base sostenibile e raggiunga i mercati globali in modo che il mondo possa essere nutrito“.
Kiev accusa Mosca di mettere in scena un odioso ricatto, insistendo sull’oportunità che il gasdotto Togliatti-Odessa non venga rimesso in funzione. La richiesta di Kiev è motivata dal fatto che Mosca possa utilizzare il ripristino del gasdotto per chiedere tregue tecniche al fine di rinforzare le forze militari al fronte e contrastare la controffensiva ucraina.
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